Al termine di questa settimana in cui l’attenzione di gran parte della stampa europea si è concentrata sulla questione degli abusi sessuali compiuti da persone e in istituzioni della Chiesa cattolica, ci siano permesse tre osservazioni.
1. Anzitutto, la linea presa dalla conferenza episcopale tedesca si è confermata la strada giusta per far fronte al problema nei suoi diversi aspetti. Le dichiarazioni del presidente della conferenza, arcivescovo Zollitsch, dopo l’incontro con il Santo Padre, riprendono le linee stabilite nella recente assemblea della conferenza e ne ribadiscono i punti operativi essenziali: riconoscere la verità e aiutare le vittime, rafforzare la prevenzione e collaborare costruttivamente con le autorità – comprese quelle giudiziarie statali – per il bene comune della società. Monsignor Zollitsch ha anche ribadito senza incertezze l’opinione degli esperti secondo cui la questione del celibato non va in alcun modo confusa con quella della pedofilia. Il Santo Padre ha incoraggiato la linea dei vescovi tedeschi, che – pur con le specificità del contesto del loro paese – può ben essere considerata un modello molto utile e ispiratore per altre conferenze episcopali che si trovino a fronteggiare analoghi problemi.
2. Inoltre, l’importante e ampia intervista concessa dal promotore di giustizia della congregazione per la dottrina della fede, monsignor Charles Scicluna, spiega dettagliatamente il significato delle norme canoniche specifiche stabilite dalla Chiesa negli anni scorsi per giudicare i gravissimi delitti di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di ecclesiastici. Diventa assolutamente chiaro che tali norme non hanno inteso e non hanno favorito alcuna copertura di tali delitti, ma anzi hanno messo in atto un’intensa attività per affrontare, giudicare e punire adeguatamente questi delitti nel quadro dell’ordinamento ecclesiastico. È giusto ricordare che tutto ciò è stato impostato e avviato quando il cardinale Ratzinger era prefetto della congregazione. La sua linea è stata sempre quella del rigore e della coerenza nell’affrontare le situazioni anche più difficili.
3. Infine, l’arcidiocesi di Monaco ha risposto, con un comunicato ampio e dettagliato, agli interrogativi circa la vicenda di un sacerdote che si era trasferito da Essen a Monaco di Baviera nel tempo in cui il cardinale Ratzinger era arcivescovo della città, sacerdote che si era poi reso colpevole di abusi. Il comunicato mette in luce come l’arcivescovo era rimasto del tutto estraneo alle decisioni in seguito alle quali si erano potuti verificare gli abusi. È piuttosto evidente che negli ultimi giorni vi è chi ha cercato – con un certo accanimento, a Regensburg e a Monaco – elementi per coinvolgere personalmente il Santo Padre nelle questioni degli abusi. Per ogni osservatore obiettivo, è chiaro che questi sforzi sono falliti.
Nonostante la tempesta, la Chiesa vede bene il cammino da seguire, sotto la guida sicura e rigorosa del Santo Padre. Come abbiamo già avuto modo di osservare, speriamo che questo travaglio possa essere alla fine di aiuto alla società nel suo insieme per farsi carico sempre meglio della protezione e della formazione dell’infanzia e della gioventù.