LO SAPEVATE CHE…
L’industria farmaceutica Hoechst che, con la Roussel-Uclaf produce la pillola assassina RU486, è nata dopo la guerra allo smantellamento della società Ig-Farben, il gigante industriale tedesco che aveva prodotto, tra l’altro, il gas per i campi di sterminio nazisti? Come dire: gli spettri di morte del nazismo sono ancora oggi vivi e vegeti attraverso una semplice pillola definita anche “il Pesticida umano”.
Verso l'ultranazismo?
L'aborto è forse un moderno metodo di discriminazione?
La storia offre numerosi esempi di discriminazioni. Essa insegna anche che il rifiuto delle discriminazioni e dei privilegi che vi erano congiunti è stato un potente motore verso società più democratiche. Discriminare significa sempre invocare ragioni in forza delle quali certi esseri umani sono votati alla servitù e alla morte. Talvolta significa duplicare una debolezza oggettiva con una debolezza legale.
Il regime nazista ha discriminato gli ebrei, gli zingari, i «non uomini». A Norimberga questa condotta fu denominata «crimine contro l'umanità»; da allora la memoria degli uomini si è venuta scaricando di questi imbarazzanti ricordi.
Altri regimi hanno discriminato i contestatori o gli oppositori relegandoli, per esempio, nelle cliniche psichiatriche. Attualmente si discriminano non solo i bambini -e addirittura gli adulti affetti da malformazioni o da handicap grave, ma anche i poveri.
La liberalizzazione dell'aborto legalizza una discriminazione nuova, quella di cui possono essere impunemente vittime degli esseri umani che si trovano in un'estrema condizione di debolezza e di dipendenza. L'ideologia di cui si ispirano i fautori dell'aborto non è, nonostante tutto, diversa da quella nazista?
Vi sono nel medesimo, differenze di espressione e una profonda comunanza di ispirazione. Le giustificazioni esplicite sono presentate in imballaggi differenti, ma le pratiche cui in ultimo pervengono sono le stesse. Quando si tratta di eliminare qualcuno -ebreo, zingaro, handicappato, bambino non nato o non desiderato, adulto malato incurabile -i motivi addotti possono essere differenti, ma l'orrore è il medesimo. Che importa la diversità delle ideologie, se le pratiche sono le stesse? Non bisogna tuttavia concedere che, se le pratiche sono le stesse, le ideologie presentano forti differenze?
Le ideologie concepite per «legittimare» il nazismo e l'aborto non ricorrono alla stessa formulazione, ma hanno questo in comune: « legittimano » discriminazioni del tutto arbitrarie fra gli esseri umani. Di qui i punti comuni all'ideologia del genocidio e ai sostenitori dell'aborto: in entrambi i casi l'altro non e riconosciuto come un essere umano; in entrambi i casi la vittima è innocente; la grande differenza è che gli abortisti uccidono molto prima. A questo bisogna aggiungere che, secondo le statistiche dell'Organizzazione mondiale della sanità, le vittime dell'aborto sono incomparabilmente più numerose di quelle del genocidio perpetrato dai nazisti.
Che legame c'è tra gli ideologi della discriminazione e gli ingegneri biomedici?
a) Gli ideologi della discriminazione elaborano pseudomorali con le quali spiegano a ingegneri biomedici compiacenti che essi sono «giustificati» a eliminare gli esseri non rispondenti alle «norme» imposte dall'ideologia.
Questi ideologi precisano che gli ingegneri biomedici sono «motivati» a operare inesorabili selezioni «per il bene» di alcuni individui, della tale razza, della società o della specie -a secondo.
Così, dopo essersi adoperato con ogni mezzo per aver ragione di una segregazione fondata sulle «classi sociali», il nostro secolo si prodiga al presente per instaurare una nuova segregazione che poggia su «classi genetiche».
b) Gli ideologi della discriminazione conferiscono perciò una pseudolegittimazione a molteplici abusi di potere. Spregevole è l'abuso del potere economico, politico, giudiziario. Più spregevole ancora è l'abuso di potere dei medici. Ma il più spregevole di tutti è l'abuso di potere degli intellettuali, poiché ferisce l'uomo nella sua intelligenza, che più lo rende simile a Dio.
I tecnocrati del nuovo ordine mondiale sono abituati a queste raffinate forme di abuso di potere.
Non si ritrovano qui, invocati a giovamento della società, criteri analoghi a quelli invocati a vantaggio delle coppie?
Gli argomenti invocati dalle donne, o dai loro partners , in favore dell'aborto si fondano sull'interesse, sull'utilità, sul diritto al piacere senza rischio. L'efficacia deve essere totale quando si tratta di evitare quel «male» che è la procreazione, eventuale conseguenza di quel «bene» che è il piacere. I più forti possono perciò conciliare il diritto con le proprie convenienze e «legittimare» l'aborto.
a) Gli interessi della società umana sono definiti dai più forti, concretamente da coloro che hanno successo e/o si impongono. Quelli che non raggiungono il successo sono di ostacolo alla felicità di coloro che riescono a ottenerlo. Minacciano persino la loro sicurezza. Perciò, pensano i ricchi, la nostra sicurezza è il fondamento del nostro diritto e noi siamo giustificati a difenderci contro le minacce che vengono dai più poveri, i quali, per il loro grande numero, costituiscono per noi un pericolo. Occorre dunque ridurne la proliferazione con ogni mezzo, tanto più che non sono solvibili sul mercato mondiale.
b) È un cammino analogo a quello che i sviluppò a beneficio, se si può così dire, della società. Lo si intraprese fin dal 1926 nell’Unione Sovietica, dove l'aborto fu legalizzato affinché la popolazione potesse essere totalmente sottomessa alle esigenze della pianificazione imposta dallo Stato. L'URSS fu così il primo Paese a legalizzare l'aborto per ragioni di Stato.
c) In conclusione costatiamo che, contrariamente a quanto pensano i ricchi, sono essi a costituire una minaccia per i poveri.
Il rifiuto di ogni rischio precipita dunque inesorabilmente in una spirale di mera efficacia?
Intollerabile per i partners sessuali, il rischio è tale anche per la società. Ecco perché, muovendo dalla contraccezione, la logica dell'efficacia porta all'aborto e, poi, all'eugenismo, per sfociare infine nell'eutanasia.
Un'idea comune è sottesa a queste diverse pratiche: quando si afferma che una vita umana non risponde a talune «norme qualitative», e dunque non vale la pena che sia vissuta, a tale conclusione, essa può essere soppressa con i più efficaci mezzi di cui si dispone.
A proposito dell'aborto, si può parlare di «crimine imprescrittibile contro l'umanità»?
Dopo la seconda guerra mondiale, una volta conosciuta meglio l'ampiezza delle atrocità naziste, si è provveduto a denunciare i «crimini contro l'umanità». Insieme ai crimini di guerra e a quelli contro la pace, è stato soprattutto quello il capo d'accusa dibattuto al processo di Norimberga.
A quei crimini sono connessi gli omicidi, lo sterminio di massa, il genocidio, la tortura, l'arresto arbitrario, e altre violenze ancora. Dopo la Convenzione adottata il 26 novembre 1968 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, i crimini contro l'umanità sono considerati imprescrittibili . Sono appunto tali perché devono essere sempre condannati in nome di una legge iscritta nel cuore dell'uomo e anteriore a ogni legge positiva. Al contrario, è proprio questa legislazione positiva a essere sottomessa alla sanzione della legge iscritta nel cuore dell'uomo.
A Norimberga si sottolineò che i crimini nazisti contro l'umanità non potevano essere prescritti perché erano stati commessi in nome di leggi inique. E queste leggi erano inique perché non rispettavano i diritti inalienabili di ogni essere umano.
La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo , del 1948, definirà gli insegnamenti tratti dalla guerra e dal processo di Norimberga. Essa esplicita, dichiara , le ragioni ultime per le quali bisognava -e sempre bisogna -lottare
contro il nazismo, condannarne i crimini e prevenire il suo ritorno.
La liberalizzazione dell'aborto rimette perciò in discussione i princìpi stessi sui quali è stata fondata la condanna del nazismo.
È immaginabile che ci si dimentichi di trarre lezioni, peraltro evidenti, dall'esperienza nazista?
Gli uomini hanno la prodigiosa capacità di occultare il passato, compreso quello recente, anche se l'hanno sofferto nella propria carne. Si pratica la damnatio memoriae : la memoria viene condannata perché il passato è percepito come pericoloso, dal momento che la sua conoscenza permetterebbe di giudicare il presente.
In tal maniera difficilmente ci rendiamo conto che, con il pretesto di obbedire alle leggi del III Reich e a «ordini superiori», dei medici e altri carnefici hanno ucciso masse di innocenti. Di più, non ci rendiamo conto che ad averci salvato dal nazismo sono stati quei resistenti che hanno disobbedito alle leggi perché inique. Costatiamo anche che, per un macabro ricorso storico, taluni
sopravvissuti agli orrori nazisti grazie a questi resistenti si prodigano oggi per ripristinare leggi inique, del tutto simili a quelle cui i loro liberatori avevano rifiutato di prestare obbedienza, appunto per salvarli...
Ora, siccome questi fatti della storia contemporanea sono nascosti, si nasconde evidentemente anche che la storia si ripete o, se si preferisce, si prolunga. Infatti, è in nome di leggi non più imposte da un tiranno, ma votate dai parlamenti, che si continua a uccidere degli innocenti.
La fedeltà alla memoria delle vittime è sufficiente a vaccinarci contro una nuova barbarie?
a) Tra coloro che si prodigano per far approvare leggi inique, in nome delle quali vengono uccisi esseri indifesi, figurano persone che rimproverano -giustamente -ai carnefici nazisti di aver obbedito a leggi criminali. A Norimberga, dove ieri, gli accusati si trinceravano dietro la legge iniqua per tentare di giustificare i loro crimini; oggi si chiede al legislatore di dare a crimini analoghi la garanzia della legge.
b) Sarebbe aberrante che qualcuno si richiamasse al sacrificio degli innocenti di ieri per reputarsi autorizzato a introdurre oggi il principio di nuove discriminazioni legali tra gli esseri umani. Il sacrificio dei martiri dei totalitarismi passati è cosa sacra. Nessuno può trincerarsi dietro la memoria di quei morti per presumere di essere immunizzato contro le derive totalitarie attuali.
c) Si vorrebbe che qualcuno di quelli che hanno sofferto la barbarie nazista non rigettasse, né in teoria né in pratica, gli argomenti, sempre attuali, richiamati -a loro favore e contro i loro carnefici -da quanti hanno testimoniato che tutti gli uomini, al di là di ogni distinzione, posseggono la stessa dignità, il medesimo diritto alla vita e alla libertà.
Come spiegare questa incongruenza che spinge oggi a legalizzare pratiche ieri condannate perché illegittime?
L'incongruenza esaminata precedentemente è drammatica, poiché rivela che in alcuni ambienti non
è stata percepita la malizia profonda del nazismo. È la ragione per cui la porta è cosi aperta
all'ultranazismo. Termine con il quale intendiamo il nazismo al suo stadio supremo, divenuto
mondiale e iscritto nella prassi, nelle leggi, nelle istituzioni e persino nell'etica.
a) Non si è compreso che tale malizia non stava principalmente nel regime che connotava il nazismo, bensì nella sua natura profonda. Non si è visto che l'essenza del nazismo è la sua natura totalitaria, cioè la sua volontà di distruggere l'io, sia fisico sia psicologico. Il nazismo è ossessionato dalla volontà di infliggere la morte.
b) Nonostante i rumorosi dinieghi di coloro che ne sono gli animatori, le correnti che, dopo aver fatto legalizzare l'aborto, si adoperano per legalizzare l'eutanasia, si iscrivono oggettivamente in questa tradizione, consumandone tutta la perversione, andando cioè al di là del nazismo. Infliggere infatti la morte non è semplicemente un «diritto» che la società può esercitare su quelli la cui vita ritiene indegna da vivere; è anche un «dovere» di cui la società stessa deve garantire l'attuazione per coloro che desiderano «morire con dignità», a motivo del fatto che la loro vita non è degna di essere vissuta.
Alla considerazione del diritto della società di infliggere la morte agli esseri la cui vita è indegna di essere vissuta, propria del nazismo, si aggiunge dunque qui quella tipica del liberalismo, del diritto dell'individuo a «morire con dignità».
c) Ma in entrambi i casi addotti, e al di là dei travestimenti ideologici, l'atto di infliggere la morte è coperto dalla legge e la sua esecuzione è affidata a personale medico. In sintesi, la legge legittima l'omicidio a opera di medici.
d) Per la stessa ragione, quando uno Stato accorda ai genitori il «diritto» di uccidere i propri bambini, finisce ben presto per accordare ai bambini il «diritto» di uccidere i loro genitori.
Così, in entrambi i diversi casi, la «legge» è chiamata a «legittimare» la «medicalizzazione» dell'omicidio.
e) Questa alleanza totalitaria tra la menzogna e la violenza è stata implacabilmente denunciata da André Frossard: «Il bugiardo sa di mentire, il criminale nasconde o nega il suo crimine, e i sistemi politici più diabolicamente ingiuriosi per la specie umana si credono tenuti ad abbellire le loro ignominie con il decoro della giustizia e a scimmiottare il diritto ogni volta che lo violano» (1).
1. Cfr André Frossard, Défense du Pape , Paris, Ed. Fayard, 1993, p. 48.
Il ricordo del passato può essere disturbante per alcuni. Ma per coloro che oggi ricercano, preparano e distribuiscono farmaci abortivi, non è altrettanto sconvolgente costatare l'efficacia dei loro prodotti?
a) È ben noto che gli uomini sono facilmente inclini a parlare di «giustificazioni», in apparenza coerenti, che ispirano il loro comportamento, mentre esitano a guardare in faccia le motivazioni profonde che li animano. Questa tipica condotta è ben conosciuta dagli psicologi, che in proposito parlano di «razionalizzazione» di un comportamento. Più o meno volontariamente gli uomini possono nascondersi, o nascondere agli occhi degli altri, i veri motivi che animano i loro comportamenti.
b) È quanto talvolta avviene con alcuni propagandisti dell'aborto chimico. A seconda che le circostanze lo consentano, essi non insistono troppo sulle «virtù» meramente abortive dei loro prodotti. Ne esagerano invece l'efficacia -reale o supposta -nei casi di cancro al seno, di endometrite, di tumore cerebrale, di morbo d'Alzheimer, di depressione, e in altri ancora.
c) Come si può costatare, questa «razionalizzazione» richiama la damnatio memoriae , la condanna della memoria. Qui si nasconde un passato scomodo, la si occultano motivazioni attuali imbarazzanti. I due processi si intrecciano spesso, accrescendo così l'effetto del nascondimento.
Nonostante tutto, non è poco verosimile che coloro che hanno messo a punto e commercializzato metodi efficacissimi di aborto chimico siano assolutamente insensibili alle lezioni del passato?
Il fenomeno della damnatio memoriae, la condanna della memoria, è la nota peculiare di tutti i gruppi che hanno cattiva coscienza.
a) Si cancella il passato anzitutto perché se ne ha vergogna. Antiche potenze imperiali bloccano tuttora l'accesso agli archivi delle loro conquiste. Non poche colonie, diventate Stati indipendenti da molto tempo, hanno distrutto la quasi totalità dei documenti relativi alla schiavitù.
Ma si cancella il passato anche perché si ha paura che possa illuminare il presente, permettendo di giudicarlo. Questo timore è particolarmente frequente nelle società a forte connotazione totalitaria. Mao Ze-dong purgò la storia della cultura cinese, perché i cinesi della Cina comunista vi avrebbero trovato ampia materia per demistificare l'ideologia del Grande Timoniere. La conoscenza del passato e la sua rievocazione vengono rifiutate perché consentono di pervenire a una presa di coscienza allarmante. La riattivazione della memoria, tramite il richiamo alla storia, è dunque percepita come inopportuna, addirittura impertinente, perché essa può smascherare brutalmente le certezze menzognere della cattiva coscienza.
b) Nel caso che stiamo esaminando, questa riattivazione potrebbe, per esempio, indurci a chiedere se non va preparandosi un nuovo genocidio. Questo genocidio non avrebbe più come vittime quelle designate dal nazismo «storico»; il bersaglio sarebbe oggi soprattutto l'immensa moltitudine dei poveri. Osservatore tanto perspicace quanto interessato, il dottor Baulieu afferma che, «in accordo con l'Organizzazione mondiale della sanità, la ditta Hoechst ha deciso che ai Paesi del Terzo Mondo, che costituiscono i veri grandi mercati, la pillola [RU 486] sarà venduta a un prezzo molto basso o addirittura ceduta gratuitamente.
c) Nel caso dei laboratori Hoechst, che, con la Roussel-Uclaf produce la RU 486, il timore di questa ripresentazione del passato è stato finemente analizzato dallo stesso dottor Baulieu. In una intervista a L'Espresso egli notava: «Sono appunto i dirigenti della filiale americana della Hoechst ad aver influenzato l'opinione della casa madre tedesca. Hilger, il suo presidente, anche se è un cattolico bavarese, non è mai stato contro la pillola [RU 486]. Ma oggi ha paura. I suoi timori sono alimentati anche da certi vecchi fantasmi del passato. La Hoechst è nata dopo la guerra dallo smantellamento delta società Ig-Farben, il gigante industriale che aveva prodotto, tra l'altro, il gas per i campi di sterminio nazisti. Hilger è terrorizzato all'idea che i gruppi antiabortisti scatenino una campagna per accusare la Hoechst di continuare a uccidere come ai tempi di Hitler» (2).
Se si comprende, certamente, questo «terrore», meno si comprendono i blocchi che limitano la percezione al presidente della Hoechst.
2. Si veda il dossier di Carlo Gallucci su "La pillola maledetta", L'Espresso , 20 ottobre 1991, pp. 156-165. Non è sconcertante suggerire un parallelo tra i
carnefici del regime nazista e gli abortisti di oggi?
Spesso la gente immagina che il nazista tipico sia un individuo feroce e sanguinano. Questa figura di nazista è certamente esistita, e molti ignobili individui hanno rivaleggiato in umiliazioni raffinate, in torture e nei diversi modi di infliggere la morte.
Ma il nazista classico non era generalmente un essere brutale e crudele. In maggioranza i nazisti erano persone apparentemente senza storia, come la maggior parte delle persone di oggi. Erano semplicemente entrati con tutta tranquillità nel «sistema». Di concessione in concessione, di viltà in viltà, nonché per interesse, diventarono zelanti funzionari del regime. Nell'eseguire gli ordini, credevano cosi di compiere il loro dovere.
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