Il nome ufficiale è «Legge dei diritti e delle garanzie della dignità delle persone nel processo di morte», ma in Spagna è stata subito ribattezzata come legge della «morte degna». Molti temono che in realtà sia solo il primo passo verso la regolarizzazione dell’eutanasia.
L’Andalusia ha bruciato i tempi e da ieri – con l’approvazione della nuova norma – è diventata la prima comunità autonoma spagnola con una legislazione ad hoc che sancisce i diritti del paziente in fase terminale e fissa gli obblighi dei medici e del personale sanitario. La nuova legge andalusa proibisce l’accanimento terapeutico, regola la limitazione degli interventi medici e permette al malato di rifiutare un trattamento che potrebbe prolungare la sua vita in modo 'artificiale'. Il paziente potrà inoltre fare richiesta di sedativi per fermare il dolore, anche se questo rischia di accelerare la morte.
Nonostante le prevedibili polemiche e i dubbi che genera fra il personale sanitario, il testo non contiene alcun regolamento a proposito dell’obiezione di coscienza di medici e infermieri.
La legge è regionale (ovvero legata allo statuto autonomo dell’Andalusia), eppure i socialisti andalusi – promotori del testo – sono convinti che l’obiezione di coscienza sia una competenza del governo centrale. Su questo punto e su altri due aspetti si sono opposti i parlamentari andalusi del Partito popolare (centrodestra), ma al di là di tre articoli specifici l’intera Camera – da destra a sinistra – ha votato a favore della legge.
Particolarmente soddisfatti i rappresentanti di Izquierda Unida (sinistra), che hanno invitato il governo centrale di José Luis Rodriguez Zapatero a «legiferare ed essere coraggioso nel campo dell’eutanasia e del suicidio assistito». Un lapsus o una più esplicita lettura della legge? I difensori della norma hanno sempre rifiutato la parola 'eutanasia' (in Spagna, a oggi, proibita), assicurando che non è questa la finalità della norma. Perché, allora, Izquierda Unida parla apertamente di 'eutanasia'? «Non si desidera né si può legiferare su questi temi» ha tagliato corto la socialista Rosa Rios.
Eppure c’è chi pensa che la norma sia la sala d’aspetto per future e radicali riforme. «In questa legge sono stati mescolati punti ambigui e molto conflittuali, come la limitazione dello sforzo terapeutico, che lascia aperta la porta all’eutanasia» commenta Federico Die, presidente del Forum andaluso della famiglia. Nel testo – ha ammesso Die – ci sono aspetti positivi come «l’assistenza medica palliativa al malato e l’assistenza ai suoi familiari». Ma «provoca grande inquietudine il fatto che i professionisti della medicina non possano esercitare il diritto costituzionale all’obiezione di coscienza». Allarmata anche la piattaforma civica Hazte Oir (Fatti Sentire, promotrice della recente manifestazione pro-vita a Madrid), secondo la quale il rischio è che un familiare o il medico di un paziente terminale incosciente possano decidere «se amministrare una dose letale di sedativo per non prolungare l’agonia». Hazte Oir denuncia inoltre che anche i minorenni – a 16 anni – potranno optare per una «sedazione terminale, senza comunicarlo ai genitori». L’Andalusia ha fatto il passo per prima. Altre comunità autonome spagnole potrebbero ora seguirne l’esempio.
© Copyright Avvenire 18 marzo 2010