DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Un volume d'affari sempre in aumento Niente crisi per il mercato delle armi

Stoccolma, 15. L'America del Sud e il Sud est asiatico "destano preoccupazione" per il potenziale destabilizzante determinato dall'imponente volume d'affari sul fronte del mercato degli armamenti convenzionali nel quinquennio 2004-2009. Lo stima l'ultimo rapporto dell'Istituto internazionale di Stoccolma per le ricerche sulla pace (Sipri) che è stato reso noto ieri.
L'Istituto sottolinea che la vendita di armi a livello globale è cresciuta del 22 per cento rispetto al periodo 2000-2004, mentre in America del Sud l'incremento è stato del 150 per cento. Nel Sud est asiatico la crescita del volume è "drammatica", e l'acquisto di aerei e navi da guerra nella regione "potrebbe mandare in fumo i decennali sforzi per la pace".
Il Sipri segnala che, rispetto al 2000, le importazioni hanno registrato un'impennata del 722 per cento in Malaysia, del 146 per cento a Singapore, dell'84 per cento in Indonesia. Singapore è il primo Paese dell'Asean a essere annoverato nella classifica dei primi dieci importatori dalla fine della guerra in Vietnam, nel 1975.
Anche l'Europa fa la sua parte: la Grecia - che pur attraversa una drammatica crisi economica - rimane saldamente tra i cinque maggiori importatori mondiali, in particolare per l'acquisto di 26 caccia F-16 dagli Stati Uniti e 25 aerei da combattimento Mirage dalla Francia, un contratto che pesa per il 38 per cento sul totale degli investimenti nel settore armamenti del Governo di Atene.
E proprio agli aerei da combattimento il Sipri dedica un capitolo specifico: sono le armi che fanno la parte del leone sul mercato, rappresentando il 27 per cento sul volume totale mondiale. Un dato che, segnala l'Istituto internazionale di Stoccolma, dimostra "una preoccupante corsa al riarmo". Nel quinquennio in esame, i Paesi "ricchi di risorse naturali hanno acquistato una quantità considerevole di aerei da guerra a prezzi molto elevati". A livello regionale, restano in testa per volume di importazioni Asia e Oceania (41 per cento), seguite da Europa (24 per cento), Medio Oriente (17 per cento), America (11 per cento) e Africa (7 per cento).
Sul fronte dell'offerta, gli Stati Uniti restano padroni del settore con il 30 per cento delle esportazioni, la gran parte delle quali rivolte alla Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti e Israele. Alle spalle degli Stati Uniti la Russia, con il 23 per cento del mercato mondiale, e un export rivolto in particolare all'Asia e all'Oceania (che assorbono da sole il 69 per cento dell'offerta russa), ma anche India (Mosca ha venduto a New Delhi 82 aerei Su-30) e Algeria (28 caccia Su-30). In particolare, nella recente visita di lavoro in India del premier russo, Vladimir Putin, sono stati siglati accordi per nuove forniture militari per 1,5 miliardi di dollari e l'intesa per l'ammodernamento (2,3 miliardi di dollari) della portaerei Admiral Gorshkov, che sarà consegnata all'India nel 2013. La Russia fornisce l'89 per cento delle armi acquistate dalla Cina.
Al terzo posto si piazza la Germania, che ha visto incrementare il proprio export del 100 per cento rispetto al 2000-2004, passando da una quota del 6 per cento sul mercato mondiale all'attuale 11 per cento. I carri armati tedeschi sono particolarmente apprezzati, nel periodo preso in esame Berlino ha piazzato 1.700 veicoli corazzati in 21 Paesi, la gran parte dei quali europei. Al quarto posto la Francia, con un incremento del 30 per cento, che vende soprattutto gli aerei Mirage ma anche la tecnologia utile per i sottomarini nucleari. In controtendenza, al quinto posto la Gran Bretagna che ha visto una flessione del 13 per cento nelle esportazioni, destinate in particolare a India e Arabia Saudita.



(©L'Osservatore Romano - 15-16 marzo 2010)