La visita di Benedetto XVI alla comunità luterana di Roma ha confermato una volta di più quello che Joseph Ratzinger, giovanissimo docente a Frisinga, aveva scoperto leggendo con i suoi studenti i testi del tempo della Riforma: e cioè che tra i cristiani divisi da quasi cinque secoli il patrimonio comune è davvero importante. Al punto da rappresentare una base che, approfondita e condivisa, può avvicinarli ancora di più. Il cardinale Ratzinger lo aveva detto già nel 1998 durante un incontro con la stessa comunità evangelica di Roma, e da allora l'avvicinamento è continuato. Tanto che il Papa ha ora ripetuto che il primo punto non è la divisione, bensì la gioia e la speranza, perché l'unità già esistente può e deve rafforzarsi.
Gioia e speranza che si sono avvertiti con evidenza nella commovente celebrazione comune della domenica Laetare, la "piccola Pasqua" (Klein-Ostern) ricordata dal pastore Jens-Martin Kruse nella sua omelia sull'esordio della seconda lettera ai Corinzi; con accenti che in alcuni momenti si sono incrociati con quella tenuta dal vescovo di Roma - accolto e salutato con grande cordialità dalla presidente della comunità Doris Esch e da tutta l'assemblea - sul brano del vangelo in cui Giovanni racconta del desiderio di alcuni greci di vedere Gesù. Durante una liturgia composta e nello stesso tempo molto partecipata, nella quale la preghiera del pastore verso la Croce si è alternata alla proclamazione del Credo, ai canti e alle invocazioni.
Proprio il tempo liturgico che prepara la Pasqua e i brani scritturistici letti ricordano ai cristiani che gioia, speranza e croce - hanno detto il pastore Kruse e Benedetto XVI - sono realtà che vanno sempre insieme. Come insieme, e non uno accanto all'altro, i cristiani devono camminare. Sostenendosi a vicenda nelle tribolazioni, ha sottolineato significativamente il pastore. Anche in una situazione di peccato come è quella della divisione, ferita che può essere guarita solo dal Signore: soltanto guardando a Cristo si può infatti arrivare all'unità, perché soltanto lui può farla, ha ripetuto il Papa in una spiegazione esemplare e toccante del vangelo.
Come i greci che volevano vedere Gesù, anche oggi - ha affermato Benedetto XVI - ogni essere umano cerca Dio. E anche oggi il risorto può venire per tutti "i greci", cioè per ogni persona umana, nella Chiesa e al di fuori dei suoi confini visibili. Testimoniare questa realtà, di fronte alla quale molti sono forse inconsapevoli, e così aprire spazi a Dio nelle società che vogliono dimenticarlo o cancellarlo, è oggi il compito principale dei cristiani. Un compito che il Papa per primo si è assunto e che, con ferma mitezza nonostante incomprensioni e attacchi, continua a richiamare.
g. m. v.
(©L'Osservatore Romano - 15-16 marzo 2010)