DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Al via a Rimini la Convocazione del Rinnovamento nello Spirito: intervista con Salvatore Martinez

Inizia oggi a Rimini la 33.ma Convocazione nazionale dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo. Il tema dell’appuntamento è tratto da una frase della prima Lettera di San Giovanni: “E’ lo Spirito che dà testimonianza, perché è la Verità”. Circa 20 mila persone partecipano all’incontro con l’obiettivo di rinnovare la propria vita secondo il Vangelo. Federico Piana ha parlato di questo evento con Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo:

R. – Mi pare importante che già l’espressione “rinnovamento” si possa riaffermare di anno in anno. Forse è la più scomodata perché si parla di rinnovamento sociale, politico, economico e morale. Nel tempo della crisi tutti in qualche modo invocano questa espressione. Io credo che dovremmo intanto preoccuparci di capire, e quindi forse di ricercare e di accogliere, chi può essere il vero fautore di quella vita nuova, di quella vita buona che tutti desiderano e che possa dare stabilità ad un vero processo di rinnovamento. Noi sappiamo che questa parola “rinnovamento” deve coniugarsi con una Persona, che è la Persona dello Spirito Santo. Bisogna fare la verità, bisogna farla con amore, con misericordia, ma bisogna anche tornare a dire ciò che è bene, ciò che è male. Quindi, intanto, rinnovamento per riaffermare l’utilità, il vantaggio, la possibilità di essere credenti e di una vita che viene ripensata, rinnovata a partire dal Vangelo.

D. – Ci saranno dibattiti, incontri, testimonianze particolari alle quali prenderanno parte don Mario Marafioti, che è il fondatore della Comunità Emmanuel, e poi don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter…

R. – Questa io ritengo sia la manifestazione più chiara ed eloquente di come - proprio in questo tempo in cui facilmente si attacca la Chiesa, si attaccano i sacerdoti e, talvolta, ci sono anche argomentazioni vere per cui questo giudizio sembra essere meritato - c’è poi, grazie a Dio, una stragrande maggioranza di sacerdoti che racconta e che fa la verità, che sta dalla parte del bene, che lotta visibilmente il male, che supplisce a tante carenze umane e spirituali, alle quale certamente lo Stato ed uno Stato sociale non sempre riesce evidentemente a provvedere. In questa festa sacerdotale noi vogliamo raccontare la vita di tanti sacerdoti, che poi incidono così profondamente nella storia delle nostre comunità, delle nostre città. Con questa varietà di stili e di accenti - si passa dal monaco cistercense a don Giusy Cento il cantautore, passando per il missionario africano – noi vogliamo dire che questa vocazione sacerdotale è ancora fondamentale e non soltanto per la Chiesa come ministri di culto, ma come ministri di compassione, di solidarietà, di testimonianza, di prossimità, di cui la nostra società ha grande bisogno.

D. – Il primo maggio c’è un dibattito molto attuale sull’emergenza educativa, che è il cuore anche un po’ di questa convocazione…

R. – Fare la verità significa dare un nome anche alle tante decadenze che registriamo non soltanto nella Chiesa, ma anche nella vita familiare, nella vita sociale, nella vita associata. Lo sfondo è quello di Caritas in Veritate: il Santo Padre ci dice che la Parola del terzo millennio è fraternità. Non basta semplicemente uno sguardo solidale; le diversità non possono essere mortificate, ma vanno piuttosto riconciliare. Oggi bisogna ripensare gli stili di vita e, quindi, noi vogliamo far vedere tangibilmente, attraverso testimoni importanti, come questa fede si possa coniugare poi con la vita, con una vita sociale e politica che porta anche i cristiani ad esporsi. Provando a coniugare questo binomio così fondamentale, Caritas in Veritate: bisogna avere molto amore per questo nostro tempo, molta compassione per i mali di questo nostro tempo, ma bisogna anche avere il coraggio di una testimonianza vera, verace ed uno stile di vita credibile. Ecco perché noi parliamo di “cultura della Pentecoste”: in che modo cioè Dio può ancora essere incluso nelle nostre vicende umane? Non il Dio dell’aldilà, ma del di qua, che ci insegna a vivere. Sfida educativa significa prima di tutto educare a vivere ed educare a vivere è evangelizzazione.(Montaggio a cura di Maria Brigini)