DI VITO SALINARO
C i sono anche due scoperte fortuite nella documentazione allo studio del Vicariato di Roma che ha deciso di riaprire la fase diocesana della causa di beatificazione del servo di Dio Benedetto XIII. Si tratta del ritrovamento di documenti che aiutano a comprendere il profilo umano e spirituale del Pontefice nato a Gravina in Puglia nel 1649 (stando alla maggior parte dei biografi), salito al soglio pontificio nel 1724 e spentosi 6 anni più tardi: sono la biografia del Papa - al secolo il principe Pierfrancesco Orsini - redatta nel 1731, edita in Germania in tedesco gotico e acquisita dal Centro studi Benedetto XIII, e il faldone del primo processo diocesano, avviato nel 1755 dal vescovo di Tortona, Luigi de Anduxar, che di Benedetto XIII fu segretario archivista e convinto assertore della sua santità. Quello del 1755 non fu il solo tentativo di portare il Papa pugliese all’onore degli altari. Ci si provò anche nel 1931 ma senza esiti. Ora, il tribunale diocesano insediato dal cardinale Agostino Vallini, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, provvederà a nominare i periti storici che effettueranno la raccolta e lo studio dei documenti su Benedetto XIII e nominerà i consultori teologi per l’esame degli scritti editi giunti fino a noi, pubblicati nel periodo precedente all’elezione a Papa. Una figura, quella di Pierfrancesco Orsini, che merita una rilettura attenta alla luce della gran mole di documenti oggi a disposizione. «È sintomatico constatare – scrive don Saverio Paternoster, presidente del Centro studi Benedetto XIII – quanto interesse susciti ancora quest’uomo eccezionale, dalla cultura profonda, innovatore del governo della Chiesa e dello Stato pontificio, realizzatore di strutture pubbliche, benefattore generoso, santo. Il suo magistero è parola nuova da diffondere, fede da suggerire».
Nell’editto che riapre la causa, Vallini evidenzia come sia «andata aumentando, col passare degli anni, la sua fama di santità». E aggiunge: «Il servo di Dio, uomo di intensa vita di preghiera, fedele al Van- gelo di Cristo in uno stile di vita ascetico di un religioso austero ed esigente con se stesso, ma tenero, paterno e rispettoso verso gli altri, dalla condotta personale edificante, pastore zelante ed infaticabile, ha testimoniato la carità verso il prossimo».
Orsini rinunciò ai diritti di primogenitura della sua ricca famiglia e scelse, neanche ventenne, di vestire l’abito dei Frati Predicatori. Si fece amare nelle diocesi di Manfredonia, Cesena e Benevento che guidò come vescovo, soprattutto per il suo instancabile impegno per i poveri. Da Papa volle promuovere una sostanziale riforma del clero, della Chiesa, della società. «Le ultime scoperte – spiega fra Francesco Ricci, dei Frati Predicatori, postulatore della causa – fotografano un Benedetto XIII come un pastore vicino al popolo, capace di ascoltarne e interpretarne le istanze, di leggere i segni della storia e proporli alla gente in maniera comprensibile e capace di raggiungere i cuori e convertire la vita. In lui brillava la carità pastorale che non è solo fare un qualcosa ma è comunicare con il Vangelo la propria stessa testimonianza di vita».
Così il postulatore divide gli ambiti di impegno di questo Papa: «Egli merita di essere annoverato tra i santi: come frate predicatore, per la sua capacità, da principe che era, di farsi povero per amore di Gesù e del Suo Vangelo; come vescovo, per l’amore che aveva verso il popolo, un amore viscerale che lo spingeva a raggiungere anche i più piccoli borghi delle diocesi dove fu inviato, per il suo modo di intendere la Chiesa e di fare sentire con la Chiesa il popolo di Dio; come Papa, per essere un Papa in mezzo al popolo di Dio per invitarlo a convertire vita e costumi. E per farlo cominciò da se stesso».
© Copyright Avvenire 22 aprile 2010
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