LA LOGGIA (PDL) - Immediate le reazioni politiche alle parole del neo-governatore. Favorevoli quelle del vice presidente dei deputati del Pdl Enrico La Loggia: «Apprezzo molto la posizione di Cota riguardo la pillola Ru486 a tutela della vita e contro le speculazioni che sino ad ora si sono fatte su questa materia».
VIALE-ROSSI - Non apprezza invece il ginecologo radicale Silvio Viale: «È il primo esempio di parola non mantenuta perché in campagna elettorale ben si è guardato dal dire che avrebbe bloccato la RU486, ma si è limitato a ripetere il ritornello del ricovero obbligatorio». Sulla stessa linea di Viale anche il neo presidente della Toscana Enrico Rossi, già assessore regionale alla salute: «Le sue dichiarazioni mi sembrano stupidaggini dettate forse dalla sua inesperienza in materia sanitaria o dalla volontà di catturare e strumentalizzare il consenso dell'opinione pubblica meno consapevole». La Ru486 è stata sperimentata anche in Toscana, all'ospedale di Pontedera (Pisa). «In Italia - prosegue Rossi - c'è una legge, la 194, che disciplina il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza. Il farmaco di cui si parla ha ottenuto l'autorizzazione alla distribuzione sul territorio nazionale. Infine nel nostro paese è garantita la libertà terapeutica, un ambito che riguarda solo il medico, il paziente e il loro rapporto. Tutto il resto sono chiacchiere inutili».
AIFA - Il direttore generale dell'Agenzia del farmaco, Guido Rasi replica indirettamente al presidente del Piemonte Roberto Cota e chiarisce che «le Regioni non possono fare come vogliono. Hanno una larga autonomia sulle modalità, le tempistiche e i percorsi di somministrazione di un farmaco, un buon margine operativo, ma prima o poi si deve trovare una modalità per l'erogazione di un farmaco già approvato». È il caso della RU486, approvata in Italia dall'Aifa con una delibera pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso dicembre dopo anni di dibattiti e polemiche. «Le Regioni hanno ampi margini - ha ribadito Rasi - e potrebbero ritardare l'erogazione della pillola, ma dovranno renderne conto».
Redazione online
31 marzo 2010
© Copyright Corriere della Sera 1 aprile 2010