DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il cattolicesimo (in decomposizione) in Belgio

Il Belgio è uno degli esempi più eclatanti della forza devastatrice del cattolicesimo progressista. Il Belgio storicamente era un bastione della Fede: lo Stato belga nasce con la rivoluzione del 1830 delle province cattoliche dell’allora Regno dei Paesi Bassi; l’Università di Lovanio è il più antico e prestigioso ateneo cattolico; e il re Baldovino, scomparso nel 1993, fu un così luminoso esempio di cattolico che è in corso il processo di beatificazione.

Ma dopo appena quarant’anni dal Concilio Vaticano II – l’immane vaso di Pandora da cui sono preterintenzionalmente sortiti i demòni che stanno rodendo e distruggendo la Chiesa - il Belgio non ha quasi più nulla di cattolico. E questo in particolare perché quel paese è stato la sede di alcuni dei protagonisti più influenti dell'epoca postconciliare: il card. Suenens prima, esponente di punta dell’ala progressista del Concilio, poi il suo successore card. Danneels, del quale si diceva al tempo dell'ultimo conclave ch'egli era il capofila, assieme al card. Martini, della coterie progressista in senso al Sacro Collegio.

Quel che avviene in Belgio, poi, influenza ed è influenzato dalla vicina chiesa olandese che, non dimentichiamolo, è anch’essa una delle più disastrate dalla sbornia postconciliare: è ancora viva l'infausta eredità dell'eterodosso Catechismo olandese, che l'episcopato di quel paese difese al punto da rifiutare le correzioni volute dalla commissione teologica nominata da Paolo VI; e ancora due anni fa i domenicani olandesi (o almeno, quel poco che ne resta) pubblicarono un allucinante pamphlet in cui spronavano la comunità ecclesiale a scegliere "dal basso" chi presieda l'eucarestia (e “non fa differenza che sia uomo o donna, omo o eterosessuale, sposato o celibe"), e tutta la comunità deve poter pronunziare le parole, espresse in forma libera, di consacrazione ("Il pronunciare queste parole non è ritenuto una prerogativa esclusiva dei preti; se fosse così, come sarebbe possibile evitare una forma di potere e di diritto quasi magico?").

Nel maggio 1996, nella rivista ufficiale Pastoralia dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles, Padre Cosijns (Vice del vescovo ausiliare per Bruxelles mons De Kesel), ha dichiarato: "Anche nelle relazioni omosessuali le persone possono trovare la strada di Dio ".

- Nel settembre 1999, apertura presso l'Università Cattolica di Lovanio (di lingua francese) di un punto informativo "Accoglienza Omosessualità", con collegamenti al Circolo Gay di Louvain-la-Neuve e siti gay, lesbiche e bisessuali, informazioni sul Gay Pride e sulle riunioni di sacerdoti gay, con foto, sulle comunità, gli appuntamenti, le adozioni.

- Il 5 Aprile 2000, sul settimanale Tertio, P. Roger Burggraeve, professore di teologia morale alla Katholieke Universiteit Leuven, prendeva posizione a favore dell'adozione da parte di coppie omosessuali.

- Il 15 dicembre 2001, "Le Soir" ha pubblicato un articolo firmato da professori, di cui due presso l'Università Cattolica di Lovanio, che difendevano il principio del diritto al matrimonio tra gay. Anche se nel 2001, in “Dialogo con gli adolescenti sulla vita e sulla fede” (edizioni Fidelité), il Cardinale Danneels aveva detto: "Un matrimonio eterosessuale è più ricco, se non altro perché offre la possibilità di avere figli propri".

- Il 26 giugno 2002, è stata firmata la "Dichiarazione comune sulla parità di trattamento tra etero-sessuali, gay, lesbiche e bisessuali in didattica e nell’insegnamento” tra il Ministero dell’Educazione e le Istituzioni educative tra cui il Segretariato fiammingo per l'Educazione Cattolica: "Ognuno, con propri mezzi adeguati, tenderà verso un comune clima di apprendimento, di vita e di lavoro, aperto a gay, lesbiche e bisessuali" (con video, e istituzione di una “Settimana della Diversità").

- Nel 2002, pubblicazione a cura dello stesso Segretariato per l'Educazione Cattolica di un libro con video: “Far l’amore con simpatiaVriendelijk Vrij: Istruzioni per un atteggiamento amichevole e responsabile nei confronti del sesso, con la collaborazione dei delegati delle diocesi di Hasselt, Anversa, Bruges, Malines-Bruxelles, Gand, "L'omosessualità ed eterosessualità non possono essere trattate l’una separata dall’altra”.

- Il 3 maggio 2005, Cathobel (emittente ufficiale della Chiesa belga) ha annunciato che alcune parrocchie di Bruxelles sarebbero state impegnate e coinvolte nell’eucaristia, che precede il Gay Pride, con la Messa a Notre Dame du Bon Secours (organizzata dalle associazioni cristiane omosessuali, tra cui la Comunità di Cristo liberatore). L'anno seguente, l'altare è stato coperto con una bandiera gay. Mons. De Kesel, pupillo del Cardinal Danneels ha detto che "dobbiamo sostenere di tutto cuore questa iniziativa". (Il 1° dicembre 2008, Mons. Jousten, vescovo di Liegi, ha partecipato ad una serata ecumenica per la lotta contro l'AIDS organizzata congiuntamente alla Comunità di Cristo liberatore).

- Vero è però che il 31 maggio 2005, una dichiarazione dei vescovi circa l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, diceva: "L’aver permesso di chiamare "matrimonio" l'unione di due uomini o di due le donne è già un uso improprio del significato delle parole e soprattutto della realtà fondamentale che le parole designerebbero. Inoltre legalizzare l'adozione in questo contesto crea un ulteriore aumento della confusione".

- L’ 11 marzo 2006 poi al “Interdiocesaan Pastoraal Beraad” padre Eric de Beukelaer, portavoce dei vescovi del Belgio e rettore di Louvain-la-Neuve, ha dichiarato: "Secondo me qualsiasi forma di celebrazione in chiesa di una relazione omosessuale (con benedizione, ecc.) deve essere evitata perché crea confusione ... Cosa possibile è invece che il ministro di liturgia possa andare a pregare con queste persone ed i loro parenti (presso di loro, in casa, in una cappella).

- Fortunatamente, il 4 Aprile 2007, Mons. Leonard, vescovo di Namur, in un'intervista a Télémoustique, ha definito "anormale" l'omosessualità. Atto "anormale" quasi un peccato ... e questa dichiarazione ha scatenato la tempesta in tutto il Regno e il linciaggio mediatico che possiamo immaginare, con conseguenti spiegazioni imbarazzate del vescovo Leonard. Un solo vescovo!

Un'analisi del 2006 pubblicata lo scorso anno dal Centro di Scienze Politiche della KU Leuven (Università Cattolica di Lovanio, sezione fiamminga), condotta su richiesta della Conferenza Episcopale, ha constatato il crollo della pratica religiosa ad una velocità sorprendente. La pratica domenicale è stimata al 7% della popolazione contro l’ 11% nel 1998. Secondo questa analisi "i 3 principali riti cattolici stanno conoscendo una disaffezione senza precedenti"; il numero dei battesimi di fanciulli è sceso al 57%, quella dei matrimoni religiosi al 25%, e le esequie cristiane non riguardano più che 6 defunti su 10. E la diocesi di Malines-Bruxelles con la regione di Bruxelles, segna il crollo peggiore.

Eppure queste cifre possono sembrare "ottimistiche" rispetto alla Francia (secondo un sondaggio dello scorso agosto, solo il 4,5% dei francesi vanno a messa ogni Domenica, contro il 20% nel 1972). (…) C’è da sapere che prima del Concilio il Belgio era senza dubbio più cattolico della Francia, la zona fiamminga poi era terra di Cristianità come il Quebec, la Slovacchia, Malta, l’Irlanda, la Bretagna, il Vallese. Così come nell’Italia cattolica o nella Bretagna, era forte la presenza di circoli, associazioni cattoliche, scuole, sindacati, giornali, editoria, organizzazioni giovanili, fondi comuni, ospedali, soprattutto nella zona dei Paesi Bassi. Non resta che una specie di abitudine sociologica, come il voto democristiano.

Ma ben più preoccupante rispetto alla Francia è che il criterio decisivo, quello del "tasso di fertilità" delle vocazioni annuncia la fine imminente del cattolicesimo belga: quest'anno un unico e solo sacerdote diocesano olandese verrà ordinato!

I dati che seguono sono per l'anno scolastico 2008-2009:
Anversa (1 518 000 ab.): 5 seminaristi
Bruges (1 127 000 ab.): 12 seminaristi
Gand (1 348 000 ab.): 0
Hasselt (787 000 ab.): 1 seminarista
Liegi (1 014 000 ab.): 9 seminaristi
Malines-Bruxelles (2 471 000 ab.): 6 seminaristi
Namur (683 000 ab): 37 seminaristi
Tournai (1 284 000 ab.): 5 seminaristi

Per un totale di 75 seminaristi (e probabilmente anche meno al rientro). L'unica eccezione è il seminario del vescovo molto "identitario", Mons. Leonard, a Namur, con la metà dei seminaristi belgi (c’è da precisare al riguardo come le fantasie liturgiche del Cammino Neocatecumenale siano praticate impunemente nella diocesi di Namur e come non ci sia nessuno preparato per la liturgia tradizionale, come pure per la messa di Paolo VI nella sua versione “autentica”).

Si ritiene che in Francia, con 740 seminaristi diocesani, per una popolazione di 5,8 volte più grande del Belgio la situazione sia drammatica. Ma con meno di 80 seminaristi, i belgi sono chiaramente in una situazione due volte peggiore. Inoltre, essi non hanno come la Francia una riserva di circa 150 seminaristi di rito tradizionale, tali vocazioni essendo quasi sconosciute in Belgio.

La cosa sorprendente è che le autorità ecclesiastiche non sembrano preoccupate della situazione. La vedono anche con una certa soddisfazione: il Cardinale Godfried Danneels, che in un certo senso ha presieduto al crollo, ritiene che "ciò che la Chiesa ha perso in termini di quantità, lo ha guadagnato in qualità".

La situazione fallimentare della Chiesa belga, che sembra essersi cristallizzata nella scomparsa annunciata del sacerdozio, questa dichiarazione del Cardinal Danneels: "Ciò che la Chiesa ha perso in termini di quantità, lo ha guadagnato in qualità". Egli nel suo modo un po’ naif, ha precisato la sua sorprendente "analisi", rilasciando al giornale "Dimanche" (12/10/ 2006), un settimanale che affronta l’attualità religiosa: "E 'terribile e tragico. Non so cosa abbia causato tutto questo….. In Belgio siamo ai livelli più bassi in Europa. Mi torturo le meningi per capire. E non sono per nulla convinto che si debba cambiare il modello". Concludendo, poveretto, con un: "Non dobbiamo guardare i numeri!"

Tuttavia, Godfried Danneels, primate del Belgio, che si sta preparando a lasciare la cattedra di arcivescovo di Malines-Bruxelles, non è quell’incapace che certe osservazioni potrebbero far credere. E’ solamente una persona del tutto inadeguata alla situazione schiacciante nella quale si è trovato a dover operare. Nato a Kanegem nelle Fiandre, il 4 giugno 1933, sacerdote dal 1957, laureato in filosofia, dottore in teologia presso l'Università Gregoriana, ha insegnato presso il Seminario di Bruges, divenne vescovo di Anversa nel 1977 e arcivescovo di Malines -Bruxelles nel 1979 (nello stesso momento in cui Jean-Marie Lustiger venne nominato vescovo di Orleans, per essere promosso poi, nel 1981, arcivescovo di Parigi). Godfried Danneels prese il posto di Leon-Joseph Suenens (seguendo l’uso – che non è legge – di un primate francofono dopo uno fiammingo). E nel 1983 divenne cardinale della Chiesa romana. Naturalmente presidente della conferenza episcopale belga. In realtà è stato originariamente segnalato come un prelato wojtyliano e destinato a influenzare la linea disastrosa del suo predecessore montiniano, il cardinale Suenens. I suoi rapporti con il Cardinale Ratzinger sono stati inizialmente cordiali: il cardinale di Malines, teologo ritenuto affidabile, era stato nominato membro della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma questa fiducia, che occupava un posto importante nelle relazioni con Ratzinger, si è rapidamente deteriorata, anche perché Godfried Danneels, molto attento a non ferire nessuno, pronto a modificare la propria linea in funzione dei suoi interlocutori, pur senza essere un uomo falso, è potuto apparire ambiguo davanti al Prefetto del Sant'Uffizio.

Comunque, dal "centrista", che era originariamente considerato e messo lì per riparare i danni causati dal carismatico Suenens (carismatico in senso "conciliare" e che ha finito per pendere, come un certo numero di progressisti, per un carismatismo di compensazione), Godfried Danneels è stato, sempre di più, classificato come "progressista". Si è infatti legato alla linea Martini, arcivescovo di Milano, che è stato considerato per molto tempo il cardinale papabile contro Joseph Ratzinger. Ma il cardinale Danneels resta un progressista prudente, in confronto all'identitario timido Mons. Léonard, Vescovo di Namur. Perché, dopo tutto, la sue prese di posizione in favore del "male minore" (cioè, l'uso del preservativo ad esempio per "non mettere in pericolo la vita degli altri"), sulla morale sessuale risultano eterodossi, ma non più di quelle del cardinale Lustiger, del cardinale Schönborn o o di mons. Bruguès. Liturgicamente, se gli è capitato di sostenere posizioni quasi ratzingeriane sulle forme che sono "recepite" e non devono essere "inventate", è stato perlopiù di una debolezza notevole. Si cita ad esempio contro di lui il funerale, celebrato nel marzo 2007 dal suo assistente e delfino, il vescovo Josef De Kesel, nella Cattedrale di Bruxelles, del canonico De Locht, difensore della pianificazione familiare (fino a giustificare l'uso dell'aborto in alcuni casi) e notoriamente in consonanza con la Libera Università (massonica) di Bruxelles (ULB). Il vescovo De Kesel ha presentato il “sulfureo” defunto come una persona "coraggiosa", che ha fatto "scelte responsabili". Un altro esempio è anche la messa di cui ho già parlato, celebrata, con la sua autorizzazione, nella parrocchia di Nostra Signora du Bon Secours dalla "Comunità di Cristo liberatore" in occasione del Gay Pride. Senza dimenticare i commenti, rifacendosi ad Assisi nel quadro delle manifestazioni Bruxelles-Toussaint 2006 ("Concerto interreligioso" islamo-carismatico a N-D. Immaculée e la "veglia interreligiosa" corano-evangelica di S. Roch).

E’ del tutto comprensibile come nel 2005 si pose deliberatamente, durante la preparazione del conclave, dalla parte dell’alleanza anti-Ratzinger. Ma quale spiegazione dare al fatto della sua reazione indispettita dopo l'elezione di Benedetto XVI, quando rifiutò l'invito, com’è nella tradizione, del nuovo Papa a condividere il suo tavolo il giorno dopo il conclave? Godfried Danneels aveva forse accarezzato il sogno di applicare alla Chiesa Universale il modello belga? Davanti a una bambina di undici anni che, dopo il suo ritorno da Roma, gli chiedeva, per un giornale dell’infanzia dell’emittente pubblica fiamminga VRT, a proposito del nome che avrebbe scelto se fosse stato eletto Papa, si lasciò sfuggire questa risposta ingenua "Mi sarebbe piaciuto essere Giovanni XXIV!"




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