DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

In Egitto arriva la bozza programmatica dei Fratelli musulmani


Roma. L’Egitto si interroga su quale
sarà il proprio futuro, alla luce del fatto
che “il faraone”, Hosni Mubarak, sarà ottantatreenne
quando si svolgeranno le
prossime elezioni presidenziali (2011) e,
con ogni probabilità, rinuncerà alla candidatura.
Un cambio della guardia al Cairo
è un evento verificatosi due volte in sessant’anni,
con il passaggio di testimone da
Nasser a Sadat e, in seguito, da quest’ultimo
a Mubarak. Tra i possibili successori a
Mubarak c’è Mohammed ElBaradei, l’ex
direttore dell’Agenzia per l’energia atomica
dell’Onu. Sulla rivista americana Foreign
Policy è uscito un saggio dal titolo “L’infiltrazione
islamista” e centrato sui legami
tra ElBaradei e i Fratelli musulmani. Tre
mesi fa il veterinario Mohamed Badie è
stato eletto ottava Guida Suprema dei Fratelli
musulmani, il più antico movimento
islamista, oltre che il più potente blocco
parlamentare del Cairo sebbene i suoi
membri siano eletti come “indipendenti”.
L’Economist ha parlato di “svolta oscurantista”,
perché con Badie diventa dominante
la corrente estremista. “Continuiamo
nel cammino di Qutb”, ha proclamato Badie
dopo l’elezione. Said Qutb negli anni
Quaranta aveva proclamato che l’unico
mezzo per liberarsi della corruzione è
l’imposizione di una “dittatura giusta”,
che permetta ai “virtuosi” di svolgere un
ruolo politico. La sua preoccupazione primaria
erano la modernità, il laicismo, l’individualismo,
la promiscuità, la tolleranza,
il materialismo, che avevano “contagiato”
l’islam tramite il colonialismo europeo.
La Fratellanza, nata nel 1928, ha da
sempre evitato di mettere per iscritto un
programma. Per molti analisti il “programma”
dei Fratelli musulmani è soltanto
uno slogan (“l’islam è la soluzione”) gridato
nei comizi e iscritto sugli striscioni
che gruppi di donne velate di nero agitano
ai seggi elettorali. La celebre Carnegie Endowment
for International Peace pubblica
un rapporto sul programma della Fratellanza
in vista delle elezioni. L’analisi è
basata su iniziative parlamentari, documenti
strategici e fatwe religiose. Nonostante
la Costituzione egiziana ponga la
legge islamica come fonte di legislazione,
i Fratelli musulmani vogliono un “Consiglio
di religiosi” che approvi le leggi. Immediato
è stato il paragone con l’Iran. La
loro bozza bandisce cristiani e donne dalla
presidenza. “Se l’ayatollah Khomeini
fosse vivo oggi celebrerebbe l’espansione
della sua visione islamista”, ha commentato
Mohammed Elmenshawy, direttore del
sito Taqrir Washington. Il parere di questo
Consiglio deve essere “vincolante”. Fra
Gerusalemme e il Cairo vige uno storico
trattato di pace e i Fratelli musulmani vogliono
recidere ogni accordo politico ed
economico con lo stato ebraico. Vorrebbero
banche islamiche attraverso i “consigli
di amministrazione della sharia”. In Parlamento
hanno chiesto che le conduttrici
televisive siano velate, che non si pubblichino
romanzi con “riferimenti sessuali” e
sia bandita “Miss Egitto”. Vogliono inasprire
il codice penale su adulterio, truffa
e consumo di alcolici. Vorrebbero una più
severa regolamentazione degli indumenti
scolastici e dei saloni di bellezza. Quando
lo scorso dicembre la cantante americana
Beyoncé si è esibita a Port Ghalib, località
egiziana sul Mar Rosso, i Fratelli musulmani
hanno chiesto che l’esibizione venisse
vietata, in quanto è un prodotto della
“società occidentale”.
Da un lato i Fratelli musulmani discriminano
il genere femminile, dall’altro vogliono
espandere i diritti delle donne religiose
che indossano il velo. Va da sé la difesa
della circoncisione femminile. Hanno
proposto leggi contro “l’immodestia e la
mescolanza dei sessi”.
Forte è l’ostilità nei confronti dei cristiani
copti. Nel 1980 la Fratellanza rese
nota una fatwa che proibiva la costruzione
di nuove chiese. Nel 1997 la Guida Suprema
Mustafa Mashhour affermò che i copti
dovevano pagare la jizya, la tassa che il califfo
imponeva alle minoranze ebraico-cristiane.
E tempo fa Mohammed Habib, uno
dei massimi leader dei Fratelli musulmani,
ha dichiarato: “Quando il movimento
andrà al potere, sostituirà la presente Costituzione
con una islamica, in base alla
quale a un non-musulmano non verrà concesso
di occupare un posto di potere, sia
nello stato sia nell’esercito”. L’ex deputato
copto Milad Hannah ha risposto così: “Il
giorno in cui i Fratelli musulmani avranno
il cinquanta per cento dei suffragi, i ricchi
copti abbandoneranno il paese e rimarranno
soltanto i poveri, che si convertiranno.
Spero di morire prima che arrivi
quel momento”.

Giulio Meotti

© Copyright Il Foglio 28 aprile 2010