Compagni di cammino
di Davide Rondoni
Tratto da Avvenire del 18 aprile 2010
Chi sono gli italiani che si riuniranno domani? Chi sono questi che si raduneranno senza bandiere, senza invadere piazze, niente comizi, senza battaglia di cifre con la questura ?
Cosa è questo radunarsi in tanti luoghi? Gente che non si mobilita contro qualcuno. Nemmeno si tratta di gente che presume di fare il raduno dei migliori. Dei puri. Hanno una sola cosa da chiedere. Una cosa importante, per la quale non basta rivogersi – con tutto il rispetto – al Presidente. Né basta un Primo Ministro. Sono gli italiani che si troveranno a pregare per il Papa nel quinto anniversario della sua elezione. Pregheranno perché Dio che lo ha scelto continui a sostenerlo. Accadrà qualcosa del genere in tutto il mondo. Un ritrovo di ringraziamento. Per quella elezione di un uomo certo e umile alla più alta responsabilità del mondo. Il Papa è il capo che ha meno potere, ma ha la più alta e vasta responsabilità. La più profonda e radicale responsabilità. Ricordare a tutti, con la sua presenza e testimonianza, la più importante cosa della storia. La più impressionante: l’uomo ha meritato che Dio si incarnasse. Ricordare che il mistero della vita, la gran misericordia dell’Essere si è fatta vicina a ciascuno. A noi mentre amiamo, mentre siamo storditi di dolore, mentre si fatica o mentre si gode. Mentre cadiamo e mentre desideriamo riscattarci dal peccato, mentre ne soffriamo.
Questa gente che domani si raduna e farà – vedrete – meno notizia di tanti altri raduni infinitamente meno numerosi, si troverà ad alzare una preghiera lieta e forte. Per ringraziare Dio e per chiedere di sostenere chi ci ricorda che Lui è vicino al desiderio di ciascuno d’esser raccolto in una vera giustizia. In un giusto abbraccio, cioè con la misura giusta della nostra natura, stupenda e fragile, come hanno sempre riconosciuto tutti i poeti e gli artisti.
Alta responsabilità del Papa, immenso servizio, nessun potere. Nemmeno d’esser riparato dalla ferita del male, e dall’ingiuria. Dallo sputo. Sarà un ritrovo di gente normale. Il che non significa, come intendono di solito i pubblicitari o i politici, gente con i gusti e le idee che questa società mette in testa a tutti, omologandoli. Gente normale nel senso che sa d’aver aspirazioni e difetti, d’esser abitata dall’ideale e anche peccatrice. Ma gente che ha qualcosa per cui ringraziare. Questo operaio della vigna. L’operaio Joseph. Il mite e certo, il serio e lieto amante di Cristo.
Domani sarà un ritrovarsi di gente che in mezzo alla tante penombre del vivere ha un punto, un fuoco di gioia dura. Che ha un faro da guardare tra le onde della vita, mare altissimo che conosce ogni tipo di tempesta e di pericolo di abissi. Chi sono dunque, questi italiani che domani si stringono intorno al loro Papa, nel giorno anniversario della sua elezione? I vip delle pagine culturali odierne, gli illuminati dai fari delle tv e dei media più in voga, vorrebbero farci credere che si tratta di gente strana. Un popolo di illusi o poco intelligenti, che si lascia manipolare da un gruppo di tizi poco raccomandabili. Ma questa gente che domani porterà il proprio cuore ferito e allegro, il proprio volto segnato e certo nelle Chiese del nostro Paese ha imparato a non dar troppo peso alle chiacchiere dei farisei, sempre uguali da duemila anni. Non ha tempo per cose noiose. La vità è un’avventura di ben altro spessore. È gente che ha qualcosa per cui ringraziare. L’operaio Joseph. Il mite e lieto compagno di cammino, più avanti di tutti. Il più esposto per tutti, in quella posizione senza riparo per cui mentre i suoi nemici lo colpiscono, i suoi figli lo guardano, con gli occhi più commossi e grati. E questa gratitudine commossa è la difesa più forte.