4. Nella Sindone si riflette l'immagine della sofferenza umana. Essa ricorda all'uomo moderno, spesso distratto dal benessere e dalle conquiste tecnologiche, il dramma di tanti fratelli, e lo invita ad interrogarsi sul mistero del dolore per approfondirne le cause. L'impronta del corpo martoriato del Crocifisso, testimoniando la tremenda capacità dell'uomo di procurare dolore e morte ai suoi simili, si pone come l'icona della sofferenza dell'innocente di tutti i tempi: delle innumerevoli tragedie che hanno segnato la storia passata, e dei drammi che continuano a consumarsi nel mondo.
Davanti alla Sindone,  come non pensare ai milioni di uomini che muoiono di fame, agli orrori  perpetrati nelle tante guerre che insanguinano le Nazioni, allo  sfruttamento brutale di donne e bambini, ai milioni di esseri umani che  vivono di stenti e di umiliazioni ai margini delle metropoli,  specialmente nei Paesi in via di sviluppo? Come non ricordare con  smarrimento e pietà quanti non possono godere degli elementari diritti  civili, le vittime della tortura e del terrorismo, gli schiavi di  organizzazioni criminali?
Evocando tali drammatiche situazioni, la Sindone non solo ci spinge ad  uscire dal nostro egoismo, ma ci porta a scoprire il mistero del dolore  che, santificato dal sacrificio di Cristo, genera salvezza per l'intera  umanità.
5. La Sindone è  anche immagine dell'amore di Dio, oltre che del peccato dell'uomo.  Essa invita a riscoprire la causa ultima della morte redentrice di  Gesù. Nell'incommensurabile sofferenza da essa documentata, l'amore di  Colui che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv  3,16) si rende quasi palpabile e manifesta le sue sorprendenti  dimensioni. Dinanzi ad essa i credenti non possono non esclamare in  tutta verità: "Signore, non mi potevi amare di più!", e rendersi subito  conto che responsabile di quella sofferenza è il peccato: sono i peccati  di ogni essere umano.
Parlandoci di amore e di peccato, la Sindone invita tutti noi ad  imprimere nel nostro spirito il volto dell'amore di Dio, per escluderne  la tremenda realtà del peccato. La contemplazione di quel Corpo  martoriato aiuta l'uomo contemporaneo a liberarsi dalla superficialità e  dall'egoismo con cui molto spesso tratta dell'amore e del peccato.  Facendo eco alla parola di Dio ed a secoli di consapevolezza cristiana,  la Sindone sussurra: credi nell'amore di Dio, il più grande tesoro  donato all'umanità, e fuggi il peccato, la più grande disgrazia della  storia.
6. La Sindone è  anche immagine di impotenza: impotenza della morte,  in cui si rivela la conseguenza estrema del mistero dell'Incarnazione.  Il telo sindonico ci spinge a misurarci con l'aspetto più conturbante  del mistero dell'Incarnazione, che è anche quello in cui si mostra con  quanta verità Dio si sia fatto veramente uomo, assumendo la nostra  condizione in tutto, fuorché nel peccato. Ognuno è scosso dal pensiero  che nemmeno il Figlio di Dio abbia resistito alla forza della morte, ma  tutti ci commuoviamo al pensiero che egli ha talmente partecipato alla  nostra condizione umana da volersi sottoporre all'impotenza totale del  momento in cui la vita si spegne. E' l'esperienza del Sabato Santo,  passaggio importante del cammino di Gesù verso la Gloria, da cui si  sprigiona un raggio di luce che investe il dolore e la morte di ogni  uomo.
La fede, ricordandoci la vittoria di Cristo, ci comunica la certezza che  il sepolcro non è il traguardo ultimo dell'esistenza.  Dio ci chiama alla risurrezione ed alla vita immortale.
7. La Sindone è immagine del silenzio. C'è un silenzio tragico dell'incomunicabilità, che ha nella morte la sua massima espressione, e c'è il silenzio della fecondità, che è proprio di chi rinuncia a farsi sentire all'esterno per raggiungere nel profondo le radici della verità e della vita. La Sindone esprime non solo il silenzio della morte, ma anche il silenzio coraggioso e fecondo del superamento dell'effimero, grazie all'immersione totale nell'eterno presente di Dio. Essa offre così la commovente conferma del fatto che l'onnipotenza misericordiosa del nostro Dio non è arrestata da nessuna forza del male, ma sa anzi far concorrere al bene la stessa forza del male. Il nostro tempo ha bisogno di riscoprire la fecondità del silenzio, per superare la dissipazione dei suoni, delle immagini, delle chiacchiere che troppo spesso impediscono di sentire la voce di Dio. ...
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