AI COMPAGNI RESIDENTI IN GOA (Kagoshima, 5 novembre 1549)
È questa la prima,  grande lettera che il Saverio spedisce ai Compagni di Goa dopo il suo  arrivo in Giappone, avvenuto a Kagoshima il 15 agosto 1549. Il Santo era  partito da Malacca il 24 giugno 1549 in compagnia del padre Cosma de  Torres, del fratello coadiutore Giovanni Femandez e di tre giapponesi  fra i quali era Paolo di Santa Fé (vale a dire il samurai Anjirò) che,  essendo nativo di Kagoshima, gli sarà adesso insostituibile compagno e  prezioso interprete. Il viaggio non è stato facile e nella prima parte  della lettera il Saverio descrive le disavventure occorsegli sulla  giunca cinese, il cui poco raccomandabile capitano minacciava di tornare  indietro qualora non fossero stati favorevoli i responsi di un idolo,  situato a poppa della scomoda imbarcazione e decisamente aborrito dal  Santo. Adesso finalmente il suolo giapponese è raggiunto da neanche tre  mesi e ilSanto è già in grado di fornire le prime, vivaci impressioni su  questo paese del tutto sconosciuto fino a pochi anni prima. In effetti  dell'Arcipelago giapponese, indicato col nome di Zipagu (o Cipangu),  aveva parlato, in termini quasi fiabeschi e solo per sentito dire, il  celebre Marco Polo nel capitolo 142 del suo libro «II Milione». Fu  soltanto nel 1542 che i portoghesi giunsero alle isole Ryùkyù e,  nell'anno successivo, sbarcarono per la prima volta nella parte  meridionale del Giappone.
Tocca ora al Saverio il compito di fornire la prima, dettagliata descrizione, destinata all'Occidente, di questo mondo giapponese cosi nuovo e diverso da tutto quanto aveva visto finora. Tra l'altro è interessante notare che è stato proprio il Saverio il primo ad adoperare e a far conoscere la parola «bonzo». Comunque la prima impressione è nel complesso favorevole e il Giappone appare al Santo come la migliore delle tene finora scoperte: merito soprattutto della gente che è senz 'altro cortese, di buona conversazione, molto onesta e non maliziosa e soprattutto amante delle armi e del proprio onore. Vi sono differenze di casta, ma in compenso è gente che in genere sa leggere e scrivere ed è piena di interesse per le cose di Dio che il Saverio e i suoi compagni sono pronti ad insegnare. Vi sono anche i bonzi, è vero, e questi non sembrano promettere niente di buono perché vivono nei loro monasteri in strana promiscuità con monache e ragazzi. Il Saverio rimane infatti molto stupito nel vedere che anche i peggiori peccati contro natura non sono tenuti in alcun conto e che la condotta di vita dei laici è senz'altro migliore di quella dei bonza. Vi è però qualche fortunata eccezione, come il caso dell'anziano e venerato bonzo Ninjitsu che, nonostante i suoi dubbi sull'immortalità dell'anima, viene chiamato «amico mio» dal Santo. Inoltre le accoglienze della popolazione e delle persone più influenti di Kagoshima sono più che buone e lo stesso «duca» della città si mostra particolarmente benevolo e interessato verso gli straordinarì pellegrini. In un primo momento il «duca» non ha nemmeno impedito le conversioni dei suoi sudditi al cristianesimo, le quali erano cominciate subito con la conversione di tutti i parenti e gli amici di Anjiró. Il Saverio, intanto, si è immediatamente informato circa le principali Università del Giappone e, nell'attesa dei venti favorevoli per recarsi all'Università di Miyako (Kyóto), si rende conto della necessità di apprendere la lingua e di far tradune in giapponese i testi essenziali per la conoscenza della religione cristiana.
Tutte queste prime e  appassionanti notizie sul Giappone sono inserite in un ampio contesto  di considerazioni e di riflessioni di ordine spirituale, le quali devono  servire a spronare i deboli e i pusillanimi e a incoraggiare i futuri  missionari, ma in pari tempo aprono un largo spiraglio su quelle che  possono essere le grazie concesse a chi, sentendo fino in fondo la  propria nullità, ripone in Dio ogni sua fiducia e speranza. «Io conosco  una persona — dice ad un certo punto il Saverio parlando chiaramente di  se stesso — alla quale il Signore ha concesso molte grazie», ma poi  preferisce sorvolare e, da vero figlio di sant'lgnazio, finisce col  concludere che «vivere in questa vita così travagliata senza godere Dio,  non è una vita, ma una morte continua» (par. 26). Per ben servire Dio  occorre inoltre essere obbedienti: «nessuno pensi di segnalarsi nelle  cose grandi se prima non si segnala nelle cose piccole!» esclama il  Santo (par. 34) e subito dopo mette in guardia tutti coloro, che dal  collegio di Coimbra verranno in India, di non cadere in tutti quegli  eccessivi «fervori» di fare solo cose grandi e difficili, perché non si  tratta di «fervori», ma di autentìche tentazioni (par. 35). Da parte sua  il Saverio appare profondamente convinto che la sua venuta in Giappone  sia davvero una grande grazia concessagli dal Signore e desidera che i  Compagni lontani lo aiutino a ringraziare la bontà divina per un dono  così immenso.
Circa le vicende di questa importante lettera, occorre aggiungere che il Saverio era stato scortato in Giappone dal portoghese Domenico Diaz il quale il 5 novembre 1549 ripartì da Kagoshima recando le prime quattro lettere saveriane. Tuttavia la giunca, il cui capitano era morto in Giappone, impiegò ben sei mesi per arrivare a Malacca, dove però la bella notizia del felice arrivo del Santo in Giappone era stata portata già da tempo da alcuni mercanti cinesi. Fu cosi che sin dalla fine di gennaio del 1550 l'ottimo padre Pérez aveva potuto comunicare a Roma il lieto annuncio riguardante il Saverio. Quando poi la lettera arrivò a Malacca, il padre Pérez ne fece fare subito due copie per i Compagni di Europa che le attendevano con ansia. Il testo saveriano ebbe così un'enorme diffusione e, a partire dal 1552, se ne stamparono diverse edizioni, spesso in forma ridotta.
(Traduzione dallo spagnolo secondo una copia scritta a Malacca nel 1550. Edizione Schurhammer, n. 90).
Jesus
La grazia e l'amore di Cristo Nostro Signore sia  sempre in nostro aiuto e favore. Amen.
1. Da Malacca vi scrissi molto a lungo circa  tutto il nostro viaggio, da quando siamo partiti dall'India fino  all'arrivo a Malacca e quello che abbiamo fatto durante il tempo che  siamo stati laggiù *. Ora vi faccio sapere in qual modo Dio nostro  Signore, per la sua infinita misericordia, ci condusse in Giappone. Il  giorno di San Giovanni2 dell'anno 1549, di pomeriggio, ci imbarcammo a  Malacca per venire in questi luoghi, sulla nave di un mercante pagano  cinese * il quale si era offerto al capitano di Malacca per portarci in  Giappone; dopo partiti, avendoci concesso Diomolta grazia nel darci  buonissimi il tempo e il vento, tuttavia poiché fra i pagani regna molto  l'incostanza, il capitano cominciò a mutare parere nel non voler più  venire in Giappone, fermandosi senza necessità nelle isole che  trovavamo.
2. Ma ciò per cui più soffrivamo nel nostro  viaggio erano due cose: la prima, vedere che non approfittavano del buon  tempo e vento che Dio nostro Signore ci dava e che, se ci finiva il  monsone per venire in Giappone, eravamo costretti ad attendere un anno,  svernando nella Cina, nell'attesa dell'altro monsone; e la seconda erano  le continue e molte idolatrie e i sacrifici che, senza poterlo  impedire, facevano il capitano e i pagani all'idolo che portavano sulla  nave, mentre tiravano molte volte a sorte e gli chiedevano se potevamo o  no andare in Giappone e se ci sarebbero durati i venti necessari per la  nostra navigazione: certe volte le sorti uscivano bene, a volte  cattive, secondo quello che essi ci dicevano e credevano.
3. A cento leghe da Malacca, sulla strada della  Cina, approdammo in un'isola nella quale ci rifornimmo di timoni e di  altro legname necessario per le grandi tempeste e i mari della Cina.  Fatto questo, tirarono le sorti, facendo prima molti sacrifici e feste  all'idolo, adorandolo molte volte e chiedendogli se avremmo avuto buon  vento oppure no, e venne fuori la sorte che avremmo avuto buon tempo e  che non aspettassimo oltre. Cosi salpammo e sciogliemmo la vela tutti  quanti con molta allegria: i pagani confidando nell'idolo che portavano  con grande venerazione sulla poppa della nave con candele accese,  profumandolo con effluvi di legno di «aguila» (L'«aguila» era u come  incenso. in legno odoroso, proveniente dalla Cochinchina) e noialtri  confidando in Dio, creatore del ciclo e della terra, e in Gesù Cristo,  suo Figlio, per il cui amore e servizio venivamo in questi luoghi onde  accrescere la Sua santissima fede.
4. Durante il nostro viaggio cominciarono i  pagani a tirare le sorti e a fare domande all'idolo se la nave, con cui  andavamo, sarebbe tornata dal Giappone a Malacca: usci il responso che  sarebbe andata in Giappone, ma che non sarebbe ritornata a Malacca. E  allora entrò in essi la sfiducia e non volevano andare in Giappone, ma  piuttosto svernare nella Cina e aspettare un altro anno. Vedete lo  sforzo che dovevamo sopportare in questa navigazione, dovendo sottostare  al parere del demonio e dei suoi servi se dovevamo o no venire in  Giappone, poiché coloro che guidavano e governavano la nave non facevano  niente più di quello che il demonio diceva loro con i suoi responsi.
5. Procedendo adagio il nostro viaggio prima di  arrivare in Cina, essendo vicini ad una terra che si chiama Cochinchina  ', la quale è già vicino alla Cina, ci accaddero due disastri in un  giorno, alla vigilia della Maddalena 6. Essendo il mare grosso e in  grande tempesta, mentre eravamo ancorati, capitò, per una distrazione,  che la stiva della nave rimanesse aperta mentre Manuel il cinese, nostro  compagno, passava vicino ad essa; e al grande rullio che diede la nave a  causa del mare che era agitato, non potendosi egli tenere, cadde giù  nella stiva. Tutti pensavamo che fosse morto per la grande caduta che  fece e anche per la molta acqua che era nella stiva. Dio nostro Signore  non volle che morisse. Egli stette per un gran spazio di tempo con la  testa e pili della metà del corpo sotto l'acqua, e per molti giorni fu  sofferente al capo per una grande ferita che si fece, di modo che lo  tirammo fuori con molta fatica dalla stiva ed egli non riprese i sensi  per lungo tempo. Dio nostro Signore volle ridargli la salute. Mentre  finivamo di curarlo e continuava la grande burrasca che c'era, essendo  molto agitata la nave accadde che una figlia del capitano cadesse in  mare. Poiché il mare era tanto infuriato noi non potemmo aiutarla e  cosi, alla presenza di suo padre e di tutti, affogò vicino alla nave.  Furono tanti i pianti e i lamenti in quel giorno e [quella] notte, che  era una pena grandissima vedere tanto travaglio nelle anime dei pagani, e  il pericolo per la vita di tutti noi che stavamo su quella nave.  Passato ciò, senza riposare tutto quel giorno e la notte, i pagani  fecero grandi sacrifici e feste all'idolo, ammazzando molti uccelli e  offrendogli da mangiare e da bere. Quando tirarono gli oracoli gli  chiesero il motivo per cui era morta la figlia [del capitano]: usci il  responso che non sarebbe né morta né caduta in mare se fosse morto il  nostro Manuel che era caduto nella stiva.
6. Vedete da che dipendevano le nostre vite: nei  responsi dei demoni e nel potere dei suoi servi e ministri. Che sarebbe  stato di noialtri se Dio avesse permesso al demonio di farci tutto il  male che desiderava? Nel vedere le offese cosi grandi e palesi che con  la devozione a tante idolatrie si facevano a Dio nostro Signore e non  avendo possibilità di impedirle, molte volte io chiesi a Dio nostro  Signore, prima che noi ci trovassimoin quella tormenta, di concederci la  grazia particolarissima di non permettere tanti errori nelle creature  che formò a sua immagine e somiglianzà; oppure, se li permetteva, che  aumentasse al diavolo, cagione di queste stregonerie e idolatrie, grandi  pene e tormenti maggiori di quelli che aveva, ogniqualvolta incitava e  persuadeva il capitano a tirare le sorti e a credere in esse, facendosi  adorare come Dio.
7. Nel giorno che ci accaddero questi disastri e  per tutta quella notte, Dio nostro Signore volle farmi tanta grazia da  volermi far sentire e conoscere per esperienza molte cose circa i  terribili e spaventosi timori che il demonio suscita, quando Dio lo  permette, ed egli trova molte occasioni per farli, e circa i rimedi che  l'uomo deve usare quando si trova in simili difficoltà contro le  tentazioni del nemico: essendo queste troppo lunghe da raccontare,  tralascio di scriverle, e non perché esse non siano notevoli. Alla fin  dei conti il miglior rimedio, durante questi momenti, è di mostrare di  fronte al nemico un coraggio assai grande, diffidando completamente di  sé e fidano moltissimo in Dio, riponendo in Lui tutta la forza e la  speranza, e, con un tale difensore e protettore, ognuno deve guardarsi  dal mostrare viltà, non dubitando di riuscire vincitore. Molte volte  pensai che, se Dio nostro Signore aumentò al demonio alcune pene,  maggiori di quelle che aveva, questi si volle ben vendicare durante quel  giorno e quella notte, poiché molte volte mi si poneva davanti,  dicendomi che eravamo giunti al momento in cui si sarebbe vendicato.
8. E siccome il demonio non può mal fare più di  quanto Dio conceda in tali momenti, si deve temere più per la sfiducia  in Dio che non per il timore del nemico. Dio permette al demonio di  affliggere e tormentare quelle creature che, da pusillanimi, cessano di  confidare nel loro Creatore e non attingono forza nello sperare in Lui.  Per questo male tanto grande della pusillanimità, molti di coloro che  hanno cominciato col servire Dio, vivono desolati per non andare avanti,  portando con perseveranza la soave croce di Cristo. La pusillanimità ha  questa disgrazia tanto pericolosa e dannosa che, come l'uomo si dispone  al poco e confida in sé trattandosi di una cosa tanto piccola, quando,  invece si trova ad aver bisogno di maggiori forze di quelle che ha ed è  costretto a confidare interamente in Dio, nelle cose grandi manca di  coraggio in modo da non usare bene la grazia che Dio nostro Signore gli  da per sperare in lui. Inoltre coloro che si ritengono qualcosa, facendo  assegnamento su loro stessi più di quanto non valgano, disprezzando le  cose umili senza essersi molto esercitati e avvantaggiati vincendosi in  esse, sono più deboli dei pusillanimi durante i grandi pericoli e  travagli perché, non portando a termine quello che avevano cominciato,  perdono il caraggio per le piccole cose allo stesso modo con cui lo  avevano perduto per le grandi.
9. E dopo sentono in sé tanta ripugnanza e  vergogna ad esercitarsi in esse, che corrono gran pericolo di perdersi  oppure di vivere desolati, non riconoscendo in sé le loro debolezze, che  attribuiscono alla croce di Cristo, dicendo che è faticosa da portare  avanti. O fratelli, che sarà di noialtri nell'ora della morte se nella  vita non ci prepariamo e ci disponiamo a saper sperare e confidare in  Dio, dato che in quell'ora noi ci troveremo in tentazioni, travagli e  pericoli in cui non ci siamo mai visti, tanto dello spirito come del  corpo? Pertanto, nelle cose piccole, coloro che vivono col desiderio di  servire Dio, si devono impegnare nell'umiliarsi molto, sconfiggendo  sempre se stessi, ponendo un grande e solido fondamento in Dio, affinchè  nei grandi travagli e pericoli, tanto della vita come della morte,  sappiano sperare nella somma bontà e misericordia del loro Creatore.  Tutto ciò lo hanno appreso nel vincere le tentazioni nelle quali, per  piccole che fossero, trovavano ripugnanza e diffidando di sé con molta  umiltà e fortificando i loro animi avendo confidato molto in Dio, poiché  nessuno è debole quando adopera bene la grazia che Dio nostro Signore  gli da.
10. E per quanti impedimenti il nemico gli metta  nella perseveranza della virtù e della perfezione, corre più pericolo  manifestandoli al mondo, quando si trova in grandi tribolazioni e non ha  per esse fiducia in Dio, che non soffrendo le tribolazioni che il  diavolo gli presenta. Se il timore che gli uomini hanno del demonio  nelle tentazioni, paure e minacce che questi pone loro davanti onde  distrarli dal servizio di Dio, lo convertissero nel timore del loro  Creatore, lasciandolo fare e avendo per certo che se tralasciano di  compiere il proprio dovere con Dio sarà per loro un male maggiore di  quello che può capitare da parte del demonio, o quanto vivrebbero  consolati e quale profitto ne trarrebbero, sapendo per esperienza quale  poca cosa essi siano! Inoltre vedrebbero chiaramente che possono valere  molto solo unendosi strettamente a Dio, mentre il demonio come  resterebbe confuso e debole nel vedersi vinto da coloro sui quali una  volta era stato vincitore!
11. Tornando ora al nostro viaggio, calmatosi il  mare levammo le ancore e, spiegata la vela, cominciammo tutti con molta  tristezza ad andare per il nostro viaggio, e in pochi giorni arrivammo  in Cina, nel porto di Canton. Tutti furono del parere di svernare nel  detto porto, tanto i marinai come il capitano: soltanto noialtri ci  opponemmo loro con preghiere e anche mediante alcuni timori e paure che  mettevamo loro davanti, dicendo che avremmo scritto al capitano di  Malacca e che avremmo detto ai portoghesi di come ci avevano tratto in  inganno e che non avevano adempiuto con noi ciò che avevano promesso.  Dio nostro Signore volle indurii nella decisione di non restare nelle  isole di Canton 7 e cosi levammo le ancore e ci mettemmo in cammino per  Chincheo 8, e in pochi giorni, col buon vento che sempre Dio ci dava,  arrivammo a Chincheo che è un altro porto della Cina. E mentre stavamo  per entrare, già decisi di svernarvi in quanto stava finendo il monsone  per andare in Giappone, venne verso di noi un veliero che ci diede la  notizia che vi erano molti pirati in quel porto e che saremmo stati  perduti se vi entravamo. Dopo queste notizie che ci diedero e vedendo  che le navi di Chincheo stavano ad una lega da noi, il capitano,  vedendosi in gran pericolo di perdersi, decise di non entrare a  Chincheo; ma il vento soffiava a prua se fossimo tornati un'altra volta a  Canton, mentre ci era favorevole a poppa per andare in Giappone. E  cosi, contro la volontà del capitano della nave e dei marinai, fu  giocoforza venire in Giappone. In tal modo né il demonio né i suoi  ministri poterono impedire la nostra venuta, e cosi Dio ci guidò in  queste terre, dove tanto desideravamo giungere, il giorno di Nostra  Signora d'Agosto 9 dell'anno 1549. E senza poter approdare in un altro  porto del Giappone, arrivammo a Kagoshima, che è la patria di Paolo di  Santa Fé, e dove tutti ci ricevettero con molto amore, tanto i suoi  parenti come coloro che non lo erano.
12. Del Giappone, per l'esperienza che abbiamo  del paese, vi faccio sapere ciò che di esso abbiamo compreso: anzitutto  la gente con cui finora abbiamo conversato è la migliore che finora sia  stata scoperta, e mi sembra che fra la gente pagana non se ne troverà  un'altra che sia superiore ai giapponesi. E gente di ottima  conversazione e generalmente buona e non maliziosa, gente  straordinariamente onesta e che stima l'onore più di qualunque altra  cosa, è gente in generale povera e la povertà, tra i nobili e tra coloro  che non lo sono, non la reputano una vergogna.
13. Hanno una cosa che nessun altro paese  cristiano mi sembra possedere ed è questa: che i nobili, per quanto  poveri siano e coloro che non sono nobili, per quante ricchezze abbiano,  rendono onore al nobile pove-rissimo quanto ne farebbero se fosse  ricco; e a nessun costo un nobile molto povero si sposerebbe con una  donna di altra casta che non fosse [quella] nobile anche se le dessero  molte ricchezza; e fanno questo sembrandogli che perderebbero parte del  loro onore sposandosi con una di bassa casta. In tal modo stimano  l'onore più delle ricchezze. E gente di grande cortesia gli uni con gli  altri, apprezzano molto le armi e hanno grande fiducia in esse: portano  sempre spade e pugnali, e questo tutte le persone, tanto i nobili come  la gente umile; già dall'età di quattordici anni portano spada e  pugnale.
14. È gente che non sopporta alcuna ingiuria né  parole pronunciate con disprezzo. La gente che non è nobile ha molto  rispetto per i nobili; tutti i nobili si sentono molto onorati di  servire il signore del paese e gli sono molto sottomessi. Mi pare che  facciano ciò in quanto ritengono che, se facessero il contrario,  perderebbero del loro onore, e non certo per il castigo che  riceverebbero dal signore se facessero il contrario. E gente sobria nel  mangiare, quantunque sia un po' abbondante nel bere: bevono vino di riso  poiché non vi sono vigne in questi luoghi. Sono uomini che non giuocano  mai, poiché sembra loro un grande disonore in quanto coloro che  giuocano desiderano quello che non è loro, e da li possono finire per  diventare ladroni. Giurano poco e, quando giurano, è per il sole. Gran  parte delle persone sa leggere e scrivere, e questo è un grande mezzo  per imparare in breve le orazioni e le cose di Dio. Non hanno più di una  moglie. E un paese dove esistono pochi ladroni, e questo per la severa  giustizia che esercitano verso coloro che scoprono essere tali, poiché a  nessuno risparmiano la vita: detestano molto e in ogni maniera questo  vizio del furto. È gente di grande buona volontà, molto socievole e  desiderosa di apprendere.
15. Sono molto contenti di sentire cose di Dio,  soprattutto quando le capiscono. Fra quanti luoghi ho visto nella mia  vita, tanto quelli che sono cristiani come quelli che non lo sono, non  ho mai veduto gente cosi leale riguardo al rubare. Non adorano idoli in  figura di animali: la maggior parte di essi crede in alcuni uomini  antichi i quali — secondo quanto ho compreso — erano uomini che vivevano  come filosofi 12. Molti di essi adorano il sole e altri la luna. Si  rallegrano nel sentire cose conformi alla ragione, e dato che vi sono  fra loro vizi e peccati, quando però si danno loro delle ragioni  mostrano come sia mal fatto ciò che fanno, allora sembra loro buono ciò  che la ragione difende.
16. Trovo meno peccati fra i secolari e li trovo  più obbedienti alla ragione di quello che non siano coloro che qua hanno  per Padri e che essi chiamano «bonzi» (II Saverio è il primo europeo ad  adoperare la parola «bonzo» (dal giapponese «bózu»).  i quali sono  propensi al peccato che la natura aborrisce, ed essi lo confessano e non  lo negano. La cosa è cosi nota e manifesta a tutti, tanto uomini come  donne, grandi e piccini, che, essendo molto in uso, non lo schivano né  lo aborriscono. Coloro che non sono bonzi si rallegrano molto nel  sentirci rimproverare quell'abominevole peccato, sembrando loro che noi  abbiamo molta ragione nel dire quanto sono cattivi e quanto offendono  Dio coloro che commettono tale peccato. Molte volte diciamo ai bonzi di  nomfare peccati tanto brutti, ma ad essi tutto ciò che diciamo sembra  essere nelle loro buone grazie, perché se ne ridono e non hanno alcuna  vergogna nel sentire rimproveri per un peccato cosi brutto. Questi  bronzi hanno, nei loro monasteri, molti fanciulli figli di nobili, ai  quali insegnano a leggere e a scrivere, e con essi commettono le loro  malvagità; ed è tanto in uso tale peccato che, sebbene sembri male a  tutti, non lo evitano.
17. Fra questi bonzi ve ne sono alcuni che si  vestono a guisa di frati, i quali vanno vestiti con abiti scuri, tutti  rapati, che sembra si radano ogni tre o quattro giorni, tanto la testa  come la barba. Essi vivono con molta larghezza, hanno monache. del  medesimo ordine e vivono insieme con loro e il popolo li ha molto in  basso conto, sembrandogli un male tanta dimestichezza con le monache.  Tutti i laici dicono che quando taluna di queste monache rimane incinta,  prende una medicina con la quale si libera subito della creatura, e ciò  è molto noto, e a me sembra, secondo quanto ho visto in questo  monastero di frati e di monache, che il popolo abbia molta ragione circa  tutto quello che pensa di loro. Ho domandato ad alcune persone se  questi frati avevano l'abitudine di qualche altro peccato, e mi hanno  detto di si e proprio con i ragazzi ai quali insegnano a leggere e a  scrivere. E costoro che vanno vestiti come frati e gli altri bonzi che  vanno vestiti come chierici si detestano gli uni con gli altri.
18. Di due cose mi sono molto stupito in questa  terra: la prima nel vedere in quale poco conto si tengono peccati grandi  e abominevoli, e la causa è che i loro antenati si abituarono a vivere  in tal modo e che da ciò presero esempio i loro discendenti. Vedete come  il continuare nei vizi che sono contro natura corrompa l'istinto  naturale, cosi come il continuo trascurare le imperfezioni distrugge e  annienta la perfezione. La seconda cosa è stata quella di vedere che i  laici vivono meglio nel loro stato di quanto non vivano i bonzi nel  loro, ed essendo questo manifesto, c'è da meravigliarsi per la stima in  cui li tengono. Vi sono molti altri errori fra questi bonzi, e sono  maggiori fra coloro che più sanno.
19. Ho parlato molte volte con alcuni [bonzi] dei  più sapienti, specialmente con uno per il quale tutti da queste parti  hanno molto rispetto, sia per i suoi studi, la vita e la dignità che ha,  sia per la grande età che è di ottanta anni; si chiama Ninxit che,  nella lingua del Giappone, vuoi dire: «Cuore di verità» 18. Egli è fra  loro come un vescovo e, se il nome gli corrispondesse, sarebbe  benavventurato. In molte conversazioni che avemmo lo trovai dubbioso e  non si sapeva decidere se la nostra anima è immortale o se muore insieme  al corpo: alcune volte mi dice si, altre no. Io temo che non siano cosi  gli altri dotti. Questo Ninxit è tanto amico mio che è una meraviglia.  Tutti, tanto laici come bonzi, si rallegrano molto con noi e si  stupiscono molto nel vedere che veniamo da paesi tanto lontani — come è  dal Portogallo al Giappone, che sono più di seimila leghe — solamente  per parlare delle cose di Dio e sul come le genti devono salvare le loro  anime credendo in Gesù Cristo; inoltre aggiungono che il fatto per cui  siamo venuti in questi luoghi è una cosa ordinata da Dio.
20. Una cosa vi faccio sapere in modo che  rendiate molte grazie a Dio Nostro Signore, e cioè che questa isola del  Giappone è molto disposta affinchè in essa si accresca molto la nostra  santa fede; e se noi sapessimo parlare la lingua, non ho alcun dubbio  nel credere che si farebbero molti cristiani. Piacerà a Dio nostro  Signore che noi la si apprenda in breve, perché cominciamo già a capirla  e spieghiamo i dieci comandamenti dopo i quaranta giorni che abbiamo  impiegato per apprenderli. Vi do questo resoconto cosi minuzioso in modo  che tutti rendiate grazie a Dio nostro Signore, dato che si scoprono  luoghi in cui i vostri
18 Si tratta del bonzo Niniitsu, che era anche un  illustre letterato e capo del monastero di Fukushòji. Si può aggiungere  che, nonostante la veneranda età attestata da! Saverio, nel 1577  l'insigne bonzo era ancora vivo e si addolorò molto quando apprese che  il Saverio era morto da tempo.santi desideri si possano realizzare ed  adempiere e anche perché vi armiate di molta virtù e di desiderio di  patire molti travagli per servire Cristo nostro Redentore e Signore.  Ricordatevi sempre che Dio apprezza di pili una buona disposizione piena  di umiltà con cui gli uomini si offrono a Lui, facendo offerta della  loro vita solo per Suo amore e gloria, di quanto non apprezzi e stimi i  servizi che Gli rendono, per molti che siano.
21. Siate preparati, perché non ci vorrà molto  che prima di due anni  vi scriva affinchè molti di voi vengano in  Giappone. Intanto disponetevi a ricercare una grande umiltà, vincendo  voi stessi in tutte quelle cose per le quali sentite o dovreste sentire  ripugnanza, adoperandovi con tutte le forze che Dio vi da onde  conoscervi intcriormente per quello che siete. E in tal modo voi  crescerete in una maggiore fede, speranza, fiducia e amore verso Dio e  nella carità col prossimo, poiché dalla diffidenza verso noi stessi  nasce la fiducia in Dio, che è veritiera, e per questa via otterrete  l'umiltà intcriore di cui in tutti i luoghi, e soprattutto in questi,  avrete una necessità maggiore di quanto pensiate. State attenti a non  insuperbirvi della buona opinione in cui il popolo vi tiene, a meno che  non fosse per sentirvi confusi, perché da questa trascuratezza alcune  persone arrivano a perdere l'umiltà intcriore, aumentando una certa  superbia e, con passar del tempo, non sapendo quanto ciò sia per loro  dannoso, quelli che li lodavano arrivano a perdere la devozione per loro  ed essi stessi sono inquieti e non trovano consolazione né dentro né  fuori.
22. Pertanto vi prego, in tutte le vostre cose,  di fondarvi totalmente / in Dio, senza confidare nel vostro potere o  sapere od opinione umana, ) e in tal modo faccio conto che voi siate  preparati per tutte le grandi avversità, sia spirituali sia corporali,  che vi possono accadere, poiché Dio ', solleva e fortifica gli umili,  soprattutto quelli che nelle cose piccole e bas- / se hanno visto le  loro debolezze come in un limpido specchio e in esse / seppero vincersi.  Questi tali, quando si vedono in tribolazioni maggiori / di quelle in  cui mai si siano trovati, e sprofondando in esse, né il demonio con i  suoi ministri, né le molte tempeste del mare, né le genti malvage e  barbare tanto del mare come della terra, né alcun'altra creature li può  danneggiare: essi sanno per certo — stante la grande confidenza che  hanno in Dio — che senza il Suo permesso o licenza non possono far  niente.
23. Ed essendo a Lui manifeste tutte le loro  intenzioni e il desiderio di servirlo ed essendo tutte le creature a Lui  obbedienti, confidando in Lui non temono alcuna cosa, se non soltanto  di offenderlo; essi sanno che, quando Dio permette al demonio di fare il  suo mestiere e alle creature di perseguitare un uomo, è per provarlo  oppure per una migliore conoscenza intcriore, o per castigo dei propri  peccati, o per maggior merito oppure per sua umiliazione. In questo modo  gli uomini ringraziano infinitamente Dio perché concede loro tanto  dono, e amano coloro che li perseguitano poiché sono lo strumento con  cui viene loro cosi gran bene; e non avendo essi di che pagare tale  grazia e per non essere ingrati, pregano Dio per i persecutori con  grande efficacia: spero in Dio che cosi sarete voialtri.Io conosco una  persona ( Qui il Saecrio parla di se medesimo) alla quale Dio ha  concesso una grande grazia allorquando molte volte, sia nei pericoli  come fuori di essi, si preoccupava di porre in Lui ogni sua speranza e  fiducia, e il profitto che le venne da ciò sarebbe assai lungo da  scrivere. E poiché le maggiori tribolazioni in cui voi finora vi siete  visti sono piccole al confronto di quelle che dovrete vedere se voi  verrete in:Giappone vi supplico e vi chiedo quanto posso, per amore e  servizio di Dio nostro Signore, che vi disponiate al massimo,  distruggendo molto le vostre affezioni personali  poiché, sono  d'impedimento a tanto bene. E badate molto a voi stessi fratelli miei in  Gesù Cristo" perché" nell'inferno vi sono molti i quali, quando stavano  nella vita presente, furono la causa e lo strumento affinchè gli altri  si salvassero per mezzo delle loro parole e se ne andassero alla gloria  del paradiso, mentre loro, mancando di umiltà intcriore, andarono  all'inferno essendosi fondati su una ingannevole e falsa opinione di  loro stessi. E nell'inferno non vi è nessuno di coloro che, quando  stavano nella vita presente, si adoperarono nell'adottare misure con le  quali ottennero questa umiltà interiore.
25. Ricordatevi sempre quel detto del Signore che dice: «Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l'anima sua?». Non fate alcun fondamento su voialtri sembrandovi di essere da molto tempo nella Compagnia, e essendo più anziani gli uni degli altri, per questo motivo valete più di coloro che non vi si trovano da tanto tempo. Io mi rallegrerei e sarei molto consolato nel sapere che i più anziani occupano molte volte il loro intelletto nel pensare quanto male hanno approfittato del tempo trascorso nella Compagnia, e quanto ne hanno perduto nel non andare avanti, ma anzi tornando indietro. Infatti coloro che non vanno crescendo nella via della perfezione, perdono quello che hanno guadagnato, mentre i più anziani, che si preoccupano di progredire, si sentono molto confusi e si dispongono a ricercare una umiltà intcriore più che esteriore e di nuovo prendono animo e forza per recuperare ciò che è perduto; in questo modo sono di grande edificazione, dando un esempio e un buon odore di sé ai novizi e agli altri con cui conversano. Esercitatevi sempre e di continuo in questo esercizio, dato che desiderate emergere nel servizio di Cristo.
26. E credetemi: voi che verrete da questi parti,  sarete ben provati per quelle che siete, e per quanta diligenza voi  abbiate nel conquistare e ottenere molte virtù, fate conto che non ne  avrete d'avanzo. Non vi dico queste cose per farvi capire che è una cosa  difficile servire Dio e che non è né lieve né soave il giogo de!  Signore, ma se gli uomini si preparassero a cercare Dio, prendendo e  abbracciando i mezzi necessari a ciò, troverebbero tanta soavità e  consolazione nel servirlo, che tutta la ripugnanza che provano nei  vincere se stessi, sarebbe per loro più facile eia combattere se  sapessero quale diletto e contentezza di spirito perdono per non  sforzarsi nelle tentazioni. Queste, dunque, sogliono impedire nei deboli  il grande bene e la conoscenza della somma bontà di Dio e il riposo per  questa vita faticosa, poiché vivere in essa senza godere di Dio non è  una vita, ma una morte continua.
27. Io temo che il nemico renda inquieti alcuni  di voialtri, proponendovi cose ardue e grandi per il servizio di Dio e  che fareste se vi trovaste in altre parti da quelle dove ora state. Il  demonio ordina tutto ciò allo scopo di sconfortarvi, rendendovi inquieti  in modo da non ottenere frutto nelle vostre anime e in quelle del  prossimo nei luoghi dove vi trovate al presente, dandovi ad intendere  che perdete tempo. È questa una chiara, manifesta e comune tentazione  per molti che desiderano servire Dio: vi prego molto di resistere a  questa tentazione poiché è cosi dannosa allo spirito e alla perfezione  da impedire di andare avanti e fa tornare indietro con molta aridità e  desolazione di spirito.
28. Pertanto ognuno di voi, nei luoghi ove si  trova, s'impegni molto per trarre profitto prima per sé e poi per gli  altri, avendo per sicuro che in nessun'altra parte può servire tanto Dio  come laddove uno si trova per obbedienza, confidando in Dio nostro  Signore il quale farà sentire al vostro superiore — quando sarà il  momento — che vi mandi per obbedienza nei luoghi dove Egli sarà più  servito. In questa maniera farete progressi nelle vostre anime vivendo  confortati e utilizzando bene il tempo che è una cosa tanto preziosa,  pur senza essere conosciuta da molti, dato che sapete quale stretto  conto dovrete rendere di esso a Dio nostro Signore. Infatti, dato che  non rendete alcun frutto poiché non state nei luoghi dove desiderereste  trovarvi, cosi, allo stesso modo, nei luoghi dove ora state non trarrete  alcun profitto né per voi né per gli altri, avendo i pensieri e i  desideri occupati altrove.
29. Voi che state in questo Collegio di Santa Fé  dovete osservare molto voi stessi ed esercitarvi nel conoscere le vostre  debolezze, manifestandole alle persone che vi possono aiutare e dar un  rimedio per esse, come sarebbero i vostri confessori già sperimentati,  oppure altre persone spirituali della Casa affinchè, quando uscirete dal  collegio, sappiate per prima cosa curare voi stessi e dopo gli altri,  grazie a ciò che vi hanno insegnato l'esperienza e le persone che vi  hanno aiutato nelle cose spirituali E sappiate per certo che molti  generi di tentazioni penetreranno in voi, quando andrete soli oppure a  due a due, sottoposti a molte prove nelle terre dei pagani e nelle  tempeste del mare, tutte cose che non avete provato durante il tempo che  stavate nel collegio. E se non sarete molto esercitati ed esperti nel  saper vincere i propri disordinati affetti con grande conoscenza degli  inganni de! nemico, giudicate voi, o fratelli, il pericolo che correrete  quando mostrerete al mondo che è tutto fondato sulla cattiveria e come  farete a resistergli se non sarete molto umili.
30. Io vivo anche col grande timore che Lucifero,  servendosi dei suoi molti inganni e trasformandosi in angelo di luce,  rechi turbamento ad alcuni di voi rappresentandovi le molte grazie che  Dio Nostro Signore vi ha fatto, da quando siete entrati nel Collegio,  nel liberarvi dalle molte miserie che avete provato quando stavate nel  mondo. Ciò potrà in-durvi ad alcune false speranze onde portarvi via dal  Collegio prima del tempo facendovi credere che se finora, stando voi  nel Collegio e in cosi poco tempo, Dio nostro Signore vi ha concesso  tante grazie, molte di più ve ne farà se uscirete da esso per far frutto  nelle anime, facendovi credere che state perdendo il tempo.
31. A questa tentazione potete resistere in due  maniere: la prima, considerando attentamente in voi medesimi che se i  grandi peccatori che vivono nel mondo stessero dove voialtri siete,  fuori dalle occasioni di peccare e posti in un luogo adatto ad  acquistare grande perfezione, quanto sarebbero matati da quello che sono  e forse potrebbero far confondere molti di voialtri! Vi dico questo  affinchè pensiate che la mancanza delle occasioni per offendere Dio e i  molti mezzi e aiuti che in codesta casa vi sono per godere di Dio, sono  motivo per non peccare gravemente. Coloro che non conoscono da dove  venga loro tanta misericordia, attribuiscono a se stessi il bene  spirituale che viene loro dal raccoglimento, state sempre in umiltà e   farete molto frutto nelle anime, andando tranquilli e sicuri in  qualunque parte andrete.
37. Poiché è ragionevole che coloro i quali  avvertono molto in se stessi le loro passioni e con gran diligenza le  curano bene, potranno senti-' re e curare con carità quelle del  prossimo, soccorrendolo nei suoi bisogni, : dando la vita per esso;  poiché come hanno ricavato profitto nella loro anima sentendo e curando  le proprie passioni, cosi sapranno curare e arrivare a sentire quelle  altrui; e là dove essi sono giunti a sentire la passione di Cristo, là  essi saranno lo strumento perché altri la sentano. Al contrario non vedo  in qual modo coloro che non la sentono in sé, la possano far sentire  agli altri.
38. Nel paese di Paolo di Santa Fé 25, nostro  buono e sincero amico, fummo ricevuti dal capitano della città e dal  sindaco del luogo 26 con grande benevolenza e affetto, e cosi da tutto  il popolo, mentre tutti si meravigliavano molto nel vedere padri della  terra dei portoghesi. Non si sono scandalizzati in nessun modo per il  fatto che Paolo si sia fatto cristiano, ma anzi lo apprezzano molto e si  rallegrano tutti con lui, tanto i suoi parenti come coloro che non lo  sono, per essere stato in India e aver visto cose che questi di qua non  videro. Il duca di questa terra 27 si è rallegrato molto con lui, gli ha  reso molto onore chiedendogli molte cose circa gli usi e il valore dei  portoghesi; e Paolo lo ha informato di tutto, e di ciò il duca si è  mostrato molto contento.
39. Quando Paolo andò a parlare col duca, il  quale stava a cinque leghe da Kagoshima 28, portò con sé un'immagine  assai venerata di Nostra Signora che avevamo recato con noialtri, e il  duca si rallegrò straordinariamente quando la vide e si pose in  ginocchio davanti ali 'immagine di Cristo nostro Signore e di Nostra  Signora, adorandola con molta devozione e riverenza 29 e ordinando a  tutti quelli che stavano con lui di fare altrettanto. Dopo la mostrarono  alla madre del duca, la quale si meravigliò nel vederla, dimostrando  molto piacere. Dopo che Paolo tornò a Kagoshima, dove noi stavamo, la  madre del duca dopo pochi giorni mandò un nobile per ordinare in qual  modo si potesse fare un'altra immagine come quella, ma non essendovi nel  paese il materiale adatto, si tralasciò di farlo. Questa signora mandò a  chiedere di mandarle per iscritto ciò in cui i cristiani credono, e  cosi Paolo occupò alcuni giorni nel farlo, e nella sua lingua scrisse  molte cose della nostra fede.
40. Credete una cosa, e di ciò ringraziate molto  Dio: si apre una strada dove i vostri desideri si possono realizzare; e  se noi sapessimo parlare [il giapponese], già avremmo ottenuto molto  frutto. Paolo si è dato tanto da fare con molti dei suoi parenti ed  amici, predicando loro giorno e notte, ed è stata la causa per cui sua  madre, la moglie e la figlia e molti suoi parenti, tanto uomini come  donne e amici, si sono fatti cristiani. Qua finora non si  scandalizzavano se uno si fa cristiano, e siccome gran parte di loro sa  leggere e scrivere, imparano presto le orazioni.
41. Piacerà a Dio nostro Signore di farci  imparare la lingua in modo da poter parlare delle cose di Dio, perché  allora faremo molto frutto con il suo aiuto, grazia e favore. Ora stiamo  fra loro come tante statue, perché essi parlano e conversano con noi di  molte cose, e noialtri, non comprendendo la lingua, stiamo zitti. Per  il momento ci capita di essere come fanciulli che imparano a parlare e  piacesse a Dio che fossimo uguali a loro nella semplicità e nella  purezza dell'animo. Siamo costretti ad adottare misure e prepararci ad  essere come loro sia nell'imparare a parlare sia nel-Timitare la  semplicità dei fanciulli che sono privi di malizia.
42. E per questo Dio ci ha fatto una grazia assai  grande e particolare nel portarci in questi luoghi di pagani affinchè  non ci dimenticassimo di noi stessi, dato che è una terra tutta di  idolatrie e di nemici di Cristo. Noi non abbiamo in chi poter confidare e  sperare se non in Dio, dato che non abbiamo qua parenti, né amici né  conoscenti e non vi è alcuna pietà cristiana, perché tutti sono nemici  di Colui che fece il ciclo e la terra. E per questa ragione siamo  costretti a riporre tutta la nostra fede, speranza e fiducia in Cristo  nostro Signore e non in alcuna creatura vivente poiché, per il loro  paganesimo, tutti sono nemici di Dio. In altri luoghi, dove il nostro  Creatore, Redentore e Signore è conosciuto, le creature sogliono essere  causa e impedimento per farci dimenticare Dio, come è l'amore del padre,  della madre, dei parenti, amici e conoscenti, oppure l'amore per la  propria patria e l'avere il necessario, tanto essendo sani come nelle  malattie, possedendo beni temporali o amici spirituali che ci aiutano  nelle necessità corporali. Ma soprattutto ciò che più obbliga a sperare  in Dio è la mancanza di persone che ci aiutino nello spirito: di modo  che qui, in terre straniere dove Dio non è conosciuto, Egli ci_£ojTcede^  tanta grazia che le creature ci costringono e ci aiutano a non  dimenticare di riporre tutta la nostra fede, speranza e fiducia nella  Sua divina bontà, mancando esse di ogni amore di Dio e di pietà  cristiana.
43. Nel considerare questa grande grazia che Dio  nostro Signore ci fa insieme a molte altre, rimaniamo confusi nel vedere  la misericordia cosi manifesta che Egli usa verso noialtri. Noi  pensavamo di rendere a Lui qualche servizio venendo in questi luoghi per  accrescere la Sua santa fede, ma adesso, per la Sua bontà, ci ha fatto  chiaramente conoscere e capire la grazia cosi immensa che ci ha concesso  nel condurci in Giappone, liberandoci dall'amore di molte creature che  ci impedivano di avere maggiore fede, speranza e fiducia in Lui.  Giudicate ora voi, se noi fossimo quello che dovremmo essere, quanto  tranquilla, confortata e tutta piena di gioia sarebbe la nostra vita,  sperando solamente in Colui dal quale procede ogni bene e che non  inganna coloro che in Lui confidano, ma anzi è più generoso nel dare di  quello che non siano gli uomini nel chiedere e nello sperare. Per amore  di Nostro Signore aiutateci a render grazie di cosi grande dono affinchè  non cadiamo nel peccato di ingratitudine. Infatti in coloro che  desiderano servire Dio, questo peccato è la causa per cui Dio nostro  Signore tralascia di fare maggiori grazie di quelle che concede, non  essendo essi a conoscenza di una grazia cosi grande in modo da potersi  servire di essa.
44. Ci è anche necessario mettervi a parte di  altre grazie che Dio ci concede e che, per Sua misericordia, ci fa  conoscere, affinchè ci aiutiate a ringraziare sempre Dio per esse. Ed è  che negli altri luoghi l'abbondanza dei cibi corporali suole essere la  causa e l'occasione per cui aumentano le voglie disordinate, lasciando  molte volte mortificata la virtù dell'astinenza, per cui gli uomini  patiscono un notevole danno tanto nell'anima come nel corpo. Da qui  derivano per la maggior parte le infermità corporali e anche spirituali,  e gli uomini finiscono per soffrire molti tormenti nell'adottare un  rimedio e, prima di ottenerlo, molti abbreviano i giorni della vita  soffrendo nel corpo molti generi di tormento e di dolore, e prendendo,  per guarire, medicine che danno più fastidio nel prenderle di quanto non  davano gusto i cibi nel mangiare e nel bere. E oltre a queste  tribolazioni, essi si cacciano in altre maggiori che mettono la loro  vita in potere dei medici i quali arrivano ad indovinare la cura solo  dopo esser passati loro per molti errori.
45. Dio ci ha concesso una grande grazia nel  condurci in questi luoghi, i quali mancano di ogni abbondanza che, anche  se volessimo concedere qualcosa di superfluo al corpo, non lo permette  la terra. Non uccidono né mangiano animali allevati da loro, alcune  volte mangiano pesce, riso e grano, anche se poco. Vi sono molte erbe  con le quali si sostentano e alcune frutta, ma poche. La gente di questa  terra vive meravigliosamente sana e vi sono molti vecchi. Si vede bene  nei giapponesi come il nostro fisico si sostenga con poco, anche se non  vi è cosa che lo contenti. Noi viviamo in questa terra molto sani nel  corpo. Piacesse a Dio che cosi lo fossimo nell'anima!
46. Siamo quasi costretti a farvi conoscere una  grazia che, a quanto sembra, Dio nostro Signore ci concederà, affinchè  con i vostri sacrifici e orazioni ci aiutiate a non demeritarla. Il  fatto è che gran parte dei giapponesi sono bonzi, e costoro sono molto  obbediti nel luogo dove vivono, benché i loro peccati siano manifesti a  tutti. E il motivo per cui sono molto stimati mi sembra che sia a causa  della grande astinenza che fanno: non mangiano mai carne né pesce, ma  solo erbe, frutta e riso e questo una sola volta al giorno, in maniera  molto misurata, e non prendono vino.
47. I bonzi sono molti e le case assai povere di  rendite. Per questa continua astinenza che essi fanno e dato che non  hanno relazione con donne, specialmente coloro che vanno vestiti di nero  come chierici, sotto pena di perdere la vita, e per saper raccontare  alcune storie, o per meglio dire favole delle cose in cui credono,  proprio per questo motivo mi sembra li tengano in grande venerazione. Ed  essendo noi e loro tanto all'opposto nel modo di sentire Dio e di come  si devono salvare le genti, non mancherà molto che noi saremo  perseguitati da essi, e non soltanto a parole.
48. In questi luoghi quello che noi pretendiamo è  di portare le genti alla conoscenza del loro Creatore, Redentore e  Salvatore Gesù Cristo nostro Signore. Viviamo con molta fiducia,  sperando in Colui che ci darà le forze, la grazia, l'aiuto e il favore  per mandare avanti tutto questo. Non mi pare che la gente del posto, per  quanto li riguarda, ci contrasterà o perseguiterà, a meno che non sia a  causa dei molti fastidi da parte dei bonzi. Noi non intendiamo avere  divergenze con loro, ma neanche per timore di loro tralasceremo di  parlare della gloria di Dio e della salvezza delle anime: ed essi non ci  potranno fare più male di quanto Dio nostro ! Signore permetterà loro. E  il male che da parte loro ci venisse, rappresen- • ta una grazia che ci  farà Dio nostro Signore se, per suo amore e servizio ', e zelo delle  anime, ci abbreviassero i giorni della vita ed essi fossero gli /  strumenti per mezzo dei quali finisca questa continua morte in cui  vivia- ', mo e si adempiano in breve i nostri desideri, andando a  regnare per sem- / pre con Cristo. La nostra intenzione è di spiegare e  palesare la verità, per• quanto essi ci possano contraddire, poiché Dio  ci obbliga ad amare di più la salvezza del nostro prossimo che non la  nostra vita corporale. Noi desideriamo, con l'aiuto, il favore e la  grazia di nostro Signore, di adempiere questo precetto, dandoci Lui la  forza intcriore per manifestarlo in mezzo a tante idolatrie come vi sono  in Giappone.
49. Noi viviamo con la grande speranza che ci  farà questa grazia, anche se diffidiamo completamente delle nostre  forze, riponendo ogni nostra speranza in Gesù Cristo nostro Signore e la  Santissima Vergine Santa Maria Sua Madre, e in tutti i nove cori degli  angeli, scegliendo fra tutti loro come speciale protettore, san Michele  Arcangelo, principe e difensore di tutta la Chiesa militante. Nei  confidiamo molto in quell'Arcangelo al quale è affidata in particolare  la custodia di questo grande regno del Giappone, raccomandandoci tutti i  giorni soprattutto a Lui e, insieme a Lui, a tutti gli altri angeli  custodi che hanno lo speciale incarico di pregare Dio nostro Signore per  la conversione dei giapponesi, di cui sono a guardia. E non tralasciamo  di invocare tutti quei santi beati i quali, vedendo tanta dannazione  delle anime, sospirano sempre per la salvezza di tante immagini e  somiglianze di Dio, confidando moltissimo che a tutte le nostre  negligenze e mancanze di non raccomandarci come dobbiamo a tutta la  corte celeste, suppliranno i beati della nostra santa Compagnia che  stanno lassù in ciclo, presentando sempre i nostri poveri desideri alla  Santissima Trinità.
50. Per la somma bontà di Dio nostro Signore sono  maggiori le nostre speranze di ottenere vittoria grazie a tanto favore  ed aiuto, di quanto non siano gli ostacoli che il nemico ci pone innanzi  onde tornare indietro, quantunque non cessino di essere molti e grandi;  tuttavia non dubito che farebbero in noi molta impressione qualora  facessimo qualche fondamento nel nostro potere o sapere Per la sua  grande misericordia Dio no-' stro Signore permette che il nemico ci  ponga innanzi tanti timori, travagli e pericoli onde umiliarci e  abbassarci, affinchè giammai confidiamo , nelle nostre forze e potere,  ma solamente in Lui e in coloro che sono par-j tecipi della Sua bontà.  In questo luogo Egli ci mostra bene la Sua infinita clemenza e lo  speciale ricordo che ha di noi, facendoci conoscere e sentire dentro le  nostre anime quanto poco valiamo, poiché ci permette di essere  perseguitati da piccole tribolazioni e pochi pericoli, affinchè non ci  si dimentichi di Lui facendo affidamento in noi stessi. Poiché facendo  il contrario, per coloro i quali fanno qualche affidamento in loro  stessi, le piccole tentazioni e persecuzioni sono più faticose per lo  spirito e difficili da sopportare, di quanto non lo siano i molti e  grandi pericoli e travagli per coloro i quali, diffidando completamente  di sé, confidano totalmente in Dio.
51. Per nostra consolazione abbiamo il grande  dovere di mettervi a parte di una grande preoccupazione in cui viviamo,  affinchè ci aiutiate con i vostri sacrifici e orazioni. Ed è che,  essendo noti a Dio nostro Signore tutte le nostre continue malvagità e i  grandi peccati, viviamo con il dovuto timore che Egli tralasci di  concederci i doni e darci la grazia per cominciare a servirLo con  perseveranza sino alla fine, qualora non vi fosse un grande emendamento  da parte nostra. Per questo ci è necessario prendere per intercessori  sulla terra tutti i membri della benedetta Compagnia del nome di Gesù,  con tutti i suoi devoti ed amici, affinchè, con la loro intercessione,  siamo presentati alla santa Madre Chiesa universale, sposa di Cristo  nosrro Signore e nostro Redentore, nella quale crediamo fermamente e  senza poter dubitare, e che confidiamo dividerà con noi i suoi molti e  infiniti meriti.
52. E inoltre per mezzo suo siamo presentati e  raccomandati a tutti i beati del ciclo, specialmente a Gesù Cristo, Suo  sposo, nostro Redentore e Signore, e alla Santissima Vergine, sua Madre,  affinchè continuamente ci raccomandino a Dio Eterno Padre, da cui nasce  e procede ogni bene, pregandolo di preservarci sempre dall'offenderLo,  non cessando di farci continue grazie, senza guardare alle nostre  cattiverie, ma solo alla Sua bontà infinta, poiché soltanto per Suo  amore siamo venuti in questi luoghi, come Egli sa bene, dato che a Lui  sono manifesti tutti i nostri cuori, le intenzioni e i poveri desideri  che sono quelli di liberare le anime le quali da più di millecinquecento  anni sono sotto la schiavitù di Lucifero che si fa adorare da esse come  Dio sulla terra. Infatti egli [Lucifero] non fu cosi potente da  ottenere questo nel ciclo e, dopo esserne stato cacciato, si vendica per  quanto può di molti e anche dei miseri giapponesi.
53. E bene che vi mettiamo a parte delia nostra  permanenza a Ka-goshima. Noi siamo arrivati qui al tempo in cui i venti  erano contrari per andare a Miyako 30 che è la principale città del  Giappone, dove stanno il re 31 e i maggiori signori del regno, ma non vi  è un vento che ci serva per andare là se non da qui a cinque mesi:  allora, con l'aiuto di Dio, andremo. Da qui a Miyako vi sono trecento  leghe. Ci dicono grandi cose di quella città: affermano che supera le  novantamila case, che si trova inessa una grande Università di studenti,  con dentro cinque collegi principali, e pili di duecento case di bonzi e  di altri simili a frati, che chiamano gixu 32 e monache che chiamano  Amacata 3J.
54. Oltre a questa Università di Miyako vi sono  altre cinque Università principali, i nomi delle quali sono questi: Goya  , Negru , Fieson , Omy , queste quattro stanno nei dintorni di Miyako e  ci dicono che in ognuna di esse vi sono più di tremilacinquecento  studenti. Vi è un'altra Università molto lontana da Miyako, che si  chiama Bandu, che è la maggiore e la pili importante del Giappone e  nella quale vanno più studenti che in qualunque altra. Bandu è una  signoria molto grande, dove sono sei duchi e fra essi ve ne è uno più  importante a cui tutti obbediscono, e questo più importante obbedisce al  re del Giappone. Ci dicono tante cose sulla grandezza di queste terre e  delle Università che, per poterle confermare e descrivere come vere,  saremmo lieti per prima cosa di vederli e, se sono cosi come ci dicono,  dopo averne fatto esperienza ve lo scriveremo molto dettagliatamente.
55. Oltre a queste Università principali, ci  dicono che nel regno ve ne sono molte altre piccole. Dopo aver visto la  disposizione a fruttificare che da queste parti si può ottenere nelle  anime, non ci vorrà molto a scrivere a tutte le principali Università  della cristianità per sgravare le nostre coscienze e per aggravare le  loro, in quanto con le molte loro virtù e scienza possono curare cosi  gran male, convertendo tanti infedeli alla conoscenza del loro Creatore,  Redentore e Salvatore.
56. A loro, come ai nostri superiori e padri, e  desiderando che ci considerino quali figli più piccoli, noi scriveremo  circa il frutto che si può fare con il loro favore e aiuto, in modo che  coloro i quali non possono venire qua favoriscano coloro che si  offrissero, per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, di essere  partecipi di consolazioni e contentezze spirituali maggiori di quelle  che per caso hanno laggiù. E se la disposizione di questi luoghi fosse  tanto grande come ci va apparendo, non tralasceremo di farne parte a Sua  Santità, poiché è Vicario di Cristo sulla terra e pastore di coloro che  in Lui credono e anche di coloro che sono disposti a venire a  conoscenza del loro Redentore e Salvatore e ad appartenere alla Sua  giurisdizione spirituale. Non dimenticheremo di scrivere a tutti i  devoti e benedetti fratelli che vivono con molti santi desideri di  glorificare Gesù Cristo nelle anime che non Lo conoscono. E per molti  che ne vengano, avanza sempre posto in questo grande regno, in modo da  adempiere i loro desideri, e anche in un altro maggiore, che è quello  della Cina, al quale si può andare con sicurezza, senza ricevere  maltrattamenti dai cinesi, portando un salvacondotto del re del Giappone  che, speriamo in Dio, sarà nostro amico e dal quale si otterrà  facilmente questo lasciapassare.
57. Infatti vi faccio sapere che il re del  Giappone è amico del re della Cina 40 e ha il suo sigillo in segno di  amicizia e per poter dare un salvacondotto a coloro che vanno là. Molte  navi navigano dal Giappone alla Cina ed è una traversata che in dieci o  dodici giorni si può fare. Viviamo con la grande speranza che se Dio  nostro Signore ci darà dieci anni di vita, vedremo in questi luoghi  grandi cose grazie a coloro che da laggiù [Goa] verranno e per mezzo di  coloro che in questi luoghi Dio condurrà al raggiungimento della Sua  vera conoscenza. Durante tutto l'anno 1551 speriamo di scrivervi assai  minuziosamente circa la disposizione che vi è a Miyako e nelle  Università affinchè Gesù Cristo nostro Signore sia in esse conosciuto.  Quest'anno vanno nell'India due bonzi, i quali sono stati nelle  Università di Bandu e Miyako, e con loro molti giapponesi allo scopo di  imparare le cose della nostra Legge.
58. Il giorno di San Michele 41 parlammo con il  duca di questa terra che ci ha reso grande onore dicendo di custodire  molto bene i libri in cui stava scritta la Legge dei cristiani,  aggiungendo che, se la Legge di Gesù Cristo era vera e buona, essa  doveva rincrescere molto al demonio. Di li a pochi giorni ha dato  licenza ai suoi vassalli affinchè tutti coloro che volevano essere  cristiani lo diventassero. Queste notizie cosi buone ve le scrivo alla  fine della lettera per vostra consolazione e affinchè rendiate grazie a  Dio nostro Signore. Credo che quest'inverno saremo occupati nel  compilare una spiegazione in lingua giapponese degli articoli della  fede, alquanto ampia per farla stampare e, poiché tutta la gente di  riguardo sa leggere e scrivere, in tal modo la nostra santa fede si  estenderà in molti luoghi, dato che non possiamo accorrere dappertutto.  Paolo, il nostro carissimo fratello, tradurrà fedelmente nella sua  lingua tutto quello che è necessario per la salvezza delle loro anime.  Adesso vi conviene, dato che si scopre tanta disposizione, che tutti i  vostri desideri siano, per prima cosa, di palesarvi come grandi servi di  Dio nel ciclo, e ciò farete se in questo mondo sarete intcriormente  umili nelle vostre anime e nella vita, lasciando ogni_cura a Dio, il  quale vi darà credito con il prossimo sulla terra, e, se Egli  tralasciasse di farlo, sarà per vedere il pericolo che correte  attribuendo a voialtri ciò che è di Dio. Vivo assai consolato  sembrandomi che vedrete sempre in voi stessi tante cose intcriori da  biasimare e giungerete ad una grande avversione di ogni disordinato amor  proprio, e in pari tempo a tanta perfezione che a ragione il mondo non  troverà niente da rimproverare in voialtri: in questo modo udire le sue  lodi sarà per voi una penosa croce, vedendo chiaramente in esse le  vostre mancanze.
60. Termino cosi senza poter finire di scrivere  il grande amore che provo per tutti voi in generale e in particolare; e  se in questa vita presente si potessero vedere i cuori di coloro che si  amano in Cristo, credete, Fratelli miei carissimi, che nel mio voi vi  vedreste chiaramente. E se non vi riconosceste, mirandovi in esso,  sarebbe perché io vi tengo in tale stima e voialtri, stante la vostra  virtù, vi tenete in tale disprezzo che, a causa della vostra umiltà,  sareste impediti di vedervi e conoscervi in esso, e non certo perché le  vostre immagini non siano impresse nella mia anima e nel cuore. Molto vi  supplico affinchè vi sia tra voi un vero amore, non lasciando  germogliare amarezze nell'animo. Trasformate una parte del vostro  fervore nell'amarvi gli uni con gli altri è'una parte del desiderio di  ,'. soffrire per Cristo, in un patire per Suo amore, vincendo in  voialtri tutte quelle ripugnanze che non lasciano crescere questo amore.  Voi sapete infatti ciò che disse Cristo: che in questo Egli conosce i  Suoi, se si ameranno gii uni con gli altri.
Dio nostro Signore ci faccia sentire dentro le  nostre anime la Sua santissima volontà e la grazia per adempierla  perfettamente. Da Kagoshima, ai 5 di novembre dell'anno 1549. Il tutto  vostro carissimo fratello in Cristo
Francisco
  
Isola di Sancian dove è morto San Francesco Saverio