Molti altri sono gli esempi di geni presenti, ma inespressi, di organi inutili e di percorsi anatomici assai tortuosi, in molte specie. Questi dati di fatto fanno vittima la selezione naturale, ma anche l’idea di un disegno intelligente. Nel nostro libro (“Gli errori di Darwin”, Feltrinelli) sottolineiamo anche esempi di soluzioni perfette in biologia, dovute alle leggi della fisica, della chimica, dell’auto-organizzazione e altri principi di base che ancora ci sfuggono. Queste perfezioni si accompagnano a quegli sgorbi di natura. Così è la vita sulla terra e così, per ora almeno, dobbiamo pensarla.
Questa perenne compresenza di tratti e di tendenze tra loro contraddittori mi portano a un commento su un tema che è emerso nelle recensioni al nostro libro e nei blog relativi, sia in Italia che nel mondo anglosassone. Il tema, che nel libro non trattiamo, è l’appartenenza della nostra specie al resto del mondo animale, di contro all’unicità dell’essere umano. I neo-darwinisti, per loro vocazione, enfatizzano la continuità tra l’uomo e le bestie e ne traggono infelici “lezioni” sui comportamenti umani, l’estetica, la morale e la religione. Certo, condividiamo moltissimi geni con molte altre specie, giù giù fino al moscerino della frutta e al riccio di mare. Per non parlare, che so io, del coniglio, della tigre, della balena e dei tanto studiati scimpanzé e gorilla. Se è per questo, abbiamo in comune con i sassi e le nuvole e quant’altro esiste gli atomi tratti dal repertorio universale dei 92 elementi chimici.
Ma siamo anche diversi da tutto ciò, molto diversi. Il nostro giudizio su questa profonda ambivalenza, le “lezioni” da trarre da queste opposte considerazioni sono nostri, e tutt’altro che ovvi. La biologia ci dà segnali opposti e non si può sperare di essere esentati dal fare una scelta culturale, metafisica, morale, estetica, atea o religiosa. La scelta è nostra ed è ardua. Sta a noi decidere, magari diversamente da un secolo all’altro, diversamente da una cultura all’altra, da un’ideologia all’altra, se e quanto apparteniamo al resto della natura o invece da essa ci distacchiamo. La scienza è una meravigliosa avventura, sempre in movimento, sempre rinnovantesi, ma non dobbiamo sperare che le sue scoperte e le sue teorie decidano in vece nostra su questo importantissimo dilemma. Grazie per l’attenzione e per lo spazio che amabilmente mi riserva.
di Massimo Piattelli Palmarini
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