" Accadde perciò che potè vederlo lei sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza dell’opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della Verità: “Chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Mt 10,22)..."
San Gregorio Magno
Dal Vangelo secondo Giovanni 20,11-18.
Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.
Il Commento
Commento al Vangelo di :
San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelie sul Vangelo, 25,1-2.4-5 ; PL 76, 1189-1193
Dobbiamo considerare quanta forza d’amore aveva invaso l’anima di questa donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati. Cercava colui che non aveva trovato, piangeva in questa ricerca e, accesa di vivo amore per lui, ardeva di desiderio, pensando che fosse stato trafugato. Accadde perciò che potè vederlo lei sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza dell’opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della Verità: “Chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Mt 10,22)...
I santi desideri infatti crescono col protrarsi dell’attesa. Se invece nell’attesa si affievoliscono, è segno che non erano veri desideri. Ha provato questo ardente amore chiunque è riuscito a giungere alla verità. Così Davide che dice: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal 41,3). E la Chiesa dice ancora nel Cantico dei cantici: “Io sono malata d’amore” (Ct 5,8). E di nuovo dice: “l’anima mia è venuta meno” (Ct 2,5). “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s’infiammi di più nell’amore di lui.
“Gesù le disse: Maria!” (Gv 20,16). Dopo averla chiamata con l’appellativo generico del genere, senza essere riconosciuto, la chiama per nome; come se volesse dire: “Riconosci colui dal quale sei riconosciuta. Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale.” Maria dunque, chiamata per nome, riconosce il Creatore e subito grida: “Rabbunì”, cioè “Maestro”: era lui che ella cercava all’esterno, ed era ancora lui che la guidava interiormente nella ricerca.
San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Discorsi sul Vangelo, 25 ; PL 76, 1188
Maria, mentre piangeva, si chinò e guardò nel sepolcro. Eppure aveva già visto che era vuoto, e aveva annunciato la scomparsa del Signore. Perché allora si china ancora? Perché ancora desidera vedere? Perché l’amore non si accontenta di un solo sguardo; l’amore è una ricerca sempre più ardente. L’ha già cercato, ma invano; si ostina e finisce col ritrovarlo... Nel Cantico dei cantici, la Chiesa diceva dello Sposo: “Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amato del mio cuore; l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città; per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amato del mio cuore” (Ct 3,12). Due volte esprime la sua delusione: “L’ho cercato, ma non l’ho trovato”. Infine il successo corona i suoi sforzi: “Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: Avete visto l’amato del mio cuore. Da poco le avevo oltrapassate, quando trovai l’amato del mio cuore” (Ct 3,3-4).
Quanto a noi, quando, sul nostro letto, cerchiamo l’Amato? Durante i brevi riposi di questa vita, quando sospiriamo in assenza del nostro Redentore. Di notte lo cerchiamo, perché anche se il nostro spirito veglia già su di lui, i nostri occhi non vedono null’altro che la sua ombra. Ma poiché non troviamo l’Amato, alziamoci, facciamo il giro della città, cioè della santa assemblea degli eletti. Cerchiamolo con tutto il nostro cuore; guardiamo per le strade e per le piazze, cioè nei passaggi ripidi della vita o nelle sue vie spaziose; apriamo gli occhi, cerchiamo i passi dell’Amato del nostro cuore... Questo desiderio faceva dire a Davide: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Senza sosta, cercate il suo volto” (Sal 42,3).
San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelie sui vangeli, 25 ; PL 76, 1188-1196
« Se l'hai portato via tu ... » Come se Maria avesse già detto il motivo delle sue lacrime, parla di « lui », senza nemmeno aver pronunciato il suo nome. Tale è il segno dell'amore : sempre fissi in colui che si ama, si crede che tutti gli altri ne siano ugualmente occupati... Maria non immagina che si possa ignorare l'oggetto del suo immenso dolore.
Gesù le disse : « Maria ! » Dopo averla chiamata con l'appellativo generico di donna, senza essere riconosciuto, la chiama per nome ; come se volesse dire : « Riconosci colui dal quale sei riconosciuta ». Dio diceva lo stesso a Mosè, l'uomo perfetto : « Ti ho conosciuto per nome » (Es 33, 12). « Uomo » è il nome comune a tutti, invece, « Mosè » è il nome proprio, e il Signore gli dice chiaramente che lo conosce con il suo nome, e sembra dichiarargli : « Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale ».
Maria dunque, chiamata per nome, riconosce il suo creatore e subito grida : « Rabbunì », cioè Maestro : era lui che lei cercava all'esterno, ed era ancora lui che la guidava interiormente nella ricerca... « Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli : 'Ho visto il Signore' e anche ciò che le aveva detto ». In questo momento il peccato degli uomini abbandona il cuore da cui era entrato. Poiché nel Paradiso, è stata una donna a tendere all'uomo il frutto della morte ; al sepolcro, è nuovamente una donna, ad annunciare la vita agli uomini e a riportare le parole di colui che dà la vita.