DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Panteno, missionario cristiano nell’India nel II secolo

di Ilaria Ramelli

L’
India, sebbene molto lontana dalla Palestina dove il cristia­nesimo ebbe origine, ricevet­te l’annuncio cristiano assai antica­mente, almeno 12 secoli prima dell’ar­rivo dei Portoghesi nel XIV secolo, e degli Inglesi, successivamente. È pos­sibile, infatti, che il messaggio cristia­no sia pervenuto in quella terra già nel tardo I secolo, ed è storicamente atte­stato che una missione raggiunse le coste indiane nel II secolo. Dopodiché sono testimoniate numerose altre missioni cristiane in India, fino all’ar­rivo dei Portoghesi. Oggi ci occupere­mo dell’avanzato II secolo, per il quale le notizie si fanno più sicure e storica­mente attendibili (come ho studiato su Studi Classici e Orientali nel 2000,
ne
Gli Apostoli in India
nel 2003, e in ricerche più recenti per uno stu­dio in pubblicazione). A quel tempo divenne evangelizzatore dell’India Panteno di Alessandria d’Egitto. Noto anche a Origene, che lo cita espressa­mente come esempio di filosofo cri­stiano, Panteno fu maestro di Cle­mente Alessandrino ed è presentato dalle fonti antiche come un filosofo stoico. La definizione potrebbe essere generica, ma effettivamente lo stoici­smo, accanto al platonismo, esercitò un potente influsso sui filosofi cristia­ni dell’epoca, compresi Clemente e O­rigene, come già su Filone di Alessan­dria in ambito giudaico-ellenistico).
Panteno è descritto anche come profondamente colto ed è notevole che Clemente stesso, a sua volta molto dotto, presenti una buona parte della
propria opera co­me appunti presi alle lezioni di Pan­teno. Non si sa con certezza se Panteno fosse un ministro della Chiesa come lo fu­rono Origene ed E­racla (che Origene cita insieme con Panteno come esem­pio di filosofo cristiano) e se la sua scuola cristiana dipendesse in qual­che modo dalla Chiesa locale. Anche riguardo alla sua missione in India, che essa derivasse da un’iniziativa del­l’episcopato alessandrino è suggerito soltanto dalla parte più tarda della tra­dizione. La storicità della sua missio­ne indiana appare certa; è attestata già da Eusebio in base a più antiche fonti alessandrine. Nella seconda metà del II secolo Panteno salpò da Alessandria, se­guendo le rotte commerciali che ogni anno con­giungevano rego­larmente l’Egitto all’India per mare, e approdò in India, per offrire, a quanto risulta dalle fonti, non una vera e propria evangelizza­zione, ma un’istruzione dottrinale, probabilmente con qualche base teo­logico- filosofica, a cristiani che esiste­vano già in quella terra e che avevano sollecitato la sua missione. Che alcune comunità cristiane esistessero già al tempo di Panteno nelle zone da lui vi­sitate in India è infatti affermato dalle fonti principali, Eusebio e Gerolamo, secondo cui Panteno trovò perfino che quei cristiani indiani avevano presso di loro alcune copie di un Van­gelo: quello di Matteo, ma scritto in e­braico (o aramaico), che sarebbe stato portato là da Bartolomeo. Che l’apo­stolo Bartolomeo in persona avesse recato il Vangelo mattaico in India non è verificabile; è tuttavia probabile che ci fosse stata una primissima e­vangelizzazione di matrice siro-ara­maica, giunta dalla Mesopotamia, fin dall’età apostolica. Non solo il Vangelo semitico di Matteo, ma anche la prima liturgia cristiana indiana e il suo lessi­co recano forti tracce di giudeocristia­nesimo. Panteno, quindi, non aveva bisogno di portare l’annuncio cristia­no in India ab ovo, né era questo che i cristiani indiani gli avevano richiesto, ma offerse probabilmente una predi­cazione dottrinale, come un ap­profondimento del messaggio già in­trodotto.
Pochi decenni prima, intor­no al 220, ambasciatori indiani erano giunti in Mesopotamia per incontrare l’imperatore Elagabalo e si erano fer­mati a Edessa a conversare con un al­tro filosofo cristiano, Bardesane, il quale dedicò all’India anche un’opera nota al filosofo neoplatonico Porfirio, che proprio al tempo di Panteno ne citò alla lettera due frammenti di capi­tale importanza per la ricostruzione del pensiero e della cristologia medio­platonica di Bardesane. È possibile che questi accennasse anche alla pri­ma diffusione del cristianesimo in In­dia nella sua opera, ma certamente Porfirio non avrebbe mai riportato quei passi, da convinto anticristiano qual era – anche se, secondo Socrate, era stato cristiano in gioventù, e di certo conosceva il Nuovo Testamento e aveva incontrato Origene.
Filosofo stoico e maestro di Clemente Alessandrino, non fece il «primo annuncio» del Vangelo, insegnò teologia alle comunità già esistenti


© Copyright Avvenire 20 aprile 2010