E’ stato anche un attacco alle persone e non alle idee, e ne sono sbigottito”. Ma se è accaduto, è “perché il darwinismo è la bandiera della razionalità scientifica, lo si insegna nelle scuole, ci si fanno le mostre, è l’icona della scienza e agli occhi dei neodarwiniani criticare la dottrina significa criticare la scienza. Ma la scienza deve essere aperta alla critica, la scienza non è una bandiera”. Il Wall Street Journal ha chiamato “nuovi corsari ateistici” i teorici del neodarwinismo per i quali tutto si spiega con il binomio della selezione naturale e della mutazione genetica casuale. Sul New York Times, il filosofo Daniel Dennett ha dichiarato: “I nostri cervelli sono fatti di neuroni e di niente altro. Le cellule nervose sono un sistema meccanico molto complicato. Ma se ne prendi un numero sufficiente e le metti insieme si può ottenere un’anima”.
I tre studiosi incarnano un neodarwinismo radicalmente ateistico. Il biologo Richard Dawkins paragona il cristianesimo alle molestie sessuali e l’educazione religiosa alla pedofilia. Dennett è il teorico dei “Bright”, dal motto kennediano “best and brightest”. Ovvero coloro che hanno “una visione del mondo naturalistica opposta a quella soprannaturale”. E’ convinto che la fede si possa spiegare con la teoria dei “memi” di Dawkins. Il meme è una sorta di gene culturale che passa per imitazione da un individuo all’altro, un virus che contagia i cervelli e si seleziona secondo leggi simili a quelle dell’evoluzione: sono i memi più forti, quelli che si memorizzano e vengono imitati più facilmente, ad affermarsi a spese dei più deboli. Con tutti gli altri suoi omologhi ultraterreni, Dio è di gran lunga il più robusto tra i “memi”. Dawkins descrive la fede come un “virus”, della mente. “La religione è sprecona, dissipatrice, mentre la selezione darwiniana individua lo spreco e lo elimina” dice Dawkins. Quanto alla causa del sentimento religioso, “potrebbe essere l’iperattività di un particolare nodo del cervello”.
Così Piattelli-Palmarini commenta il loro pensiero: “C’è stata molta intolleranza da parte del neodarwinismo. Il mio coautore, Jerry Fodor, è stato duramente attaccato anche personalmente. Molti amici, quando seppero che stavamo scrivendo il libro, ci dissero che eravamo matti. Senza nemmeno averne letta una riga. Dennett ha scritto che io e Fodor siamo vittime di allucinazioni”. Dawkins ha scritto che l’idea di Dio è una “delusion”. “E non è una normale illusione, ma un’illusione negativa, l’illusione che non si attualizza”, dice Piattelli-Palmarini. “E’ uno stato allucinatorio. Dall’oppio dei popoli si è passati all’oppio darwiniano. I neodarwinisti hanno assunto un fattore marginale come la selezione e l’adattamento e ne hanno fatto la questione che spiega tutto, dalla violenza in famiglia alla religione”.
Così Piattelli-Palmarini enuclea la critica al neodarwinismo: “Ci sono strutture interne agli esseri viventi. Più importanti sono i vincoli interni, meno lavoro c’è da fare dall’ambiente per selezionarli. Due economisti, Giovanni Dosi e Paolo Legrenzi, hanno scoperto che ci sono vincoli interni anche nei prodotti industriali”. Piattelli-Palmarini porta l’esempio del grande antropologo Claude Lévi-Strauss, da poco scomparso. “Anche lui è andato a scoprire la coerenza delle strutture interne, dai miti alla parentela, e vi ha trovato le costanti oltre l’ambiente. Chomski nel linguaggio ha scoperto che ci sono lingue che hanno adottato le stesse scelte sintattiche anche se sono in continenti diversi. E’ la struttura interna la forza dominante, ma il neodarwinismo postula che l’ambiente filtrerebbe chi ha successo. E’ una falsa teoria”. Piattelli-Palmarini invita il mondo scientifico alla prudenza. “Ci sono ancora tantissime cose da scoprire, così come trent’anni fa non sapevamo nulla di queste cose ancora dobbiamo scoprire molto. I neodarwiniani pensano invece che si sappia già tutto e si debba solo applicare la selezione naturale. Cari miei, questa non è scienza”. Anche il famoso biologo evoluzionista Eugene Koonin, parlando al Foglio, dice che “il neodarwinismo è obsoleto e terribilmente incompleto, dopo le recenti scoperte genomiche. L’evoluzione non è così semplicistica come viene dipinta. La sintesi neodarwiniana ha fatto il suo tempo”.
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