DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Quello che il NYT non traduce. Sorpresa, il Vaticano non insabbiò su Murphy. Tutta colpa del computer?

Roma. Domenica scorsa l’editorialista
del New York Times (NYT) Maureen Dowd
è tornata ad attaccare il Papa. Commentando
parole dell’esorcista don Gabriele
Amorth il quale ha detto che dietro i preti
pedofili c’è lo zampino del demonio, Dowd
ha suggerito alla chiesa cattolica un mezzo
per risolvere il problema: assumere un
“sessorcista”. Eppure, a rileggere le accuse
che il NYT ha rivolto all’attuale Papa in
merito al caso del prete pedofilo Lawrence
Murphy che abusò di alcuni ragazzi sordomuti
quando lavorava in una scuola di
Milwaukee, è il quotidiano americano che
sembra aver bisogno di consulenti. Dietro
le accuse, infatti, si svela un retroscena inedito:
alla base della tesi riportata il 25 marzo
dal NYT secondo cui sia Joseph Ratzinger
sia Tarcisio Bertone avrebbero insabbiato
– quando guidavano la Dottrina della
fede – gli abusi commessi di padre Murphy,
c’è un grossolano errore di traduzione.
Ecco come sono andate le cose: il 25 marzo
Laurie Goodstein costruisce sul NYT le
accuse a Ratzinger e Bertone in due modi.
Firma un articolo in cui riassume i fatti. Allega
sul sito web del giornale la corrispondenza
avvenuta tra l’ex Sant’Uffizio e la
diocesi di Milwaukee in merito al caso. E’
in questa corrispondenza che è riportato
anche il resoconto dell’incontro che il 30
maggio 1998 i superiori della Dottrina della
fede hanno con monsignor Robert Weakland,
allora arcivescovo di Milwaukee, il
suo ausiliare monsignor Richard Skilba e il
vescovo di Superior, Raphael Fliss. Si tratta
di un incontro di fondamentale importanza
perché svela quale linea Bertone, a
nome di Ratzinger, decise di prendere una
volta conosciuti i fatti. Il racconto dell’incontro
serve al NYT da supporto alla tesi
scritta dalla Goodstein. A prima vista tutto
è corretto. Sul sito web del giornale vengono
riportate sia la versione originale del resoconto
dell’incontro del ’98, quella italiana,
sia una traduzione in inglese. Ma si
omette di dire una cosa: la versione inglese
è una traduzione dall’italiano grossolana e
scorretta fatta con “Yahoo translator”, una
traduzione che il giudice vicario della diocesi
di Milwaukee, Thomas Brundage, aveva
inviato al suo superiore, il vescovo Fliss,
per aiutarlo nella comprensione dell’italiano.
Per Brundage era scontato che Fliss
ne prendesse visione senza dimenticarsi
della versione corretta: “E’ una traduzione
molto ruvida”. Scrive Brundage a Fliss,
“perché il computer non può distinguere
alcuni termini del diritto canonico”. Mai
Brundage avrebbe potuto immaginare che
più di dieci anni dopo il NYT, volutamente
o semplicemente per superficialità, scrivesse
un articolo nel quale gran parte dell’impianto
accusatorio si basa esclusivamente
sulla versione inglese. Qui il traduttore
automatico di Yahoo cambia il senso
delle parole e mostra Bertone molto remissivo
con Murphy. Tanto che si può dire, se
la fonte è soltanto questa versione inglese,
che Ratzinger e il suo vice tentarono nel ’98
di insabbiare il caso. Ma lo stesso ragionamento
non lo si può fare se viene svolto un
lavoro corretto di visione delle fonti, ovvero
se ci si basa sul testo ufficiale scritto dalla
Dottrina della fede in italiano.
E’ qui, nella versione italiana, che vengono
dette alcune cose importanti. Viene
detto che durante l’incontro con Bertone,
Weakland “s’impegna a cercare di ottenere
da Murphy – da lui paragonato a un bambino
‘difficile’ –, una dichiarazione di pentimento”.
Si dice che padre Murphy è stato
esaminato da tre psicologi che lo ritengono
“un pedofilo tipico” e che, pertanto, “si crede
vittima”. Si spiega che o padre Murphy
“dà segni chiari di pentimento”, oppure il
processo canonico andrà fino in fondo e arriverà
alle dimissioni del sacerdote dallo
stato clericale. E’ nella versione inglese assunta
come base dal NYT, invece, che non
solo alcuni passaggi vengono omessi, ma si
dice spesso tutt’altro. Cosa? Che Weakland
s’impegna ad avere da Murphy non una dichiarazione
di pentimento ma semplicemente
una d’“impedimento dell’esercizio
del ministero”. Non si dice che tre psicologi
hanno giudicato padre Murphy un “pedofilo
tipico” e che la cosa viene presa per
buona dalla Dottrina della fede. E non si
dice che, senza pentimento, a padre
Murphy verrà comminato il massimo della
pena prevista dal diritto canonico: le dimissioni
dallo stato clericale. Insomma, a
leggere la versione inglese sembra che Bertone
non abbia preso ogni misura possibile
su Murphy. Non si dice, ancora, che la Dottrina
delle fede lo considera un pedofilo e
che senza il suo pentimento il processo non
verrà fermato. E’ vero, Bertone chiede di tenere
in considerazione le condizioni fisiche
precarie di Murphy, che infatti di lì a poco
muore. Ma non dice mai che a causa di queste
condizioni il processo deve essere fermato.
Egli dice, e la cosa viene omessa nella
versione “automatica” inglese, che per
favorire il pentimento di padre Murphy “gli
sia concesso un perido di ritiro”, altrimenti
le misure saranno “più rigorose”.

© Copyright Il Foglio 6 aprile 2010