DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Ratzinger prese tempo su un prete pedofilo che voleva lasciare l’abito. Il Vaticano: suggerì prudenza

Arrivano dagli Stati Uniti nuove accuse a Joseph Ratzinger. E’ l’agenzia Associated
Press (Ap) a pubblicare il testo di
una lettera scritta in latino nel 1985 nella
quale Ratzinger, che allora era da quattro
anni prefetto della Congregazione per la
Dottrina della fede, sconsiglia di ridurre
allo stato laicale Stephen Kiesle, un sacerdote
californiano che aveva molestato minori.
Nella missiva il futuro Pontefice
esprimeva preoccupazione per l’effetto
che la riduzione allo stato laicale del sacerdote
avrebbe avuto sul “bene della
chiesa universale”. La decisione di spretare
Kiesle, infatti, doveva tener conto del
“danno che questa dispensa avrebbe provocato
all’interno della comunità dei fedeli,
particolarmente in considerazione della
sua giovane età”. Secondo quanto scrisse
il futuro Pontefice gli argomenti per la
rimozione di Kiesle sono di “grande significato”
ma tali azioni richiedono attenta revisione
e più tempo. Kiesle all’epoca aveva
38 anni e aveva già avuto problemi con la
giustizia: nel 1978 era stato condannato a
tre anni di libertà vigilata per atti osceni
su tre ragazzi nella canonica di una chiesa
di San Francisco. Alla fine del periodo di
libertà vigilata, il prete aveva chiesto di lasciare
il sacerdozio e la diocesi aveva inviato
a Roma i documenti necessari. Ratzinger
perse tempo, come sempre avviene
in questi casi, per rendersi meglio conto di
quanto effettivamente avvenuto. Poi, nel
1987, due anni dopo la firma della lettera,
decise di ridurlo allo stato laicale e chiudere
così il caso. Va tenuto però conto che
del fatto che la Dottrina della fede è competente
per questi casi solo dal 2001.
La lettera di Ratzinger fa parte di una
lunga corrispondenza avvenuta tra la diocesi
di Oakland della quale Kiesle faceva
parte e l’ex Sant’Uffizio. Secondo quanto
scrive l’Ap la lettera “rappresenta la sfida
finora più forte all’insistenza che Ratzinger,
l’attuale Papa Benedetto XVI, non
giocò alcun ruolo nel blocco della rimozione
dei preti pedofili quando era prefetto
della Dottrina della fede”.
L’Ap riferisce che la Santa Sede ha confermato
la firma di Ratzinger sulla lettera
ma ha rifiutato di commentarne il contenuto:
“L’ufficio stampa non ritiene necessario
rispondere a ogni singolo documento preso
fuori contesto che riguarda particolari
situazioni legali”, ha detto il portavoce vaticano
padre Federico Lombardi. E ancora:
“Non è strano che ci siano singoli documenti
con la firma di Ratzinger”. Un avvocato
che rappresenta alcune delle vittime
di Kiesle, Irwin Zalkin, ha comunque sottolineato
che secondo lui il futuro Pontefice
“era più preoccupato di evitare lo scandalo
che di proteggere i minori”.
La notizia della lettera firmata da Ratzinger
nel 1985 arriva nel giorno in cui padre
Lombardi ha annunciato alla Radio
Vaticana che Benedetto XVI si è detto disponibile
a incontrare ancora una volta
(già le incontrò negli Stati Uniti e in Australia)
le vittime di reati di pedofilia commessi
da preti. “Molte vittime” ha detto
Lombardi “non cercano compensi economici,
ma aiuto interiore, un giudizio nella
loro dolorosa vicenda personale”. E’ in
questo contesto che il Pontefice ha scritto
nella lettera agli irlandesi “di essere disponibile
a nuovi incontri”. La chiesa deve
“anzitutto continuare a cercare la verità e
la pace per gli offesi”. E ancora: “Vengono
oggi alla luce tante ferite interiori che risalgono
anche a molti anni addietro, a volte
di diversi decenni, ma evidentemente
ancora aperte. C’è qualcosa che va ancora
capito veramente”.

© Copyright Il Foglio 10 aprile 2010