Contro la campagna di insulti e calunnie, la Curia di Roma manifesta il suo sostegno a papa Benedetto XVI
di Antonio GaspariNonostante la pochezza delle argomentazioni, la mancanza di prove, e l’inesistenza di ogni collegamento tra alcuni limitatissimi e lontanissimi casi di pedofilia e la figura del Pontefice Benedetto XVI, la stampa internazionale, con particolare virulenza di quella anglosassone (con la lodevole eccezione del Wall Street Journal), continua a gonfiare un caso che non c’è. Nella storia non si era mi visto un tentativo così imponente e altrettanto grossolano e violento da parte dei mezzi di comunicazione di massa, per minacciare, intimorire e insultare un Pontefice.
Ha iniziato il New York Times, sostenendo che il cardinale Tarcisio Bertone e l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Joseph Ratzinger, avrebbero coperto il caso di un sacerdote, padre Murphy, che si scoprì essere pedofilo. A guardare bene nella documentazione, tuttavia, si è scoperto che il NYT ha utilizzato una traduzione parziale e scadente dall’originale italiano equivocando l’intera questione. Mentre l’allora arcivescovo di Milwaukee, Robert Weakland tentò di minimizzare, Bertone e Ratzinger affrontarono la questione con la massima severità e saggezza. Ciononostante la stampa estera, ancora martedì 6 aprile, continuava ad alimentare la campagna contro il Papa, pretendendo addirittura una richiesta di scuse da parte di Benedetto XVI.
Sebbene sia stato sollevato un polverone per una vicenda squallida che ha visto coinvolto un sacerdote americano, la storia dei casi di pedofilia che stanno emergendo all’interno di varie chiese nazionali è assai più complessa e vale pena spiegarla per capire anche da dove proviene la campagna diffamatoria rivolta contro il Pontefice. Tutto iniziò negli anni Sessanta, quando la Chiesa Cattolica fu seriamente indebolita dalla cultura relativista che stava per esplodere nel mondo. La cosiddetta liberazione sessuale, la battaglia contro tutte le autorità, gli slogan “vietato vietare”, le campagne per l’abolizione del celibato, la richiesta del sacerdozio femminile e l’eventualità di nominare vescovi omosessuali o lesbiche (come è recentemente stato accettato dalla Chiesa Anglicana), furono tutti fenomeni che rispondevano ad una “Hiroshima culturale” che colpì il mondo e anche la Chiesa Cattolica. La fede in Gesù come figlio di Dio, la fedeltà al Magistero ed all’autorità del papa di Roma, il rigore nell’accettazione dei candidati al sacerdozio, l’attenzione nella liturgia, nell'amministrazione dei sacramenti e nella catechesi si indebolirono al punto tale da creare falle significative nel corpo santo della Chiesa.
Durante il Concilio Vaticano II, i due pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI insieme ad un gruppo minoritario ma significativo di cardinali, Vescovi, prelati e teologi, riuscirono a respingere la cultura e la prassi relativista e i condizionamenti della cultura del momento. Nel post-concilio, tuttavia, molte delle idee nefaste pocanzi elencate si insinuarono nei seminari e nelle diocesi, sporcando ed indebolendo il corpo e l’unità della Chiesa. Contro queste utopie il teologo Joseph Ratzinger si oppose duramente fin dal Concilio. Come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Ratzinger ha sempre applicato la pratica della tolleranza zero nei confronti dei casi di pedofilia. Che questo fosse il suo programma di pontificato il cardinale Ratzinger lo disse chiaramente durante la Via Crucis del 2005 prima di entrare in conclave da dove sarebbe stato eletto Pontefice. A commento della Nona stazione della Via Crucis quando Gesù cade per la terza volta, l’allora cardinale Ratzinger disse: “Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? Quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore”.
Fare pulizia e far rialzare la Chiesa ed il popolo di Dio era il programma di Ratzinger, ed è per questo che è stato eletto Pontefice. Ed è proprio per la capacità di Benedetto XVI di portare avanti con efficacia e profondità questa campagna di pulizia e rinascita della Chiesa, che i nemici esterni ed interni lo stanno attaccando. A conferma di quanto l’opera del Pontefice Benedetto XVI sia provvidenziale e di quanto la Chiesa ed il popolo di Dio siano fedeli al suo seguito, il cardinale Angelo Sodano, Decano del collegio cardinalizio con un gesto che non ha precedenti nella storia millenaria della Chiesa, ha rivolto, domenica 4 aprile, un messaggio di augurio al Pontefice prima della celebrazione della messa di Pasqua.
“In questa solenne festa di Pasqua la liturgia della Chiesa - ha detto il cardinale .Sodano rivolto al pontefice – (…) noi ci stringiamo intorno a Lei, il Successore di Pietro, il vescovo di Roma, la roccia indefettibile della santa Chiesa di Cristo, per cantare con Lei l'Alleluja della fede e della speranza cristiana". Annunciando la vicinanza dl popolo cattolico tutto, il decano del Collegio cardinalizio ha detto chiaramente: “È con lei il popolo di Dio, che non si lascia impressionare dal 'chiacchiericcio' del momento, dalle prove che talora vengono a colpire la comunità dei credenti”. “Con Lei – ha aggiunto il cardinale Sodano - sono i Cardinali, Suoi Collaboratori nella Curia Romana. Con Lei sono i Confratelli Vescovi sparsi per il mondo, che guidano le tremila circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta. Sono particolarmente con Lei in questi giorni quei quattrocentomila sacerdoti che servono generosamente il popolo di Dio, nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole, negli ospedali e in numerosi altri ambienti, come pure nelle missioni, nelle parti più remote del mondo”. Il porporato ha ricordato le parole di Gesù: “Nel mondo avrete delle tribolazioni”, ed ha subito aggiunto “ma abbiate coraggio, io ho vinto il mondo”. “Noi le siamo profondamente grati - ha proseguito il cardinale Sodano - per la fortezza d'animo ed il coraggio apostolico con cui annunzia il Vangelo di Cristo. Noi ammiriamo il Suo grande amore che, con cuore di Padre, fa proprie le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei poveri e di tutti coloro che soffrono”. “Oggi, per mezzo mio, tutta la Chiesa desidera dirle in coro: Buona Pasqua, amato Santo Padre! Buona Pasqua, la Chiesa è con lei!”.
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