Il prossimo 19 aprile si compirà il primo lustro del pontificato di Benedetto XVI. Ci saranno bilanci e si tireranno le somme sullo stato di salute della Chiesa. Ci sarà chi prenderà in considerazione i viaggi e le encicliche, chi ripercorrerà le varie tappe del pontificato, chi si soffermerà sui problemi della curia (presunti o reali) e chi insisterà sulle incertezze nella gestione della macchina ecclesiastica.
Ma, tra tutti questi giudizi, sarebbe un peccato se non emergesse la vera politica che Joseph Ratzinger, come pontefice, sta portando avanti in questi anni: quella di rimetter ordine nelle cose della Chiesa, cominciando dal riassegnare alla fede il posto in primo piano che le spetta.
Senza colpi e senza sbalzi, senza scene né fuochi d’artificio, Benedetto XVI sta rimettendo in fila una dopo l’altra le verità, i contenuti della dottrina, i fondamenti del messaggio cristiano. Senza alcuna rivoluzione curiale o colpo di spugna nelle questioni organizzative, ha puntato fin dall’inizio al "bersaglio grosso", quello più impegnativo e sostanziale: rinforzare ciò che tiene in piedi la Chiesa e le fa svolgere la sua missione da secoli.
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Ecco quello a cui sta mettendo mano Ratzinger. È una realtà che le telecamere puntate sulla macchina-istituzione, con i loro cavalletti e obiettivi troppo ingombranti, a volte rischiano di ignorare. Eppure è ciò per cui Benedetto XVI sarà ricordato nei libri di storia.
di Bruno Mastroianni, Formiche, aprile 2010
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