ASSUNTINA MORRESI
omani D in Piazza San Pietro ci sarò anch’io, con la mia famiglia, per pregare insieme al Papa. Partiremo da Perugia la mattina presto, con altre famiglie: gli amici di sempre, quelli che non mancano mai nei momenti importanti, belli o brutti che siano, quelli con cui si condivide la vita. E sappiamo già che ce ne saranno tanti altri come noi, domani, a San Pietro: facce nuove e gente già vista. Ci incontreremo tutti lì a pregare, abbracciati dal colonnato della basilica, dove il clima è sempre di festa e si respira un’aria di famiglia, ci si sente a casa.
Non c’è stato bisogno di tante parole per decidere di partire, e neppure per spiegarlo ai figli, che hanno subito capito quanto sia importante essere a Roma, domani, e allo stesso tempo quanto sia naturale andarci insieme agli amici più cari.
Difficili e duri, i mesi passati, per noi cattolici: abbiamo provato dolore per le accuse terribili, che non avremmo mai potuto e voluto credere che fossero vere, ma abbiamo avuto anche piena consapevolezza di un attacco pericoloso e senza precedenti, durissimo, crudele e profondamente ingiusto nei confronti del nostro Papa. Un attacco mirato a infangarne la figura personale e soprattutto quella di Vicario di Cristo, per intaccarne la credibilità. La violenza colpevole di alcuni uomini di Chiesa verso i più piccoli si è rovesciata contro la Chiesa stessa, ed è stata usata per tentare colpirne il cuore.
Benedetto XVI non si è sottratto alla prova, e con tutti i gesti, con la sua stessa vita di queste settimane, dalla lettera alla Chiesa d’Irlanda al pellegrinaggio a Fatima, ha dato l’unica risposta convincente a tutto ciò: ci ha testimoniato la sua fede in Gesù. Forse mai come adesso il Papa è stato per tutti noi la roccia su cui è edificata la Chiesa, la pietra sulla quale poggiare: si è fatto carico in prima persona della situazione, indicandoci la strada da percorrere. Ci ha detto qual è la certezza della sua vita, ricordandoci la nostra, confortando per il male subìto e al tempo stesso parlando con verità, giudicando i fatti, chiedendo giustizia umana e divina. Senza abbandonare nessuno ma indicando a tutti dove guardare, dove riporre la speranza.
In questi mesi lo abbiamo sempre accompagnato con discrezione, con le nostre preghiere: domani vogliamo rendere visibile a tutti il nostro grande affetto per lui, dirgli che siamo e saremo per sempre insieme a lui, con lui Vicario di Cristo in terra, perché solo con lui noi possiamo vivere la nostra esperienza di popolo cristiano in cammino.
Quando si prova un sentimento profondo, si sente il bisogno di renderlo pubblico, di raccontarlo a tutti, dagli amici più intimi agli estranei, ed è allora che diventa ancor più vero: il nostro essere parte di un popolo, insieme al nostro Papa, come figli intorno a un Padre, questo vogliamo dire al mondo, pregando con il Papa e per il Papa.
E per tutto questo saremo a San Pietro, domani.
© Copyright Avvenire 15 maggio 2010