A nzitutto, un motivo di soddisfazione per gli studiosi italiani. Il denso e robusto saggio che il noto medievista Jacques Chiffoleau, professore a Lione e ad Avignone, dedica a La Chiesa, il segreto e l’obbedienza è largamente ispirato agli studi di valorosi ricercatori italiani. Ma, subito dopo, un motivo di preoccupazione. Siamo dinanzi a uno studio serio e rigoroso, difatti presentato nella severa collana 'Saggi' nella quale Il Mulino ospita titoli di sicuro impegno scientifico e pertanto di solito destinati a una limitata diffusione e a una fruizione specialistica. Il fatto è che questo libro potrebbe costituire un’eccezione, ove lo si considerasse riduttivamente dedicato al sacramento della confessione e al segreto confessionale e lo si utilizzasse – impropriamente – nel contesto delle penose polemiche attuali sui veri o presunti 'silenzi' da parte dell’autorità ecclesiastica dinanzi a eventuali comportamenti criminosi di alcuni suoi membri. Il problema certo esiste, né dev’essere eluso. Certo è che, d’altronde,
tout se tient: e – come ha fatto notare Adriano Prosperi nella sua lunga recensione su 'La Repubblica' – la problematica connessa con il rapporto tra 'colpe pubbliche' e 'colpe occulte', segreto confessionale e disciplina delle deroghe ad esso, va ben al di là dei limiti del medioevo nei quali Chiffoleau, dati i limiti delle sue competenze e dei suoi interessi, legittimamente si mantiene. Permane tuttavia il pericolo che questo libro venga letto con spirito anacronistico e attualizzante, alla luce di fatti di cronaca e di polemiche di oggi, e frainteso come una ricerca sul segreto confessionale e le sue deroghe.
Esso è in realtà molto di più: come il sottotitolo peraltro dichiara, siamo dinanzi a uno studio su 'la costruzione del soggetto politico nel medioevo': siamo, in altri termini, dinanzi alle radici medievali della modernità occidentale e alla dimostrazione che essa poggia fermamente su basi teologiche. È quel che Chiffoleau intende alludendo «alla nascita della lex conscientiae e, attraverso la storia del foro interno, alla storia dell’individuo e del soggetto contemporanei; forse anche a un primo probabile sviluppo medievale dei diritti individuali e dei diritti dell’uomo; e alla valorizzazione medievale dell’autonomia dell’individuo di fronte all’istituzione». Il che significa che le basi della modernità non riposano sul cristianesimo in generale (le forme ortodosse e orientali del quale hanno conosciuto altre vicende), bensì su quelle cristianooccidentali, profondamente collegate allo sviluppo della teologia e del diritto canonico, quindi allo sviluppo dell’autorità pontificia.
Nella cristianità duecentesca, dominata dal rigoroso costruirsi dell’autorità pontificia sancita con chiarezza nel IV Concilio lateranense ma anche dalla lotta implacabile contro l’attacco dell’eresia catara, i limiti tra confessione sacramentale e confessione giudiziaria sono ardui a mantenersi e la ribadita distinzione dei fori viene accompagnata da una loro complementarità. Nella Chiesa (che è l’intera societas christiana ,
l’insieme di tutti i fedeli di condizione sia chiericale, sia laica) il concetto di crimine e quello di peccato si costeggiano e s’incrociano, e il precetto di rivelare gli occulta cordis affidando alla discrezione e alla mediazione della Chiesa la decisione di ciò che solo a Dio spetta di giudicare apre la strada ai tribunali inquisitoriali dipendenti sì dall’autorità pontificia, ma che operano in concreto e necessario rapporto con il 'braccio secolare' e nel quadro del mantenimento della pluralità dei fori.
Certo, tale delicato equilibrio si spezza nel momento in cui la società civile cessa di essere una christianitas :
da allora in poi, i patti di convivenza tra assemblea dei fedeli in Cristo e società civile che vive etsi Deus non daretur vanno riannodati e ridefiniti. Nei rapporti tra Chiesa e società secolarizzata, la reciproca lealtà è dovuta, ma la prudenza e la discrezione sono legittime e necessarie.
Jacques Chiffoleau
LA CHIESA, IL SEGRETO E L’OBBEDIENZA
Il Mulino. Pagine 185. Euro 18 ,00
© Copyright Avvenire 15 maggio 2010