DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Yawatch, l'indiano d'America conquistato da Cristo

La sua vicenda si intreccia con quella del missionario italiano don Alfredo Monacelli

di Luca Marcolivio
È facile immaginare missionari in Africa o in America Latina. Pochi sanno, tuttavia, dell'esistenza di apostolati tra gli indiani d'America. È il caso di don Alfredo Monacelli, sacerdote di origine varesotta e di formazione ciellina, approdato in Canada negli anni '90 e ordinato sacerdote all'inizio del decennio successivo.

La sua vicenda si intreccia a quella di David Maurice Frank, indiano della riserva di Ahousat, nella Vancouver Island. Sposato con quattro figli, Frank, il cui nome indigeno è Yawatch ('protettore delle genti' o 'avvocato'), è manager per la Community Health Service dove aiuta gli abitanti tramite la terapia occidentale tradizionale. Don Monacelli e Frank hanno reso la loro testimonianza al pubblico del Meeting di Rimini, nel corso dell'incontro Fare il cristianesimo in terre di frontiera, moderato da John Zucchi, professore di Storia alla Montreal University.
Per don Alfredo quella presso gli indiani della Vancouver Island è una missione che appena pochi anni prima non avrebbe neanche lontanamente immaginato. Un giorno gli viene chiesto di fare catechesi presso la piccola comunità di Campbell River. Si tratta di una tribù nella quale i cattolici sono poche decine e tutti con una formazione molto approssimativa. Il sacerdote lombardo deve fare i conti con un ambiente molto lontano da quello “borghese” e “schizzinoso” della sua città natale. Dovrà affrontare il freddo, l'asprezza del territorio boschivo, le abitudini bizzarre degli abitanti, la loro incapacità o impossibilità a rispettare gli orari pattuiti. Il primo appuntamento con loro è una sera alle sette, ma il primo degli indiani si presenta con un'ora e mezza di ritardo: esperienza snervante specie per un varesotto dal rigore quasi svizzero ma anche questo fa parte della missione. Don Alfredo ha compreso che il Signore lo sta chiamando ad abbandonare le sue piccole certezze e a mettere in discussione le sue piccole abitudini per un progetto ben più grande. “All'inizio prestavo servizio per queste tribù per puro senso del dovere – ha raccontato don Monacelli -. In seguito mi resi conto che il Signore mi chiedeva un salto di qualità: la Sua volontà doveva diventare la mia. Perché in fondo non erano loro il problema. Il problema ero io, con la mia mentalità”.
Due incontri segneranno in modo indelebile la sua vita sacerdotale. Il primo è con il trentatreenne Don, un uomo con seri problemi di alcolismo. Il primo approccio con il missionario italiano è scoraggiante: “Padre, nulla ha un senso nella mia vita – esordisce Don quasi piangendo -. Poi, però, per cinque secondi, tutto diventa chiaro!”. Un paio di settimane dopo don Alfredo apprende la tragica notizia della morte di Don, in circostanze non chiarite. Eppure, racconta il sacerdote, “furono proprio quei
cinque secondi a salvarlo. Don aveva compreso che il suo cuore desiderava qualcosa di più grande”. In un'altra occasione il missionario italiano fa conoscenza con Stanley, un anziano con un grande rosario al collo. “Lo vede, padre? - disse un giorno il nativo americano a don Alfredo – Con questo prego tutti i giorni... grazie di essere qui!”. Sopraffatto dal sorriso di Stanley, dalla sua semplicità e gratitudine, il sacerdote varesotto rimase definitivamente conquistato dalla sua missione e dalla sua gente.
Tra le persone conosciute da don Monacelli, durante la sua straordinaria esperienza canadese c'è David Maurice Frank. Il nativo americano ha voluto salutare il pubblico della Fiera di Rimini con una speciale benedizione nella propria lingua tribale. Frank è stato battezzato cattolico da genitori ormai quasi cinquantenni e ancora in parte legati alle tradizioni religiose locali. Il giovane cresce con una buona educazione cristiana, interrotta da un tristissimo incidente di percorso: un sacerdote abusa sessualmente di lui. Il trauma è troppo grande per Frank che perde la fede, finendo nel baratro dell'alcool e della droga e meditando il suicidio. Fino al giorno in cui un nuovo e ben più santo prete, di nome padre Salomon, viene a bussare alla sua porta. Frank riscopre la bellezza della fede cristiana nel perdono del suo violentatore. “Mi sono accorto che la Chiesa era composta anche di tanta gente dal cuore d'oro – ha raccontato il nativo americano -. L'errore di uno non poteva cancellare il grande bene che tanti altri avevano fatto”. Per Frank inizia un cammino di conversione che, anni dopo, lo porterà a conoscere don Alfredo Monacelli.
I cammini di questi due uomini, un laico americano e un sacerdote europeo, si sono felicemente incanalati lungo lo stesso sentiero. Una straordinaria traiettoria d'amore e di fede ha unito Varese e Vancouver Island e, lo scorso 26 agosto, è diventata patrimonio del non esiguo pubblico del Meeting di Rimini. Una bella storia in controtendenza se si pensa che nella terra di frontiera in cui si svolge, la religione crescente è l'ateismo. La storia del cristianesimo antico e recente è però sfolgorante di luce e ci insegna che proprio dove il paganesimo era più radicato ed aggressivo, la grande forza della missione ha trionfato.


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