DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

A che servono i santi?

di Lorenzo Albacete
Tratto da Il Sussidiario.net il 29 settembre 2010

Un mio amico mi ha inoltrato la seguente mail del direttore del giornale della Arcidiocesi di Kansas City, in cui si commenta il mio ultimo editoriale sui cattolici americani e la devozione ai santi nati nel proprio Paese.

“A San Francisco c’è una Chiesa Cattolica coreana e alcuni dei suoi frequentatori discendono effettivamente dai Martiri coreani. I santi sono parte dell’identità e della storia di questa comunità, fanno realmente parte del suo Dna. Qualcosa di simile avviene anche per i cattolici vietnamiti, comunità nata dai martiri, e quasi ogni parrocchia di vietnamiti è dedicata ai Santi Martiri.

Gli Stati Uniti non hanno una presenza simile dei santi. Essi non hanno fondato la nostra identità, Thomas Jefferson l’ha fondata. Noi siamo arrivati qui e ci siamo uniti al progetto. Noi non guardiamo ai nostri santi come a dei santi, cioè per la loro santità, ma parliamo di loro come fondatori di istituzioni, scuole, ospedali, ecc. La continuità dell’istituzione è l’unico motivo per riferirsi al santo. La santità del santo non è ricordata, talvolta neppure conosciuta, e a ogni modo non è più ciò che anima la scuola o l’ospedale. Dov’è seppellita la Seton? E Madre Cabrini? E c’è qualcuno che visita le loro tombe?

Un’eccezione è forse San Damiano De Veuster, che fa parte dell’identità dei cattolici delle Hawaii e che viene ricordato per la sua santità. Purtroppo, non è facile neppure oggi visitare i luoghi in cui ha operato e, comunque, il Re del Belgio ha preso il corpo, per cui il sepolcro è vuoto.

Anche il Beato Junipero Serra dovrebbe essere un’eccezione, ma nessuno in California è originario della California e non ha, quindi, rapporti con la storia precedente del luogo. In ogni caso, la storia della California è partita di nuovo nel 1849 e il Beato è visto come un fondatore, ma della cui grande santità il popolo conosce ben poco. Io ho una grande devozione per lui (e San Damiano). Ogni volta che visito la sua tomba, nella Missione del Carmelo, sono sorpreso di come tutti si aggirino commentando meravigliati la bellezza della restaurata missione, ma solo in pochi si accorgano che il Beato è lì realmente, fisicamente, e che ancor di meno pensino a pregare. ”

Tutto questo mi porta a riflettere sulle prossime elezioni di mezza legislatura, a novembre… Come già scritto la scorsa settimana, penso che la ragione della difficoltà dei cattolici americani ad apprezzare il ruolo dei santi nella nostra identità e storia nazionale (perciò nel nostro contributo di cattolici alla politica americana) sia l’influenza di un modo di pensare protestante. La ricerca della santità è intesa in termini etici, i cui frutti nell’aldilà saranno un giudizio divino favorevole sulla nostra condotta. La politica è solo un’altra area della nostra esistenza terrena in cui saremo giudicati in questo modo. È quanto si dice nella mail, cioè che i santi in America vengono onorati per il loro contributo alla società e non per la loro personale trasformazione per mezzo della Grazia.

Prendiamo a confronto ciò che scrive Papa Benedetto XVI nella Deus Caritas Est, 28: “Il giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della politica. […] La giustizia è lo scopo e quindi anche la misura intrinseca di ogni politica. La politica è più che una semplice tecnica per la definizione dei pubblici ordinamenti: la sua origine e il suo scopo si trovano appunto nella giustizia, e questa è di natura etica. Così lo Stato si trova di fatto inevitabilmente di fronte all’interrogativo: come realizzare la giustizia qui ed ora? Ma questa domanda presuppone l’altra più radicale: che cosa è la giustizia? Questo è un problema che riguarda la ragione pratica; ma per poter operare rettamente, la ragione deve sempre di nuovo essere purificata, perché il suo accecamento etico, derivante dal prevalere dell’interesse e del potere che l’abbagliano, è un pericolo mai totalmente eliminabile. In questo punto politica e fede si toccano”.

La fede rivela la via alla santità, cioè, alla partecipazione alla vita divina nella nostra unione con Cristo e attraverso di essa. Perciò quanto dice il Papa sulla fede e la politica interessa anche la politica e la ricerca della santità.

“La fede, ” scrive il Papa, “ha la sua specifica natura di incontro con il Dio vivente - un incontro che ci apre nuovi orizzonti molto al di là dell’ambito proprio della ragione. Ma al contempo essa è una forza purificatrice per la ragione stessa. Partendo dalla prospettiva di Dio, la libera dai suoi accecamenti e perciò l’aiuta ad essere meglio se stessa. La fede permette alla ragione di svolgere in modo migliore il suo compito e di vedere meglio ciò che le è proprio […]

La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l’adoperarsi per la giustizia lavorando per l’apertura dell’intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente.

L’amore - caritas - sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo.

Nella Chiesa […] pulsa la dinamica dell’amore suscitato dallo Spirito di Cristo. Questo amore non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale. L’affermazione secondo la quale le strutture giuste renderebbero superflue le opere di carità di fatto nasconde una concezione materialistica dell’uomo: il pregiudizio secondo cui l’uomo vivrebbe ‘di solo pane’ - convinzione che umilia l’uomo e disconosce proprio ciò che è più specificamente umano”.

Quando il Santo Padre parla di fede e carità si riferisce alla ricerca di partecipare alla vita divina, cioè, alla ricerca della santità. Ciò che così ci sta dicendo è che senza santi una società non può essere giusta. La sua politica sarà dominata dalla rabbia e dalla lotta per il potere, per proteggere i propri interessi personali da quelli degli altri. I santi sono necessari per rendere umana la società.