Non dimentichiamoci che siamo il paese
che all’inizio degli anni Sessanta ha
fatto venire i Gastarbeiter in Germania e
ora vivono da noi”, ha detto Angela Merkel
parlando sabato a Postdam a un incontro
della Cdu: “Per un certo periodo ci siamo
raccontati frottole, ci siamo detti che non
sarebbero rimasti per sempre, prima o poi
sarebbero tornati ai loro paesi. Ma la realtà
è un’altra. Ed è chiaro che l’idea di allora
‘adesso ci proviamo un po’ nel multiculti,
viviamo così uno accanto all’altro e siamo
tutti felici e contenti’, è stata un’idea sbagliata,
quel punto di partenza, quell’ipotesi
è completamente naufragata”. (…) “Non
è ammissibile che tra di loro ci sia il doppio
di ragazzi che ha abbandonato la scuola
anzi tempo. E’ questo che ci crea i problemi
sociali del futuro. Per questo l’integrazione
è così importante. Per questo è
fondamentale che i giovani, quelli che vogliono
essere parte della nostra società,
non si limitino a rispettare le nostre leggi,
non basta che si attengano alla nostra costituzione,
devono in primo luogo imparare la
nostra lingua (…) Il presupposto dell’integrazione
è che si conosca la lingua. Questo
non deve però far sorgere il sospetto che
chiunque non sappia immediatamente il
tedesco, che non sia cresciuto avendo il tedesco
come sua madrelingua non sia il benvenuto
da noi. Questo non farebbe che nuocere
al nostro paese”. E ancora: “Gli immigrati
non vanno solo sostenuti, bisogna anche
pretendere da loro”. (…) “Certo le
omissioni di trenta quarant’anni non si possono
recuperare così velocemente”.
Riallacciandosi al discorso del capo della
stato Christian Wulff tenuto il 3 ottobre
in occasione delle celebrazioni per i
vent’anni dalla riunificazione, nel quale
Wulff aveva affermato che l’islam fa parte
della Germania, Merkel ha sottolineato:
“Lui ha detto che anche l’islam fa parte
della Germania e così è, l’islam fa parte
della Germania. Lo testimonia non solo il
calciatore Özil… Chi ignora che qui ben
2.500 imam guidano le funzioni religiose
nelle moschee non fa altro che raccontarsi
bugie”. (…) “Quello che bisogna fare ora,
cari amici, è chiedersi come comportarsi.
Ed è in questo senso che il tema dell’integrazione
diventa un tema centrale. Tra i
giovani del nostro paese continuerà infatti
a crescere e non a diminuire il numero di
ragazzi con un background straniero (…) A
Francoforte due bambini su tre sotto i cinque
anni sono figli di immigrati”. (…) “Le
nostre radici sono cristiano-giudaiche…
noi ci sentiamo parte della concezione cristiana
dell’uomo e chi non rispetta questo
nostro sentire si trova nel posto sbagliato”.
Dietro la Merkel anti multiculti c’è l’invadenza del diritto islamico
Roma. “L’approccio multiculturale è fallito,
completamente fallito”, ha scandito a
Potsdam la cancelliera tedesca Angela
Merkel. “Il multiculturalismo è morto”,
aveva annunciato venerdì Horst Seehofer,
leader della Csu, il partito bavarese gemello
della Cdu. La Germania discute furiosamente
di integrazione da quando è uscito il
pamphlet dell’ex ministro e banchiere della
Bundesbank Thilo Sarrazin, “La Germania
si distrugge da sola”. Due giorni prima
dell’annuncio choc della Merkel, il prestigioso
settimanale Der Spiegel, voce del
giornalismo liberal tedesco,
pubblicava un’inchiesta dal
titolo: “Il ruolo della legge
islamica nelle corti tedesche”.
Sarà poi Merkel a ricordare
che “in Germania vige
la Costituzione, non la sharia”.
Importanti elementi del
diritto prodotti in Arabia
Saudita nel VII secolo sono
da tempo confluiti nel sistema
tedesco. Ha denunciato
il ministro del Cancellierato
Ronald Pofalla: “Se si pone il Corano al disopra
della Costituzione tedesca, allora
posso solo dire: buona notte, Germania”.
La cronaca aiuta a capire la denuncia
improvvisa della cancelliera tedesca contro
il multiculturalismo. Già in Gran Bretagna
da tempo ormai, al fianco della centenaria
common law viene applicata la sharia
nei casi di controversie familiari. Si è
persino creato un sistema giuridico parallelo
con le corti della sharia riconosciute
legalmente. Tra i numerosi casi di applicazione
del diritto islamico da parte di un tribunale
tedesco, lo Spiegel cita i cittadini
giordani che in Germania si sposano e divorziano
in base alla sharia. Anche la poligamia
ha de facto una base giuridica. Lo
Spiegel aggiunge che “i giudici tedeschi si
rifanno in continuazione alla sharia”. Si
tratta di un “lento processo di capitolazione
di fronte all’inevitabile”, ha osservato
sul settimanale l’analista Henryk Broder.
Il fenomeno rispecchia la crescita della
più vasta comunità islamica d’Europa. Dei
sette milioni di immigrati stranieri in Germania,
oltre 3,3 milioni sono musulmani. E
secondo lo Spiegel nel 2030 la quota dei
musulmani arriverà a sette milioni. Erediteranno
una corposa casistica a loro favore.
Un giudice di Hannover ha respinto la richiesta
di divorzio di una donna tedesca
sposata a un egiziano che minacciava di uccidere
la figlia stuprata: “I musulmani hanno
una diversa concezione dello stupro”.
Un giudice di Essen ha stabilito che le allieve
musulmane non possono essere costrette
a partecipare alle lezioni di nuoto:
“Incompatibili con la loro religione”.
Un giudice di Dortmund,
citando il Corano, ha stabilito
che un padre può picchiare la
figlia che si rifiuti di indossare
il velo. Un magistrato di
Francoforte ha negato il divorzio
a una marocchina nata
in Germania che per anni è
stata picchiata e minacciata di
morte dal marito: “Nel Corano,
alla Sura quarta verso 34,
è previsto che l’uomo possa
punire la moglie”. Un anno fa la Bild mise
in copertina la statua della Dea Iustitia, il
capo coperto dal velo islamico e il Corano
su uno dei due piatti della bilancia.
L’avanzata della sharia non si limita ai
tribunali. A Mannheim ha aperto la prima
banca che segue la sharia e la Deutsche
Bank ha emesso quattro nuovi fondi, quotati
in Borsa, conformi all’islam. In molte
scuole tedesche per i professori musulmani
vige la deroga sulla consueta stretta di
mano alle ragazze alla consegna dei diplomi.
Spiegazione: “Nell’islam è illecito”. La
Corte costituzionale ha stabilito che i centri
islamici hanno il diritto di diffondere
con gli altoparlanti le preghiere, cinque
volte al giorno e a partire dal levar del sole.
L’ultima a ottenere via libera è stata la
gigantesca moschea di Rendsburg. Come
nel passaggio incriminato del libro di Sarrazin:
“Non voglio che nel paese dei miei
nipoti e pronipoti il ritmo della giornata
sia scandito dai muezzin. Se voglio questo,
posso prenotare una vacanza in oriente”.
Gli fa eco una già storica copertina dello
Spiegel. Titolo: “Mecca Germania”.
© Copyright Il Foglio 19 ottobre 2010