DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

FIV: “bambini preziosi”. E gli altri?

di Carlo Bellieni

Forse non lo sapete ma da qualche anno alcuni bambini sono “più uguali degli altri”. Sono quelli chiamati dalla letteratura scientifica “bambini preziosi” (precious babies, in inglese), e per loro si prevede un trattamento speciale rispetto agli altri: infatti essere “precious baby” è uno dei nuovi motivi, e abbastanza diffuso, per eseguire un taglio cesareo. Dalla Nigeria (Nigerian Postgraduate Medicine Journal, settembre 2002) all’Australia (Birth, settembre 2010), fino all’Italia, tanto da essere criticato aspramente sulla rivista Progetto Sanità dell’aprile 2008.

Ma chi sono questi “fortunati”? Lo spiegano Howard L. Minkoff, e Richard Berkowitz sulla rivista “Obstetrics and Gynecology” (settembre 2005): ”Il termine preziosa è spesso usato per gravidanze arrivate tardi o ottenute con FIV”. Al pari di altri fattori “più medici”, nascere da FIV è un’indicazione al cesareo per molti medici, spiegano questi autori. Perché? Cosa hanno questi bambini di diverso tanto da definirli “preziosi? Sarebbe il fatto che sono “l’ultima spiaggia”: se le cose vanno male, difficilmente la coppia ne potrà fare un altro. “Alcuni protocolli ritengono che questa non rimpiazzabilità debba far sviluppare una strategia che contempli un ricorso più facile al taglio cesareo. In questo caso i medici devono sapere di star alterando in sostanza la giustizia sostantiva, uno dei pilastri dell’etica della riproduzione”. Sembra infatti che in caso di “bambino prezioso” si abbassino i criteri comuni per operare un cesareo, come spiega la succitata rivista “Birth”. “Esempi includono abbassare il criterio di peso del feto per cui si fa il cesareo” spiegano Minkoff, e Berkowitzsulla “o aumentare quello del pH fetale”.

Ma perché, se questo è davvero utile al feto, non si usa questa “cautela” per tutte le gravidanze? “Il problema non è tanto che qualche bambino venga chiamato prezioso, ma che ci siano alcuni che non sono chiamati così”. Come dar loro torto? Gli autori suddetti si domandano quanto questo sia giusto. Non verso i bambini nati da FIV che se ne hanno un giovamento è bene che a loro arrivi; ma verso gli altri per i quali, se quanto la letteratura riporta corrisponde al vero, hanno un trattamento diverso.

Questo non significa che dei medici trattano “meglio” alcuni e “peggio” altri. Semplicemente significa che li trattano in modo diverso a parità di condizioni cliniche e questo è inquietante. Se si esegue un cesareo ad una donna perché si pensa che il suo lutto in caso di un esito infausto sarebbe grande nel caso che non possa più aver figli, si pensa forse che chi ne può avere altri avrebbe un lutto meno grave? E se talvolta sono le madri stesse con FIV a chiedere un cesareo senza che vi siano strette indicazioni mediche, non merita approfondire i motivi che portano a questa richiesta, visto il tasso alto di queste tecniche che da tante parti invece si chiede di abbattere?

D’altronde è perlomeno discutibile l’idea diffusa che per il bambino sia meglio nascere col cesareo, come spiega su Le Figaro del 10 novembre 2010 il ginecologo Jaques Milliez, dell’Accademia Nazionale di Medicina, per rischi respiratori e di altra natura che sarebbero maggiori in questo caso.

Noi crediamo che tutti i bambini sono ugualmente preziosi, e non vorremmo che qualcuno ricevesse cure diverse per il modo in cui è stato concepito o per riguardo verso i suoi genitori che forse non ne potrebbero avere un altro, ma non per questo sono “più uguali” degli altri. C’è nella cultura occidentale una visione salvifica della FIV, come se si dicesse: “Tanto la medicina ci metterà un riparo”, quando ad esempio, si decide di aspettare all’infinito ad avere figli; che oltretutto pecca di irrealismo di fronte ai limiti della procreazione medica. Trattare i bambini nati da FIV in maniera differente dagli altri aiuta solo a perpetuare questo mito.


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