DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

BREVE RIFLESSIONE SUL "TRANSUMANO" di Fabrice Hadjadj


[...] Possiamo riprendere una parola inventata da Dante e dire che l'uomo è fatto per "trasumanar". Ma come "trasumanar"? E che cosa intendere per "transumanesimo"? Questa parola deve risuonare in modo speciale tra queste mura. Perché il sostantivo, "transumanesimo", è stato coniato nel 1957 dal biologo Julian Huxley, che fu il primo direttore generale dell'UNESCO. Ciò che è interessante è che questo primo direttore generale dell'UNESCO non intendeva affatto il "transumanesimo" alla maniera di Dante. Il suo pensiero va anzi radicalmente contro quello della "Divina Commedia". Ma ha il vantaggio di rendere manifesta la sola alternativa che si pone oggi nel mondo moderno.

Fratello di Aldous Huxley, l'autore del "Mondo nuovo [A Brave New World]", ci si potrebbe aspettare che Julian Huxley fosse vaccinato contro ogni tentazione eugenista. Invece è tutto il contrario. Non che Julian Huxley fosse incoerente, no, egli era di una coerenza estrema. Nel 1941, nel momento stesso in cui i nazisti gasavano i malati mentali, Julian Huxley scriveva con una certa audacia: "Una volta pienamente assicurate le conseguenze che implica la biologia evoluzionista, l'eugenetica diventerà inevitabilmente una parte integrante della religione del futuro, o del complesso di sentimenti, quale che sia, che potrà nel futuro prendere il posto della religione organizzata". Queste affermazioni sono state scritte nel 1941. Ma è nel 1947 che sono pubblicate in francese, quando lui è già direttore generale dell'UNESCO. Non una riga fu cambiata nell'occasione. Certo, Huxley era antinazista, socialdemocratico e soprattutto antirazzista (il che comunque non gli impediva di scrivere nel testo già citato: "Considero come assolutamente probabile che i negri autentici hanno una intelligenza media leggermente inferiore a quella dei bianchi o dei gialli"), ma Huxley pretendeva sostituire le religioni tradizionali con le biotecnologie.

Certo, non si tratta qui di fare il processo a Julian Huxley. Vorrei solo mettere in evidenza una ideologia così diffusa che non ha risparmiato questo luogo e che ha anche avuto come illustre rappresentante il suo primo direttore generale. Se, nel 1957, questo primo direttore generale dell'UNESCO inventa il sostantivo "transumanesimo", lo fa per non parlare più di "eugenismo", parola diventata difficile da utilizzare dopo l'eugenismo nazista. Tuttavia, è la stessa cosa che si vuole: la redenzione dell'uomo attraverso la tecnica. Cito il testo del 1957 che inventa il termine; esso pone questo "nuovo principio": "La qualità delle persone, e non la sola quantità, è ciò che dobbiamo ottenere: di conseguenza, una politica concertata è necessaria per impedire all'ondata crescente della popolazione di sommergere tutte le nostre speranze di un mondo migliore". Il "mondo migliore" di Julian non è così lontano dal "Nuovo mondo" di Aldous. Si tratta appunto di migliorare la "qualità" degli individui, come si migliora la "qualità" dei prodotti, e dunque, probabilmente, di eliminare o di impedire la nascita di tutto ciò che apparirebbe come anormale o deficiente.

Capite che è la definizione stessa dell'uomo che è in gioco nel nostro incontro. E dunque l'avvenire stesso dell'uomo. L'uomo cerca un aldilà. È per essenza transumano. Ma come si realizza il "trans" del transumano? Con la cultura e l'apertura al trascendente? O con la tecnica e la manipolazione genetica? [...] Certo, l'UNESCO è un'organizzazione mondiale votata alla protezione e allo sviluppo delle culture. Ma come ogni organizzazione attuale è anche divorata dalla logica tecnocratica, cioè dal desiderio di risolvere dei problemi invece che di riconoscere il mistero. Prova ne è l'ambiguità di cui testimonia il suo primo direttore generale.

Ebbene, ecco la mia semplice domanda: dobbiamo prendere come direttore Julian Huxley o dobbiamo prendere Dante? La grandezza dell'uomo è nella facilità tecnica di vivere? Oppure è in questa lacerazione, in questa apertura che è come un grido verso il Cielo, in questo appello verso ciò che ci trascende realmente? [...]

Questa è l'opportunità del Cortile dei gentili: prendere atto di questa situazione nuova. Non si tratta solo di "dialogo tra credenti e non credenti". Si tratta di porre la questione dell'uomo, di riconoscere che ciò che fa la sua specificità non è di essere un super-animale più potente degli altri, ma di essere questo ricettacolo che raccoglie ogni creatura con amore, per rivolgerla, con la parola, con la preghiera, con la poesia, verso la sua sorgente misteriosa.