DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La Chiesa nella Spagna di Zapatero


di Antonello Cannarozzo
Tratto da Rai Vaticano - il blog il 13 aprile 2011

Spesso, in questo blog, abbiamo riferito delle spietate persecuzioni nei confronti dei cristiani messe in atto in molte parti del mondo, soprattutto in alcuni Paesi dell’Asia e dell’Africa dove regna l’integralismo religioso.

Centinaia di omicidi, fughe di intere popolazioni senza diritti ed indifese, in balia dei loro persecutori, per una sola colpa: essere cristiani.

Finora, almeno, abbiamo pensato che tutto ciò potesse avvenire solo in Paesi in cui non c’è la democrazia, la libertà d’opinione, l’emancipazione. Da noi, invece, in Europa, questo non può mai succedere: viviamo nella patria dei diritti!

Purtroppo non è così. Mesi fa, alcuni lo ricorderanno, avevo scritto su attentati in Francia a chiese e a cimiteri, non solo con profanazioni, ma anche con veri e propri atti terroristici. Ora leggo un articolo scritto da due colleghi spagnoli, Luis Losada Pescador e Javier Torres García, pubblicato dalla prestigiosa rivista italiana on line Consulente Re, che denunciano la persecuzione, non trovo altro termine, che sta avvenendo nell’indifferenza generale in quella che un tempo fu definita la “cattolicissima Spagna”.

Fin dall’inizio del suo mandato, il governo Zapatero si è imposto come vessillifero della laicità, trovando nella Chiesa un “avversario”, se non da abbattere, almeno da ridimensionare. In questi sette anni ininterrotti di governo socialista, la Spagna ha mutato completamente fisionomia, non solo per infrastrutture e progresso economico, ma anche per il cambiamento culturale nella società, sempre più avviata verso una secolarizzazione elevata a dottrina di governo, che ha cominciato a dare i suoi frutti.

“Gli uni scuotono l’albero, gli altri raccolgono le noci. Gli uni stimolano un ambiente di critica persistente alla Chiesa, praticano politiche anticristiane, impongono un progetto di ingegneria sociale; gli altri si immergono nella violenza antireligiosa”. Questo rilevava il cardinale Rouco Varela un anno fa, in occasione di un attentato contro una chiesa di Majadahonda. Così avvertiva anche Benedetto XVI lo scorso anno, il 6 novembre 2010, quando affermava: “Si percepisce un laicismo radicale come negli Anni Trenta”.

Uno degli ambienti in cui si comincia ad avvertire questo scontro in maniera più evidente è certamente l’università, dove in molte maniere si cerca di ostacolare la vita degli studenti cattolici all’interno dei campus e dei loro luoghi di culto. Certamente non c’è alcuna legge promulgata dalle Cortes o firmata dal re che decreta qualche divieto, ma si fa in modo di non intervenire con risolutezza verso quei facinorosi, sedicenti laicisti, che prendono di mira chiese e i fedeli.

Quest’anno, per fare solo qualche esempio, l’8 marzo (giorno “sacro” al femminismo anche se, come dimostrato, in base a una storia inventata di sana pianta) all’università Complutense, presso Madrid, l’associazione radicale Contrapo, ha organizzato un seminario femminista di tre giorni presso la facoltà di Scienze Politiche sul tema dell’omosessualità maschile e femminile. I partecipanti hanno deciso di concludere i lavori con un corteo formato da una sessantina di lesbiche, con l’obiettivo di raggiungere la cappella universitaria con canti e slogan non proprio devozionali.

Una volta davanti alla chiesa, hanno aspettato che cominciasse la celebrazione della Messa che apriva la Quaresima, per entrare gridando frasi blasfeme e spogliandosi dalla cintola in su per prodursi in atteggiamenti sessuali proprio davanti all’altare. Pochi giorni dopo, altre femministe hanno eseguito la stessa performance, sempre durante una funzione religiosa, in un’altra cappella, questa volta della facoltà di Diritto, al grido di “Via i vostri rosari dalle nostre ovaie”.

A Barcellona, per paura di contestazioni violente (avvenute già a novembre dello scorso anno) da parte di cosiddetti laici democratici, la Curia locale ha pensato bene di sospendere sine die le Messe nella locale facoltà di Economia per evitare scontri. La stessa “prudenza” ha fatto sospendere la annunciata conferenza del cardinale Rouco Varela presso l’Università autonoma di Madrid perché, secondo il delegato del governo Zapatero, “non si poteva garantire la sicurezza per il prelato”. Sempre per ragioni di sicurezza, il 6 novembre scorso il governo Zapatero ha chiuso illegalmente la basilica pontificia della Valle de los Caídos.

Non essendoci una risposta repressiva davanti a questi atti di pura sopraffazione, i facinorosi si sono fatti più temerari ed hanno pensato bene di incendiare la chiesa di santa Caterina di Majadahonda e, non contenti, la settimana successiva hanno anche trafugato gli arredi sacri sempre dalla stessa chiesa. Un anno prima una bomba era esplosa nella chiesa di santa Genoveffa a Majadahonda. E questi sono solo alcuni degli episodi più eclatanti, per non citare quelli che fanno parte della quotidianità.

Un amico spagnolo, mi ha fatto notare come attualmente la Chiesa iberica si trova a dover fronteggiare una dura battaglia ideologica; con l’aggravante che un tempo trovava solidale la maggioranza della società civile, mentre ora la nazione sta diventando sempre più secolare e con meno spazio per la Chiesa e la religione in genere.

Ciò che non riuscì negli anni trenta al Governo di Juan Negrín, capo della Spagna repubblicana – ha aggiunto il mio amico, certamente esagerando – sembra possa riuscire a Zapatero, anche se non alla maniera del Fronte Popolare, ma non per questo in modo meno grave per i diritti della Chiesa e dei suoi fedeli.

Concludiamo con le significative parole scritte da i due giornalisti: “La passività e il silenzio del Governo davanti ai furibondi attacchi alla Chiesa dicono molto più delle parole. L’impunità penale e sociale alimenta la bestia. Attaccare la Chiesa è gratis. Anzi può rendere politicamente e socialmente”. Torniamo insomma a quanto detto: “Gli uni scuotono l’albero, gli altri raccolgono le noci”.