DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Mauritania, dove la Bibbia è reato


di Danilo Quinto
16-04-2011

Dal rapporto di “Amnesty International” del 2010: “Le forze di sicurezza hanno fatto ricorso a un uso eccessivo della forza contro manifestanti pacifici, difensori dei diritti umani e parlamentari. Sono stati riportati frequenti casi di tortura e altri maltrattamenti. Le condizioni nelle carceri del paese sono rimaste dure. Decine di persone sospettate di appartenere a gruppi armati sono state detenute senza processo. Centinaia di migranti sono stati trattenuti ed espulsi senza alcuna possibilità di contestare la legalità della loro detenzione o espulsione collettiva. Non ci sono notizie di esecuzioni, ma almeno una persona era in attesa di esecuzione”.

In questo contesto – un contesto di illegalità diffusa, che prevede ancora, in maniera consistente, la pratica della schiavitù; di povertà, con il 45% della popolazione che vive con meno di due dollari al giorno; di analfabetismo, che colpisce il 50% della popolazione adulta – si deve considerare la situazione della libertà religiosa in Mauritania, che confina con il Sahara Occidentale a nord, l'Oceano Atlantico ad ovest, il Senegal a sud ovest, il Mali al sud e ad est e l'Algeria a nord-est.
Popolata sin dal terzo secolo d.C. da gruppi berberi, ma già abitata da popolazioni nere, la

Mauritania assunse un ruolo centrale negli scambi tra il Maghreb arabo, il bacino del Mediterraneo e il Golfo di Guinea. Entrata nell'orbita degli Almoravidi (11° sec.) fu islamizzata; fu poi raggiunta dai portoghesi (15° sec.) e in seguito colonizzata dai francesi (a partire dal 17° sec.). Protettorato della Francia già nel 1904, dal 1920 divenne una delle colonie dell'Africa occidentale francese.

Indipendente dal 1960, con il nome di République islamique de Mauritanie, fu rivendicata dal Marocco (fino al 1969) e ammessa all'ONU nel 1961, anno di entrata in vigore della Costituzione presidenziale. Nel 1964 venne riconosciuto un unico partito. Emersero intanto i contrasti etnici tra la maggioranza maura (arabo-berbera) e la minoranza nera della popolazione. La Mauritania è entrata nel 1973 nella Lega araba e ha stipulato un accordo (1975) con Marocco e Spagna per la spartizione e occupazione del Sahara Occidentale, dove fu sconfitta militarmente dalla resistenza autonomista. Queste vicende sfociarono nel colpo di Stato del 1978. A questo ne seguirono altri, nel 1980 e nel 1984. Nel 1991, fu approvata la Costituzione multipartitica, seguita nel 1992 dalle elezioni legislative e presidenziali che videro l'elezione di M.O.S. Taya, già al potere dal colpo di Stato del 1984. Da tale data il potere non è più cambiato di mano fino al 2005, quando un ennesimo colpo di Stato ha insediato un governo di transizione. Nel marzo 2007 è stato eletto presidente S.O.C. Abdallahi, anch'egli però rovesciato dopo poco più di un anno (agosto 2008) da un golpe militare guidato dal suo ex capo di Stato Maggiore M.O. Abdel-Aziz, che candidatosi poi alle elezioni presidenziali del luglio 2009 le ha vinte al primo turno.

La Costituzione approvata nel 1991 riconosce il Paese come una repubblica islamica e all’art. 5 indica l’Islam come l’unica religione di Stato e dei cittadini. Anche se il possesso per uso privato di libri religiosi non islamici non è vietato, il governo proibisce la stampa e la distribuzione di materiale non islamico, come ad esempio la Bibbia.

Alla fine di dicembre 2008 a Ouadane è stata arrestata una donna norvegese che distribuiva materiale cristiano. Rilasciata con una diffida, è stata di nuovo trovata a distribuire tale materiale
in Afar ed è stata espulsa dal Paese nel 2009.

Il governo proibisce ai non islamici di fare proselitismo, in forza di un’interpretazione restrittiva dell’art. 5 della Costituzione, dove si legge che “l’Islam sarà la religione della popolazione
e dello Stato”. Ci sono stretti collegamenti tra governo e religione musulmana: la Shari‘a (legge islamica) indica i principi ai quali le leggi devono uniformarsi. L’Alto Consiglio dell’Islam, composto di 6 imam, consiglia il governo sulla conformità delle leggi ai precetti islamici. I tribunali applicano la Shari‘a in materia di famiglia e le leggi civili negli altri settori.

Per i gruppi religiosi non è chiesta la registrazione, che però è necessaria per ogni attività sociale e umanitaria, anche se svolta da gruppi religiosi. Anche in queste attività il governo ritiene che non debba essere svolto alcun proselitismo.

Nelle scuole, anche private, è insegnata la religione islamica. La frequenza a tale corso è obbligatoria; anche se gli studenti possono chiedere esenzioni per ragioni etniche, religiose o semplicemente personali.

Nel paese – dove l’apostasia è condannata con la pena di morte – benché questa sentenza, almeno formalmente, non sia stata eseguita negli anni recenti - ci sono solo dai 400 ai 1000 cristiani indigeni, fra un numero totale di 4250 cristiani. Mons. Martin Albert Happe, Vescovo di Nouakchott, così ha descritto nel 2009, in preparazione del Sinodo africano, la situazione: “Una delle particolarità della diocesi di Nouakchott è che essa copre tutto il territorio della Repubblica islamica della Mauritania. Poiché gli abitanti di questo paese sono tutti musulmani da secoli, ne deriva che tutti i cristiani cattolici del paese sono non-mauritani, sia i fedeli che i loro pastori. Per meglio chiarire la situazione, aggiungerò che il primo sacerdote giunto nel paese, che non avesse la carica di cappellano militare, vi ha celebrato la sua prima messa nel Natale del 1957. Già il primo vescovo, mons. Michel Bernard non si è accontentato di essere il pastore di qualche migliaio di cristiani che vivevano nel paese, ma ha insistito affinché i sacerdoti e le religiose si dedicassero alla popolazione autoctona per essere per loro testimoni del Dio-Amore rivelato attraverso e nella persona di Gesù Cristo.

Uno degli strumenti di cui ci siamo serviti a questo scopo è la Caritas Mauritanie. Fondata nel 1970, attualmente impiega circa 120 persone. Tra di loro ci sono almeno 110 uomini e donne di nazionalità mauritana, quindi musulmani. Tutti questi collaboratori devono conoscere le nostre motivazioni profonde e condividerle. Devono sapere che per noi cristiani tutti gli esseri umani hanno pari dignità indipendentemente dal sesso, dallo status sociale o etnico. Essi devono sapere che non siamo lì per aiutare i fratelli della nostra razza, le nostre famiglie, le persone della nostra religione, ma tutte le persone che versano in uno stato di bisogno: dobbiamo adoperarci, affinché ritrovino la dignità voluta per loro dal Creatore”.

Il rapporto “World Watch List” di “Aiuto alla Chiesa che soffre” indica la Mauritania tra i principali paesi che negano la libertà religiosa. Nel paese sono presenti terroristi collegati ad Al Qaeda, attivi sia nel rapire cittadini occidentali per chiedere riscatti e altri vantaggi, sia nel colpire i cristiani.
Il 29 giugno 2009 ignoti estremisti hanno ucciso lo statunitense Christopher Leggett, volontario cristiano, colpito in piena mattina in una zona affollata davanti alla scuola dove insegnava a usare il computer, nella città di Nouakchott. Pare che Leggett abbia resistito al tentativo di rapimento, quindi i due aggressori gli hanno sparato alla testa, più volte. Il gruppo nordafricano di Al Qaeda
ha rivendicato l’assassinio mandando una dichiarazione-audio alla stazione televisiva al-Jazeera, dove si sostiene che la vittima avesse compiuto “attività missionaria” e cercato di convertire islamici. Al contrario, chi lo conosceva ha detto che egli si è occupato di dirigere un’agenzia di aiuti che provvede a insegnare il linguaggio del computer, il mestiere di sarto e la letteratura; oltre a gestire un programma di micro-finanza per concedere piccoli prestiti. Tra gli altri eventi del 2009 persecutori nei confronti dei cristiani, occorre ricordare l’arresto e la tortura di 35 cristiani nel mese di luglio e la detenzione di altri 150 in agosto.

Il 29 novembre 2009, tre spagnoli, due uomini e una donna, volontari per gli aiuti umanitari, sono stati rapiti su una strada tra Nouakchott e Nouadhibou, si ritiene dal gruppo di Al Qaeda del Maghreb (Aqmi). La donna, Alicia Gamez, è stata liberata nel marzo 2010 nel Mali. Il 18 dicembre 2009, nella regione orientale di Gao,sono stati sequestrati l’italiano Sergio Cicala e la moglie Philomene Kaboure, sempre dall’Aqmi. Sono stati poi portati in Mali, dove sono stati tenuti sino al giorno del rilascio, avvenuto il 16 aprile 2010.


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