DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il senso del tempo ai tempi di internet




Il nostro presente è solo un’illusione che ci difende dalla paura di non saper leggere il passato e di non saper pensare il futuro






Non sappiamo bene come sarà
il futuro perché ci ostiniamo
a galleggiare nel presente. C’è
troppo presente nelle nostre
vite, un presente dilatato in una maniera
paradossale che ingloba tutto, anche fette
di passato, e allontana l’idea del futuro.
Facendo del futuro non tanto un punto di
arrivo, ma un presente spostato semplicemente
un po’ più in là, uguale a quello
che viviamo oggi, ma con la data diversa.
Come si fa quando spostiamo la data sui
computer.
Il web ha contribuito molto a questo cambiamento
di percezione. Perché il web
per funzionare ha bisogno di uniformare
sensazioni, storie, emozioni, pensieri e
chiede che sia tutto conforme ai luoghi
comuni che circolano per il mondo. Nel
mondo orizzontale del web la distanza è
diventata intollerabile. I social network
avvicinano le persone anche quando sono
lontane, e danno la sensazione che tutto
possa essere simile, che ognuno di noi
possa parlare con tutti.
Il prevalere del presente nelle nostre vite
ha da tempo accorciato le distanze della
storia, come se tutto potesse essere visto
con gli occhi di oggi. Nessuno è più in
grado di capire il pensiero di uomini
vissuti tre, quattro o anche dieci secoli
fa. La narrazione del passato nel senso
moderno in cui oggi la concepiamo
obbedisce ai paradigmi della nostra
contemporaneità. E questo non vale solo
per personaggi storici lontanissimi come
Annibale, Cleopatra o Carlo Magno. Vale
anche per le differenze rilevanti che ci
sono tra un uomo degli anni Cinquanta e
un uomo di oggi.
Siccome non è più possibile sopportare
la distanza, e c’è poco tempo per indagare
la diversità, la diversità si trasforma in
somiglianza. Per cui le idee, i sentimenti,
le passioni, gli odi, i pensieri, le paure, di
uomini e donne di cento come di mille
anni fa, diventano quelle di oggi. Le
abitudini si somigliano, i difetti e i pregi
sono gli stessi.
Filtri digitali. Il web, internet, e più
in generale la nostra vita digitale, non
sopporta la verticalità. E paradossalmente
non tollera l’idea che ci sia un mutamento
nelle cose, persino un’usura, o
un oblio. In teoria sul web tutto rimane
presente per sempre. Anche la musica
resta intatta negli anni. Non possiamo più
dire: ho un vecchio vinile un po’ rovinato
da farti ascoltare. E vale anche, eccetto
per le pellicole ancora da restaurare, con
i film: digitalizzati e resi impermeabili al
tempo. Non ci sono più vecchie fotografie.
E per invecchiarle usiamo filtri digitali
finti che danno un falso bianco e nero o
un effetto seppia. Naturalmente anche il
corpo ambisce, nei limiti della vita e della
biologia, a un’idea di eternità, come se gli
anni potessero non passare.
Ma non si può vivere in un presente storico
come questo. T.S. Eliot scriveva: «Tempo
presente e tempo passato sono forse
entrambi presenti nel tempo futuro». Ma
oggi accade una cosa diversa: il tempo
passato e il tempo futuro confluiscono
nel tempo presente. Il futuro diventa un
desiderio di presente spostato più in là. Il
passato porta memoria, desideri e storia
dentro un presente sempre più ampio e
sempre più invadente.
In questa illusione collettiva di eternità
del quotidiano la storia si muove in modo
sommerso verso il futuro come fosse una
deriva dei continenti. Cambieranno in
modo radicale i giornali e l’informazione,
i film, i libri, non come oggetti, ma nei
loro contenuti. Cambieremo il modo di
pensare, e il modo di amare, e l’idea che
abbiamo della politica e della morale. Ma
non ce ne accorgeremo giorno dopo giorno,
come dovrebbe essere, ma attraverso
forti terremoti, come quello che ha visto
dimettersi un Papa dopo secoli. E solo
in momenti come questi capiremo che il
nostro presente è solo un’illusione che ci
difende dalla paura di non saper leggere
il passato e di non saper pensare il futuro.

Roberto Cotroneo. Sette del Corriere della Sera