DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

5 dicembre 2013



La sentinella

L'autoscatto metafora del nostro tempo



Tutto è "auto": autostima, autogestione, autocoscienza, autoironia, autoerotismo, riflessi di una generazione affetta da un inguaribile autismo dell'anima. L'altro è, semplicemente, uno specchio dove rifrangere la nostra immagine, non esiste, vive nel prolungamento del proprio ego. Non serve neanche a farci una foto, non importa che cosa potrebbe apprezzare e criticare. L'altro non serve neanche per fare un figlio. Amici, fidanzati o compagne, mogli e mariti, esistono esclusivamente per guardarci. Viviamo attaccati a un respiratore artificiale, l'altro che giace accanto a noi condannato a guardarci. Altro che Parola creatrice, sono gli sguardi a darci vita; chiusi gli occhi moriamo. Siamo nel post-narcisismo, basta esistere e resistere in effige, in una sorta di eterno ritorno che ci abbraccia come una piovra: rinasciamo mille volte al giorno al materializzarci sul display, per morire ingoiati nel buio al suo spegnimento. L'esistenza è un lampo, obbedisce al tempo concesso prima che il salvaschermo chiuda il sipario. E' triste una vita stretta nel sandwich crudele del risparmio energetico; dobbiamo infilarci nella frazione di tempo che l'altro ritiene non essere sprecata. Ecco perché tutto è sempre "fast" nel regno dell' "auto": cibo, lavoro, relazioni, sesso, televisione e cinema, svaghi, anche il calcio è cambiato, tutto ripartenze immediate e chi non ha gambe è perduto. Una fatica immane, il "sudore della fronte" di questa generazione: non più sotto il sole dei campi a cercarvi il cibo per giornate intere, ma il "dolore" figlio dell'illusione di afferrare la vita tra un battito di ciglia e un altro. Solo Cristo può salvarci, Lui che ha vinto l'effimero e ci dischiude l'eternità dell'amore nel tempo che ci è donato.


A.I.




Selfie ergo sum

Filosofia dell’autoscatto

Oggi se non fai selfie non sei nessuno. Sapevo che “selfie” è la parola dell’anno secondo l’Oxford Dictionary.  C’è anche un galateo da autoscatto, ammiccante o autocelebrativo. “Bisogna inclinare la testa, tenere il telefono leggermente sopra la linea dello sguardo (per ingrandire gli occhi e snellire il volto), evitare nel modo più assoluto il flash, che spara e fa l’effetto foto segnaletica, sorridere ma senza troppi denti, trattenere un po’ d’aria fra le guance in modo da far risaltare le labbra, inventarsi un’aria furba, o almeno maliziosa, qualcosa rispetto a cui poter dire: era un autoscatto autoironico”. Lo ha scritto a suo tempo Annalena ispirata da Elizabeth Day: “Me, my Selfie and I”. Ma “non si sorride nei selfie, dilettanti”, dice su Twitter Guia Soncini che in certe cose è la Cassazione... Troppo poco per concluderne che Narciso è vivo e lotta insieme a noi, dentro di noi, nel socialmondo? Narciso godeva di se stesso con se stesso, il suo era un autoerotismo autentico, una passione mortale per la propria immagine da non condividere con altri, pena sciuparsi, dissiparsi, perdersi nella socialità. Il selfie è un’altra cosa, l’amplesso cerebrale non avviene con il doppio ma con gli occhi di chi guarda. E’ l’estroflessione totale e definitiva dell’ego, la sublimazione dell’importanza che si attribuisce a se stessi, alla propria storia personale. In un certo senso è pure il calco negativo dell’autocommiserazione: chiedere con una foto “non ti sembro figo?” è retoricamente parlante come un “non ti faccio pena?”. Identica è la presunzione d’innocente irrinunciabilità. E questa presunzione è la somma algebrica di tutti gli ego, dunque non ha nemmeno più un sesso, è il trionfo di un indistinto nel quale i moralisti troveranno, con Balzac, l’anima del vizio contemporaneo o solo il vizio senz’anima. Forse bisogna ammettere che Narciso è quell’indistinto che guarda se stesso attraverso di noi.

Alessandro Giuli
Il Foglio, 5 dicembre 2013


L'autoscatto col suicida che fa discutere l'America
Non è la prima volta che il New York Post finisce al centro delle polemiche per una foto considerata ardita...







OLANDA FRONTIERA DELL'EVANGELIZZAZIONE


La situazione dell'Olanda ci riguarda. E' profezia dell'Europa futura. Il Papa risponde con un discorso importantissimo: annuncio del Vangelo e formazione sono le risposte alle nuove sfide. E una comunità realmente ad gentes capace di "attrarre" chiunque abbia perduto la speranza.




La nuova guerra dei trent’anni

Il messaggio terribile a Papa Francesco dei vescovi olandesi

C’è poco da sperare quando la secolarizzazione ti sta uccidendo. E’ questo il messaggio terribile emerso dall’incontro fra Papa Francesco e i vescovi olandesi. Ricevuti a Roma dal pontefice, i vescovi gli hanno portato un rapporto in cui si dice che “due terzi delle chiese in Olanda saranno chiuse o vendute entro il 2025”. Più che lo scandalo dei preti pedofili ha potuto la più radicale delle secolarizzazioni. Due edifici cristiani chiudono ogni settimana in Olanda. E’ il record della secolarizzazione detenuto dal paese più libero, libertino e liberale d’Europa. Dal 1970 al 2008, duecento chiese cattoliche sono state demolite in Olanda e 148 convertite in librerie, ristoranti, appartamenti e moschee. Quelle che restano le chiamano “chiese mausolei”, perché nessuno ci va più, o sono visitate come reperti storici, fossili. Che la denuncia venga dai vescovi olandesi è tanto più eclatante perché il cattolicesimo dei Paesi Bassi ha sempre cercato di rincorrere il secolarismo sul suo terreno. Sono le battaglie del teologo domenicano Edward Schillebeeckx, che negli anni del Concilio Vaticano II divenne il campione della “nuova teologia” al passo con la cultura dominante, intollerante e progressista. O quel Bernard Jan Alfrink, arcivescovo di Utrecht, creato cardinale da Giovanni XXIII, che partecipò ai lavori del Vaticano II e che sui temi etici si scontrò con il cardinale Alfredo Ottaviani, il capo del Sant’Uffizio. Andando più indietro si arriva ad Adriano VI, l’unico olandese salito alla cattedra di Pietro e che cinquecento anni fa si era mostrato “olandese” già a quei tempi, privando la curia di Roma dei suoi privilegi e inviando un delegato alla Dieta imperiale che doveva discutere le tesi del monaco Lutero. Nel 1648 la Spagna, con la pace di Vestfalia, rinunciò a ogni pretesa sull’Olanda, che così divenne una nazione protestante. Il culto cattolico fu messo al bando per molti anni. I ritratti della Madonna venivano sfregiati e cancellati dalle pareti delle chiese e delle cattedrali. Adesso è la volta dell’iconoclastia ateistica. E’ iniziata un’altra guerra dei trent’anni.
Il Foglio, 5 dicembre 2013



"Una formazione solida e di qualità", ecco la chiave di Papa Francesco

Vi incoraggio vivamente ad unire i vostri sforzi per rispondere a questo bisogno e permettere un migliore annuncio del Vangelo. In questo contesto, la testimonianza e l'impegno dei laici nella Chiesa e nella società hanno un ruolo importante e devono essere fortemente sostenuti. Tutti noi battezzati siamo invitati ad essere discepoli-missionari, là dove siamo!



Discorso di Papa Francesco ai Vescovi olandesi in visita "ad Limina Apostolorum". 2 dicembre 2013


Vi farà bene guardare con fiducia ai segni di vitalità che si manifestano nelle comunità cristiane delle vostre diocesi. Sono segni della presenza attiva del Signore in mezzo agli uomini e alle donne del vostro Paese che attendono autentici testimoni della speranza che ci fa vivere, quella che viene da Cristo. La Chiesa con pazienza materna prosegue i suoi sforzi per rispondere alle inquietudini di tanti uomini e donne che sperimentano l'angoscia e lo scoraggiamento davanti al futuro... Perciò, la Chiesa cerca di proporre la fede in una maniera autentica, comprensibile e pastorale... 
L'antropologia cristiana e la dottrina sociale della Chiesa fanno parte del patrimonio di esperienza e di umanità su cui si fonda la civiltà europea ed esse possono aiutare a riaffermare concretamente il primato dell'uomo sulla tecnica e sulle strutture. E questo primato dell'uomo presuppone l'apertura alla trascendenza. Al contrario, sopprimendo la dimensione trascendente, una cultura si impoverisce, mentre essa dovrebbe mostrare la possibilità di collegare in costante armonia fede e ragione, verità e libertà. Così, la Chiesa non propone soltanto delle verità morali immutabili, e degli atteggiamenti contro-corrente rispetto al mondo, ma li propone come la chiave del bene umano e dello sviluppo sociale. I cristiani hanno una missione propria per raccogliere questa sfida. 
L'educazione delle coscienze diventa allora prioritaria, specialmente mediante la formazione del giudizio critico, pur avendo un approccio positivo sulle realtà sociali; si eviterà così la superficialità dei giudizi e la rassegnazione all'indifferenza. Quindi, ciò richiede che i cattolici, sacerdoti, persone consacrate, laici acquisiscano una formazione solida e di qualità... È quindi importante che i giovani cristiani ricevano una catechesi di qualità, che sostenga la loro fede e li conduca all'incontro con Cristo. Formazione solida e spirito di apertura! Ecco come la Buona Notizia continua a diffondersi.
Nella vostra società, fortemente segnata dalla secolarizzazione, vi incoraggio anche ad essere presenti nel dibattito pubblico, in tutti gli ambiti nei quali è in causa l'uomo, per rendere visibile la misericordia di Dio, la sua tenerezza per ogni creatura. Nel mondo di oggi, la Chiesa ha il compito di ripetere instancabilmente le parole di Gesù: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Ma domandiamoci: chi ci incontra, chi incontra un cristiano, percepisce qualcosa della bontà di Dio, della gioia di aver incontrato il Cristo? Come ho spesso affermato, a partire dall'esperienza autentica del ministero episcopale, la Chiesa si espande non per proselitismo, ma per attrazione. Essa è inviata dappertutto per svegliare, risvegliare, mantenere la speranza! Da qui l'importanza di incoraggiare i vostri fedeli a cogliere le occasioni di dialogo, rendendosi presenti nei luoghi in cui si decide il futuro; potranno così portare il loro contributo nei dibattiti sulle grandi questioni sociali riguardanti per esempio la famiglia, il matrimonio, la fine della vita.
E' urgente suscitare una pastorale vocazionale vigorosa e attraente, e anche la ricerca comune di come accompagnare la maturazione umana e spirituale dei seminaristi. Che essi vivano una relazione personale con il Signore, che sarà il fondamento della loro vita sacerdotale! Potessimo sentire anche l'urgenza di pregare il Padrone della messe! 



Le parole cristiane senza Cristo


Omelia a Santa Marta 5 ddicembre 2013


La roccia è Gesù Cristo! La roccia è il Signore! Una parola è forte, dà vita, può andare avanti, può tollerare tutti gli attacchi, se questa parola ha le sue radici in Gesù Cristo. Una parola cristiana che non ha le sue radici vitali, nella vita di una persona, in Gesù Cristo, è una parola cristiana senza Cristo! E le parole cristiane senza Cristo ingannano, fanno male! Uno scrittore inglese, una volta, parlando delle eresie diceva che un’eresia è una verità, una parola, una verità, che è diventata pazza. Quando le parole cristiane sono senza Cristo incominciano ad andare sul cammino della salvezza. La parola cristiana senza Cristo ti porta alla vanità, alla sicurezza di te stesso, all’orgoglio, al potere per il potere. E il Signore abbatte queste persone. Questa è una costante nella storia della Salvezza.