DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Lesbiche, gay, trans dettano l’indice delle parole: lesbico sì, saffico no


Lesbico e non "saffico", "famiglia omogenitoriale" e non "famiglia gay", "matrimoni" e non "matrimoni gay", "gestazione di sostegno" e "maternità surrogata" invece di "utero in affitto": è il vocabolario politicamente corretto dettato dalle "Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone Lgbt (Lesbiche gay bisessuali transgender)" redatto dall'Unar (Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali) con il patrocinio del Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del consiglio. "Linee guida" visibili sul sito www.pariopportunita.gov.it "Linee guida" criticate da Gian Arturo Ferrari sul Corriere della Sera: E attenzione! Soprattutto rispetto per «la lavoratrice del sesso trans», ineffabile espressione in cui alcune figure rese familiari dalla cronaca si stagliano su uno sfondo di campi e di officine. E ovunque un mare di fogli, un grande sventolio di codici deontologici, raccomandazioni del Consiglio d’Europa, strategie nazionali, agenzie per i diritti fondamentali, carte, risoluzioni e sentenze di ogni genere. Non che tutto sia da buttare. L’invito alla precisione terminologica, ad esempio, è da seguire e le spiegazioni sono chiare e puntuali. Ma il tono — didattico, insofferente, accusatorio — non è sopportabile. Molto grande è il debito che tutti abbiamo nei confronti degli omosessuali, donne e uomini. Siamo tutti vissuti e volenti o nolenti abbiamo tutti avuto parte in un mondo che nei loro confronti ha esercitato una violenza intollerabile, esplicita e implicita, materiale e morale. Con cinismo, con cattiveria. Un mondo crudele. [...] Non è la rapidità del cambiamento a poter costituire una sorta di indulgenza generale. Ma non è l’editto delle Linee guida il modo di pagare quel debito. Non con questo grottesco capovolgimento delle parti per cui i perseguitati di ieri si trasformano non tanto nei persecutori, quanto nei bacchettoni di oggi. C’è nel nostro inconscio nazionale un istinto inquisitorio profondo, un piacere segreto nell’identificarsi con le figure della tradizionale oppressione autoritaria. Che tutti, a parole, diciamo di esecrare: il poliziotto, il professore, il prete. Nelle Linee guida c’è il tono minaccioso del questurino, la matita blu che si avventa sugli strafalcioni, la minuta casistica del confessionale. È triste che gli eredi, i reduci e i beneficiari di un grande movimento di liberazione si ritrovino così inaspriti, così — a loro volta — incattiviti. Come se in una delle pochissime vere incarnazioni di un reale progresso non ci fosse alcuna gioia. Ma solo rancore". Ecco alcuni esempi delle Linee guida: 1. LESBICO E NON SAFFICO "Esiste poi un linguaggio apertamente ostile al lesbismo, che utilizza – anche nei discorsi politici – la parola lesbica come insulto. Per questo motivo, anche nei media, lesbica è percepita erroneamente come una parola dal vago senso offensivo. Pensiamo a titoli come: Michelle Bonev ha dato della lesbica alla Pascale. “Dare della…” è un’ espressione che sottintende un valore negativo della parola. Anche per questo, forse, si tende a usarla con parsimonia o a non usarla affatto. Ma c’è anche un uso di segno completamente diverso, che si ritrova specialmente negli articoli di costume, società, spettacolo e che riguarda l’aggettivo LESBO. Qui si rincorrono infatti formule dal sapore voyeristico o pornografico, per esempio video lesbo, bacio lesbo… Ma si veda anche un titolo come Delitto di Ostia: spunta la pista lesbo, che fa pensare a un thriller erotico. Lo stesso vale per l’aggettivo SAFFICO, che richiama atmosfere lascive e seducenti adatte a stuzzicare anche il lettore maschio. Insomma, troppo spesso l’omosessualità femminile è presentata a uso e consumo di un pubblico di uomini e cancellata completamente nella sua esistenza autonoma, anche all'interno dell’universo LGBT. Fare entrare la parola lesbica nell’uso comune e nel linguaggio dei media, liberandola da connotazioni dispregiative o voyeristiche, è un passo importante verso il riconoscimento dell’omosessualità femminile e l’attribuzione di diritti alle donne che desiderano e amano altre donne".
Blitz quotidiano 19 dicembre 2013