DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

18 febbraio 2014


DIZIONARIO


Chiacchiere

Vi dico la verità, sono convinto che se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerebbe santo! È una bella strada!

Papa Francesco, Angelus del 16 febbraio 2014



Il fachiro, lo stregone e la pazienza di Dio, 


«Considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove»: «La pazienza non è rassegnazione, è un’altra cosa». Appare come «un invito a fare il fachiro»: la pazienza, sopportare «le cose che noi non vogliamo», permette di «maturare la nostra vita. Chi non ha pazienza vuole tutto subito, tutto di fretta. Chi non conosce questa saggezza della pazienza – ha messo in evidenza - è una persona capricciosa, come i bambini che sono capricciosi», a cui nulla va  bene. E «la persona che non ha pazienza non cresce, rimane nei capricci del bambino, non sa prendere la vita come viene: o questo o niente»; ecco, «questa è una delle tentazioni: diventare capricciosi». «E l’onnipotenza» di volere ottenere subito una cosa, come succede ai farisei che domandano a Gesù un segno dal cielo: «Volevano uno spettacolo, un miracolo... Confondono il modo di agire di Dio con il modo di agire di uno stregone – ha osservato Francesco - E Dio non agisce come uno stregone, Dio ha il suo modo di andare avanti. La pazienza di Dio. Anche Lui ha pazienza. Ogni volta che noi andiamo al sacramento della riconciliazione, cantiamo un inno alla pazienza di Dio! Ma il Signore come ci porta sulle sue spalle, con quanta pazienza, con quanta pazienza! La vita cristiana deve svolgersi su questa musica della pazienza, perché è stata proprio la musica dei nostri padri, del popolo di Dio, quelli che hanno creduto alla Parola di Dio, che hanno seguito il comandamento che il Signore aveva dato al nostro padre Abramo: “Cammina davanti a me e sii irreprensibile”». Il Pontefice ha parlato del popolo di Dio citando la Lettera agli Ebrei: «Ha sofferto tanto, sono stati perseguitati, ammazzati», però ha avuto «la gioia di salutare da lontano le promesse» del Signore. E «questa è la pazienza» che «noi dobbiamo avere nelle prove: la pazienza di una persona adulta, la pazienza di Dio». E questa pazienza esiste, è quella «del nostro popolo»: «Quanto paziente è il nostro popolo! Ancora adesso! Quando andiamo nelle parrocchie e troviamo quelle persone che soffrono, che hanno problemi, che hanno un figlio disabile o hanno una malattia, ma portano avanti con pazienza la vita». E «non chiedono segni, come questi del Vangelo, che volevano un segno. Dicevano: “Dateci un segno!”. No, non chiedono, ma sanno leggere i segni dei tempi: sanno che quando germoglia il fico, viene la primavera; sanno distinguere quello. Invece, questi impazienti del Vangelo di oggi, che volevano un segno, non sapevano leggere i segni dei tempi, e per questo non hanno riconosciuto Gesù». 

Omelia a Santa Marta, 17 febbraio 2014



La morte e il Papa

Ora, a quasi 54 anni, riconosco che quella piccola riflessione serale è il punto di riferimento di tutta la mia vita successiva riguardo al problema della morte. Quella sera, senza provare paura, sentii che un giorno sarei morto, e mi sembrò la cosa più naturale.

Da una lettera inedita di Padre Bergoglio



Cambio epocale


«Siamo definitivamente usciti dall’età sacrale e dall’età barocca; dopo sedici secoli [dall’età costantiniana] che sarebbe vergognoso calunniare oppure pretendere di ripudiare, e i cui gravi difetti non sono contestabili, inizia un’età nuova, nella quale la Chiesa ci invita a meglio comprendere la bontà di Dio nostro padre, e ci chiama a riconoscere al contempo tutte le dimensioni di questo hominem integrum di cui il papa [Paolo VI] parlava nel suo discorso del 7 dicembre 1965, nella seduta ultima del Concilio. Ecco compiuto il grande rovesciamento in virtù del quale non sono più le cose umane che si prendono cura di difendere le cose divine, ma sono le cose divine che si offrono di difendere le cose umane.»

J. Maritain, Le Paysan de la Garonne


Un eroe cristiano

Andreas Hofer, il capo della resistenza tirolese contro gli invasori giacobini e napoleonici, venne alla fine sconfitto e catturato. Una newsletter dell’Associazione Culturale La Torre riporta un episodio che avvenne ad Ala, città in cui l’Hofer prigioniero sostò prima di essere tradotto a Mantova, dove lo attendeva il processo e la fucilazione (20 febbraio 1810). Passò la notte recitando il rosario sotto lo sguardo beffardo dei carcerieri. Questi, un soldato e un ufficiale, si addormentarono dopo un’abbondante bevuta. Ma rischiarono di non svegliarsi più per via della esalazioni mortifere della stufa a carbone. Hofer, malgrado lo stordimento, anziché approfittarne per fuggire andò a svegliare gli altri soldati, che si precipitarono a salvare i due commilitoni. Andreas Hofer, un eroe cristiano.

Rino Camilleri


Una storia contro i nuovi medici nazisti

Sono giorni di terribile e spudorato infanticidio in Europa, con l'approvazione in Belgio della prima legge per l'eutanasia pediatrica e dei bambini disabili. Così mi è tornata in mente una storia che pochi, credono, conoscano. Parla di due bambini che nacquero la stessa notte nello stesso villaggio in Austria. Il maschio gridava in maniera vigorosa, era forte e sano. La femmina aveva una voce flebile e soffriva della sindrome di Down. Questa bambina sarebbe stata di aiuto ai genitori, che una volta malati non potevano permettersi una domestica. La figlia disabile si prese cura di loro. I medici austriaci a distanza di tanti anni non ricordano il nome di quella bambina. Ma non possono dimenticare quello del maschio: Adolf Hitler.

Giulio Meotti
Il Foglio




Padri clericali e padri avventurieri

Una riflessione da incorniciare...


Sento due parole: Montecassino e casa di Nazareth. Ricordi la famosa battuta, la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali? Ecco, c’è una responsabilità che noi abbiamo come uomini e come donne, come padri e come madri, davanti a quello che abbiamo incontrato. Il momento storico in cui viviamo è un gran casino. Esattamente come lo era al tempo di Benedetto. Allora, dopo il crollo totale di una civiltà, non un prete, ma un laico, un giovane, un semplice battezzato, Benedetto, è ripartito dall’essenziale, Cristo, e ha trascinato con sé tutti e un grande papa, Gregorio, ha ricostruito tutto da lì. E poi è andata sempre così. Pensa a secoli dopo, quando l’Europa sembrò ai vertici della sua potenza e invece ancora una volta l’edificio eccelesiale stava di nuovo per crollare, Gesù parla a una persona, le dice: «Ripara, ricostruisci la mia chiesa». E chi è costui? Un ecclesiastico? Un cardinale? Un vescovo? Un teologo? Un papa? No, è Francesco, un ragazzo di Assisi.
Tutto il cristianesimo è una storia di laicità, di uomini e di donne travolti dalla vita di Gesù. Purtroppo noi abbiamo ancora questa immagine terribilmente clericale, invece è stato sempre così, battezzati, uomini, donne, nel momento più cupo, quando il papato sembrava lì lì per diventare il cappellano del re di Francia, chi salva il papato? Ancora una volta una laica, una ragazza analfabeta, una popolana, Caterina da Siena.
Il cristianesimo è una grande storia di popolo. Ma noi ci siamo dimenticati che il sacerdozio ministeriale è solo un servizio al sacerdozio universale. Siamo noi battezzati, Re, sacerdoti e profeti. Siamo tenuti a questa testimonianza. Basta star lì ad aspettare che sia la gerarchia ecclesiastica a dirci fai questo e quest’altro. Pensa a Nazareth, di cosa stiamo parlando? Di una accademia teologica? Di un episcopio? No, la casa di un falegname, un padre, una madre, un figlio. È da lì che si scatena tutto, non da una mente o da una struttura sofisticata.
Ci siamo rotti e strarotti di sentire preti e cosiddetti laici (che magari si definiscono pure atei o agnostici) che parlano del Concilio in termini clericali, cioè di potere e di rivendicazione di un potere. Il Concilio Vaticano II siamo noi. Noi lo facciamo perché siamo noi i laici cristiani, il popolo cristiano. Il Vaticano II non ha forse richiamato la responsabilità della gente, dei laici, dei padri e delle madri? Dice due cose il Concilio: basta il battesimo a testimoniare Cristo e, secondo, il cristianesimo è popolo. Punto e stop. Per cui, anche qui, sottraiamo ai chierici e ai teologi il Concilio Vaticano II. Liberiamoci!
Posso darti due chicche di Péguy? Le conosci, ma oggi godono di particolare attualità e non solo per queste stronzate di genitori A e B. «C’è un solo avventuriero al mondo – scrive Péguy – e ciò si vede soprattutto nel mondo moderno: è il padre di famiglia. Solo lui è letteralmente coinvolto nel mondo, nel secolo, solo lui è letteralmente un avventuriero, corre un’avventura. Lui naviga su questa rotta immensamente larga. Lui solo non può affatto passare senza che la fatalità si accorga di lui. Gli altri scantonano sempre, possono permettersi di infilare sotto la testa. Lui, lui deve nuotare di spalle, deve risalire tutte le correnti, deve infilare le spalle, il corpo e tutte le membra. Gli altri scantoneranno sempre, sono carene leggere, sottili come lame di coltello, lui è la nave grossa, pesante come bastimento da carico». Capisci? Questo è il momento dei padri e delle madri. Noi difendiamo la nostra fede. E basta. Non c’è da aspettarsi niente da altri, teologi, apparati, chierici, niente: siamo noi, difendiamo i nostri figli, le loro anime e la loro avventura umana.
E questa è una specie di carezza che da Péguy arriva alla nostra generazione. «Si tratta di sapere se le nostre fedeltà moderne, voglio dire se le nostre convinzioni cristiane in pieno mondo moderno assalite da tutti i venti, battute da tante prove e che sono uscite intatte da questi due secoli di prove intellettuali (e noi potremmo dire da questi quarant’anni, ndr), non ricevano una singolare bellezza, una bellezza non ancora ottenuta, una grandezza singolare agli occhi di Dio. Le nostre fedeltà sono delle cittadelle, cittadelle crociate come quelle che trasportavano popoli interi e gettavano dei continenti gli uni sugli altri sono rifluite su di noi oggi, sono ritornate fino nelle nostre case. Il più piccolo di noi è letteralmente un crociato. Noi tutti siamo degli isolotti battuti nel mare da un’incessante tempesta e le nostre case sono tutte delle fortezze nel mare». Come dire, tiriamo fuori i nostri attributi e riprendiamoci la nostra responsabilità nel mondo. Perché basta il nostro battesimo. Come ci è stato insegnato dal nostro maestro Giussani, il solo battesimo ci abilita a testimoniare Cristo. Tanto è vero che nel corso dei secoli il popolo cristiano ha difeso la fede pagando con la vita anche quando i chierici, le avanguardie, se l’erano data a gambe.


Antonio Socci a Luigi Amicone, Tempi.it






LE NOTIZIE



3 minuti per vedere il miracolo della vita Un viaggio emozionante dal concepimento alla nascita

Bellissima intervista a Socci: «Basta aspettare il consenso dei preti o del mondo. Tocca a noi, padri e madri, affrontare il caos»

Il Vangelo di Marco si basa sulla testimonianza di Pietro




Il Papa: "Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano". Dialogo con i fidanzati

Il Papa: Cuore e Precetti

Quella lettera (inedita) di Padre Bergoglio



Ricordiamo anche i preti uccisi nelle foibe




Pietro Sambi Nunzio di Dio

Erminia: non c'è amore più grande...


“Enciclopedia del Dolore” tedesca: il dolore fetale è un dato scientifico. Il dr. Carlo Bellieni conferma che i feti possono soffrire già alla 20ma settimana dal concepimento

La legge del più forte è atroce? Dipende se il debole è un cucciolo di elefante o di uomo

Libretti Unar. Ricostruzione di un pasticcio (e di una strategia)