DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

LE CHIESE TEDESCHE PERDONO PER STRADA 200MILA FEDELI L'ANNO. SIA QUELLA CATTOLICA, SIA QUELLE PROTESTANTI



L'emorragia in Germania interessa sia i cattolici (al Sud) che i protestanti (al Nord)
Ogni anno persi 200 mila fedeli
La fede costa l'8% di addizionale alle tasse statali
 da Berlino Roberto Giardina  
Le chiese tedesche sono ricche, non devono rendere conto a nessuno di come amministrano il patrimonio, ma perdono sempre più fedeli. In media 200 mila all'anno, sia gli evangelici che i cattolici, che sono quasi alla pari, i protestanti più forti al Nord, e la chiesa di Roma al Sud.
E ora la fuga si accentua, a causa del caso del vescovo di Limburg, Franz-Peter Tebartz-Van-Elst, che ha dato scandalo spendendo 31 milioni di euro per rimodernare la sua residenza. Vasca da bagno da 120 mila euro, marmi costosi, legni pregiati, e i lavori non sono ancora finiti. E lo spreco mentre il Papa, da Roma, invita i suoi preti alla moderazione.

Le spese pazze di monsignor Franz-Peter hanno provocato la reazione dei cattolici, ma anche dei protestanti. Per uscire è necessario un atto formale davanti alle autorità, per evitare di continuare a pagare le tasse, che qui ammontano all'8% in più su quanto si versa allo Stato. La fede costa, e molti se ne vanno anche per la crisi economica. Un vescovo sprecone offre l'alibi opportuno: da settembre a ottobre le uscite sono quasi raddoppiate a quota 571; quelle dalla chiesa evangelica sono aumentate dell'80% a 228. Così a Osnabrück e a Brema, nel Nord del paese, mentre nel Sud, a Monaco, in ottobre sono state 1.250, il doppio rispetto alle 602 di settembre. A Regensburg sono triplicate a 147. Una vera emorragia.

E le fughe si traducono in minori entrate, anche se il totale rimane sempre ragguardevole: nel 2012 le tasse hanno portato alla chiesa di Lutero 4,77 miliardi di euro, alla chiesa di Roma 5,188 miliardi. In più i Länder, le regioni, hanno versato contributi per 480 milioni. In totale oltre 10 miliardi, di cui i vescovi non devono rendere conto a nessuno. Vent'anni fa, calcolando in euro, si era a 7 miliardi. Si incassa sempre di più, anche se i fedeli scendono: protestanti e cattolici erano il 36% della popolazione, oggi sono al 29. Il patrimonio delle chiese ammonterebbe a 500 miliardi di euro, ma il calcolo esatto naturalmente non è possibile.

Le attività delle parrocchie non si limitano alla sfera religiosa: organizzano concerti, gestiscono teatri rionali, campi giochi e sportivi, asili infantili e residence per anziani. Un lavoro sociale che lo Stato riconosce e in parte rimborsa. Ma da più parti si chiede di abolire le tasse religiose, regolate da una legge che risale alla repubblica di Weimar. I fedeli siano lasciati liberi di versare quel che ritengono giusto, e magari ogni intervento del sacerdote o dal pastore evangelico venga pagato secondo tariffe prefissate, dai battesimi ai matrimoni. Così i religiosi torneranno a esercitare solo la loro funzione primaria.

Quasi impossibile. Solo attraverso la Caritas, la chiesa gestisce 25 mila centri, con oltre 550 mila collaboratori. Sempre la chiesa cattolica possiede vigneti e fattorie, migliaia di appartamenti e negozi: solo la diocesi di Monaco è proprietaria di boschi per 5 mila ettari. I cattolici hanno la Weltbild, una casa editrice con un fatturato di un miliardo e 600 milioni. Perfino alcuni episodi di Tatort, la fortunata serie gialla televisiva, vengono prodotti dalla chiesa. Perché non tornare all'antico, almeno un po'?

ItaliaOggi copyright