DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

C’è un islam che piace in Vaticano e ha sede nella moschea di Giacarta

di Paolo Rodari

Non è senza significato il viaggio che il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso, sta compiendo in questi giorni in Indonesia, nel paese islamico più popoloso del mondo. Il porporato francese che dal 2007 segue per la Santa Sede i rapporti con le religioni non cristiane (in particolare l’islam) è venuto a conoscere un modello di dialogo che prelude al principio di reciprocità.
Un modello che si avvicina molto all’idea di dialogo tra religioni auspicato più volte da Benedetto XVI: dialogo tra culture diverse capaci di ascoltarsi e alimentarsi vicendevolmente, dove le divergenze e differenze teologiche sono lasciate in secondo piano.
Il clou della visita è stato l’incontro delle scorse ore con l’imam Kiai Hajj Syarifuddin Muhammad nella moschea di Istiqlal a Giacarta. L’imam, accogliendo Tauran nella moschea che sorge a pochi metri dalla cattedrale della città, ha detto: “Questa moschea non appartiene soltanto ai musulmani, ma a tutte le religioni”. Infatti, tutti possono entrarvi e pregare, anche i cristiani. Non a caso, al suo interno, sono momenti di confronto e ascolto reciproco a essere quotidianamente promossi.
Tauran non è rimasto deluso dalla visita. Tanto che uscendo dalla moschea ha dichiarato: “Questa è la prima volta che respiro un’atmosfera di sincera amicizia: sembra non esservi gap tra musulmani e cattolici”. Parole sorprendenti per un porporato che ha visitato decine di moschee in tutto il mondo. La moschea di Istiqlal è frequentata da un islam moderato. Nel paese è un fiore all’occhiello.
Lo stesso presidente indonesiano Susilo la cita come esempio a cui dovrebbero ispirarsi anzitutto quelle frange fondamentaliste presenti nel paese le quali, in passato, hanno dato luogo a episodi di intolleranza verso i cristiani. Episodi sporadici in un paese sostanzialmente pacifico, ma comunque da non sottovalutare. Susilo, che recentemente sul Time ha dichiarato di auspicare che in Indonesia l’islam sappia convivere con tutti, è un interlocutore prezioso per il Vaticano. Durante la bagarre scoppiata a seguito della lectio di Ratzinger a Ratisbona (settembre 2006), il presidente indonesiano è subito intervenuto chiedendo ai musulmani autocontrollo. E, con l’arrivo di Tauran in curia romana, ha alimentato le relazioni con la Santa Sede: non a caso, la visita del porporato in Indonesia di questi giorni, seppure avvenuta su invito dei vescovi del paese, è stata caldeggiata da Susilo.
Il Papa più volte – la cosa è stata ribadita ieri in Vaticano dal “ministro” per le migrazioni Antonio Maria Vegliò – ha detto che alla base del dialogo con l’islam ci deve essere il principio di reciprocità. La cosa riguarda anche i luoghi di culto. E, dunque, il fatto che anche nei paesi a maggioranza islamica le religioni diverse dall’islam devono poter esercitare la propria fede in luoghi di culto adeguati. La possibilità di costruire nuove chiese è una delle richieste che Tauran farà a Susilo per conto della chiesa locale. Una richiesta che in Indonesia, più che in altri paesi musulmani, sembra poter trovare risposta.

Pubblicato sul Foglio sabato 28 novembre 2009