DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Londra, bimbo «incurabile». Il papà: non fatelo morire

C’è grande attesa per la decisione del tribunale sulla sorte di un bambino di un anno attaccato a un respiratore meccanico • Padre e madre divisi sulla sorte del piccolo • Il pediatra Kirkham: «La medicina lo può aiutare»
di Elisabetta Del Soldato
Tratto da Avvenire del 7 novembre 2009

Il destino di baby R. B., il bambino inglese di un an­no attaccato alla spi­na per una malattia incurabile, è ancora in sospeso. Il suo ca­so viene discusso in questi giorni in tri­bunale di fronte ai genitori del piccolo divisi sulla sua sor­te. La madre e i medici che hanno in cu­ra il piccolo vorrebbero fosse lasciato morire ma il padre sta combattendo af­finché il bambino rimanga in vita. I giu­dici emetteranno il verdetto già nelle prossime ore.

Ma la storia di baby R. B. ha gettato ul­teriore benzina sul fuoco del dibattito sull’eutanasia in una Gran Bretagna sempre più lacerata. «Questo caso – ha commentato il reverendo della Chiesa anglicana di St Bride’s a Londra – ci po­ne di fronte a un dilemma dalle dimen­sioni colossali». Baby R. B. soffre di una malattia rara e congenita chiamata myasthenic syn­drome (Cms) che gli impedisce di re­spirare indipendentemente. I medici e la madre ritengono che il piccolo non possa sopravvivere e che la sua vita sarà solo afflitta da handicap e sofferenze. Ma il padre ha mostrato ai giudici un vi­deo in cui il piccolo riesce a capire per­fettamente quello che vede e a ricono­scere chi ha intorno. Inoltre un’opera­zione alla trachea gli permetterebbe di respirare e di tornare a casa.

Ieri un medico ha confermato la tesi e­sposta dal padre sostenendo che il bam­bino, crescendo, avrà «la potenzialità di comunicare e anche di usare una sedia a rotelle». Fenella Kirkham, neurologo pediatra, ha dichiarato all’Alta Corte che Baby R. B. ha l’intelligenza di un bambi­no della sua età e che in futuro potrà svi­luppare i mezzi per riconoscere il lin­guaggio. Ha inoltre ribadito che il piccolo starebbe meglio a casa. La Kirkham ha anche sottolineato come la diagnosi dei medici non sia certa ricordando che le ricerche su come curare questa condi­zione stanno andando avanti. «È possi­bile – ha detto al giudice – che un regi­me di medicine ben bilanciato, con far­maci somministrati in dosi piccole ma frequenti, possa migliorare la qualità della vita». Mostrando un filmato il me­dico ha fatto notare come i movimenti stimolati del piccolo avessero un senso.