DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Papa a Bartolomeo I: Avanti nell’ecumenismo, senza i condizionamenti del passato. Il ministero petrino non è potere ma servizio all'unità

Messaggio di Benedetto XVI in occasione della festa di S. Andrea, patrono del patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Il papa invita ancora una volta a “cercare insieme” i modi in cui esercitare il ministero del vescovo di Roma. La testimonianza comune nella difesa della dignità umana, nella giustizia e pace, nella salvaguardia del creato.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La piena comunione fra ortodossi e cattolici deve avvenire senza farsi “condizionare da coloro che rimangono legati al ricordo delle differenze storiche, che impedisce loro di aprirsi allo Spirito Santo che guida la Chiesa ed è capace di trasformare tutti i fallimenti umani in occasioni per il bene”. È l’invito radicale all’unità fra i cristiani che Benedetto XVI ha inviato oggi nel messaggio al patriarca ecumenico Bartolomeo I in occasione della festa di s. Andrea, patrono del Patriarcato.

Inviando i suoi “fraterni saluti”, il papa apprezza i passi nuovi del cammino ecumenico “difficile, ma promettente” e riafferma che desidera “cercare insieme [agli ortodossi]… le forme in cui il ministero del vescovo di Roma può compiere il servizio di amore riconosciuto da ognuno e da tutti”, ispirandosi al modello esistente nel primo millennio, quando la Chiesa era ancora unita.

Con una lunga tradizione dai tempi di Paolo VI, una delegazione di Costantinopoli visita Roma nella festa di san Pietro e Paolo (29 giugno); una delegazione cattolica visita il Phanar nella festa di sant’Andrea (30 novembre). La delegazione vaticana, presieduta dal card. Walter Kasper, ha partecipato alla Divina liturgia celebrata stamane al Phanar e presieduta da Bartolomeo I. Al termine il card. Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, gli ha consegnato il messaggio del papa.

Il dialogo teologico fra cattolici e ortodossi è ripreso dopo anni con l’incontro di Ravenna (ottobre 2007) e ha tenuto a Cipro, un mese fa, una sessione plenaria sul tema “Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio”. La sessione ha dovuto essere chiusa in alcuni momenti per la contestazione di alcuni sacerdoti ortodossi che accusavano il metropolita Chrisostomos di Cipro di “vendere” l’ortodossia al papa di Roma. Ma vi sono resistenze anche in ambito cattolico.

Da qui l’accenno del papa nel suo messaggio: “La nostra crescente amicizia e rispetto mutuo, e la nostra volontà a incontrarci e riconoscerci come fratelli in Cristo, non dovrebbe essere frenata da coloro che rimangono legati al ricordo delle differenze storiche, che impediscono la loro apertura allo Spirito santo che guida la Chiesa ed è capace di trasformare tutti i fallimenti umani in occasioni per il bene”.

Riferendosi poi al tema specifico di Cipro, sul ministero petrino esercitato nel primo millennio, Benedetto XVI scrive: “La Chiesa cattolica comprende il ministero petrino cone un dono del Signore alla sua Chiesa. Questo ministero dovrebbe essere interpretato non in una prospettiva di potere, ma all’interno di una ecclesiologia di comunione, come un servizio all’unità nella verità e nella carità. Il vescovo della Chiesa di Roma, che presiede nella carità (S. Ignazio di Antiochia), è compreso come il Servus Servorum Dei (s. Gregorio Magno). Così, come il mio venerabile predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha scritto e io ho riaffermato in occasione della mia visita al Phanar nel novembre 2006, è questione di cercare insieme, ispirati dal modello del primo millennio, le forme in cui il ministero del vescovo di Roma può compiere un servizio di amore riconosciuto da ciascuno e da tutti (Cfr. Ut Unum Sint, 95). Per questo chiediamo a Dio di benedirci e possa lo Spirito Santo guidarci lungo questo difficile, ma promettente sentiero”.

Nel messaggio Benedetto XVI ricorda anche i molti ambiti in cui avviene già la testimonianza comune: difendere la dignità della persona umana; affermare i valori etici fondamentali; promuovere la giustizia e la pace; rispondere alle sofferenze che affliggono il nostro mondo: fame, povertà, analfabetismo, la non equa distribuzione delle risorse; la salvaguardia del creato.


Messaggio del Papa a Bartolomeo I per la festa di sant'Andrea


Il ministero petrino non è potere ma servizio all'unità


CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 30 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il Messaggio che Benedetto XVI ha fatto pervenire al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, attraverso il Cardinale Walter Kasper, in occasione della visita della delegazione vaticana al Fanar di Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea.



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A Sua Santità

Bartolomeo i

Arcivescovo di Costantinopoli Patriarca Ecumenico

è con grande gioia che mi rivolgo a Lei, in occasione della visita della delegazione guidata dal mio venerato fratello il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, al quale ho affidato il compito di trasmetterLe i miei più affettuosi fraterni saluti, nel giorno della Festa di sant'Andrea, fratello di san Pietro e Patrono del Patriarcato Ecumenico.

In questa gioiosa circostanza, nella quale si commemora la nascita alla vita eterna dell'Apostolo Andrea, la cui testimonianza di fede nel Signore culminò nel martirio, saluto con rispetto anche il Santo Sinodo, il clero e tutti i fedeli che, sotto la Sua cura e guida pastorale continuano, anche in situazioni difficili, a testimoniare il Vangelo di Gesù Cristo.

Il ricordo dei martiri spinge tutti i cristiani a rendere testimonianza della propria fede davanti al mondo. Questa chiamata è urgente particolarmente nel nostro tempo, in cui il cristianesimo deve affrontare sfide sempre più complesse. La testimonianza dei cristiani sarà certamente tanto più credibile se tutti i credenti in Cristo saranno «un cuore solo e un'anima sola» (At 4, 32).

Negli ultimi decenni, le nostre Chiese si sono impegnate con sincerità a percorrere il cammino verso il ripristino della piena comunione e, sebbene non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo, sono stati compiuti molti passi, che ci hanno permesso di approfondire i nostri legami. La nostra crescente amicizia, il nostro rispetto reciproco, la nostra volontà di incontrarci e di riconoscerci gli uni gli altri come fratelli in Cristo non dovrebbero essere ostacolati da quanti rimangono fissati al ricordo di differenze storiche: ciò impedisce loro di aprirsi allo Spirito Santo, che guida la Chiesa ed è capace di trasformare tutte le debolezze umane in opportunità di bene.

Quest'apertura ha guidato il lavoro della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico, che ha tenuto la sua undicesima sessione plenaria a Cipro, il mese scorso. L'incontro è stato caratterizzato da un senso di solenne impegno e da un affettuoso sentimento di vicinanza. Ancora una volta esprimo la mia sincera gratitudine alla Chiesa di Cipro per la sua generosissima accoglienza e ospitalità. È fonte di grande incoraggiamento il fatto che, nonostante alcune difficoltà e incomprensioni, tutte le Chiese partecipanti alla Commissione Internazionale abbiano espresso la propria intenzione di proseguire il dialogo.

Il tema della sessione plenaria, «Il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio», è di certo complesso e richiederà uno studio ampio ed un dialogo paziente, se vogliamo aspirare ad un'integrazione condivisa delle tradizioni dell'oriente e dell'occidente. La Chiesa cattolica comprende il ministero petrino come un dono del Signore alla sua Chiesa. Questo ministero non deve essere interpretato in una prospettiva di potere, bensì nell'ambito di una ecclesiologia di comunione, come servizio all'unità nella verità e nella carità. Il Vescovo della Chiesa di Roma, che presiede alla carità (sant'Ignazio di Antiochia), è inteso come il Servus servorum Dei (san Gregorio Magno). Quindi, come scrisse il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo ii, e come ho ripetuto in occasione della mia visita al Fanar nel novembre del 2006, si tratta di cercare insieme, lasciandoci ispirare dal modello del primo millennio, le forme nelle quali il ministero del Vescovo di Roma possa realizzare un servizio di amore riconosciuto da tutti (cfr. Ut unum sint, n. 95). Preghiamo dunque Dio che ci benedica; possa lo Spirito Santo guidarci lungo questo cammino difficile e tuttavia promettente.

In ogni caso, mentre stiamo compiendo questo cammino verso la piena comunione, già dobbiamo offrire una testimonianza comune, cooperando al servizio dell'umanità, in particolare nella difesa della dignità della persona umana, nell'affermazione dei valori morali fondamentali, nella promozione della giustizia e della pace e nel dare risposta alla sofferenza che continua ad affliggere il nostro mondo, in particolare alla fame, alla povertà, all'analfabetismo e alla non equa distribuzione delle risorse.

Inoltre, le nostre Chiese possono lavorare insieme per richiamare l'attenzione sulla responsabilità dell'umanità verso la tutela del creato. A questo proposito, esprimo ancora una volta il mio apprezzamento per le numerose valide iniziative che Ella, Santità, ha sostenuto e incoraggiato e che hanno reso testimonianza al dono della creazione. Il recente simposio internazionale su «Religione, Scienza e Ambiente» dedicato al fiume Mississippi, e gli incontri da Lei avuti negli Stati Uniti con illustri personalità del mondo politico, culturale e religioso, sono un esempio del Suo impegno.

Santità, nella solennità del grande Apostolo Andrea, desidero esprimere, a Lei e al Patriarcato Ecumenico, la mia stima piena di rispetto e la mia spirituale vicinanza, mentre elevo la preghiera affinché il Dio Uno e Trino possa concedere abbondanti benedizioni di grazia e luce al Suo alto ministero per il bene della Chiesa.

È con questi sentimenti che Le estendo un fraterno abbraccio nel nome del nostro unico Signore Gesù Cristo, rinnovando la mia preghiera affinché la pace e la grazia del Signore Nostro possa essere con Lei, Santità, e con tutti quanti sono affidati alla Sua eminente guida pastorale.

Dal Vaticano, 25 novembre 2009

[Traduzione del testo originale in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]