Forse 56 mila persone, come registra
El País, con tanto di schema della
Plaza de Lima di Madrid divisa in settori
monitorati uno per uno, per dimostrare
biometricamente che siamo ben lontani
dal successo di due mesi fa, quando la
manifestazione contro l’aborto contò in
piazza sempre a Madrid oltre 250 mila
presenze. Forse molti, molti di più, come
scrive l’Osservatore Romano: “Il freddo
intenso non è stato un ostacolo per le centinaia
di migliaia di famiglie giunte nella
centrale Plaza de Lima, dove ventisette
anni fa il venerabile servo di Dio Giovanni
Paolo II celebrò la Messa per le famiglie”.
Certo la maggior parte dei quotidiani
spagnoli sono rimasti sul vago e nemmeno
l’arcivescovado della città ha fornito
una cifra ufficiale. E allora diciamo
che “migliaia di famiglie” – questa è stata
la parola d’ordine nelle cronache di
ABC, La Razón, El Mundo, La Vanguardia
– si sono ritrovate in piazza domenica per
assistere alla Messa per la famiglia. Ci si
aspettava senz’altro un successo maggiore:
nei giorni precedenti l’evento c’era chi
parlava di oltre un milione di astanti che
avrebbero dovuto giungere da tutta Europa,
per ascoltare le parole “apocalittiche”,
secondo la stampa spagnola, dell’arcivescovo
di Madrid Antonio María Rouco
Varela, una vera e propria allerta sulla
minaccia che incombe sul futuro morale,
spirituale e biologico del continente
europeo a fronte della facilitazione giuridica
del divorzio, dei metodi anticoncezionali,
dell’aborto e dell’eutanasia.
Rouco Varela ha ribadito di fronte a 34
sacerdoti madrileni, 42 vescovi spagnoli,
al nuovo nunzio del Papa Renzo Fratini,
al vicario del Papa cardinal Vallini, al
“ministro” vaticano della famiglia Antonelli,
al cardinal Rylko presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici, al cardinale
di Berlino Sterzinsky e alle bandiere
spagnole, ma anche di Austria, Gran
Bretagna, Irlanda, Portogallo, Polonia,
Germania, Ungheria, Francia, Vaticano,
che l’unico modello possibile di famiglia
– “chiesa domestica” – è quello che viene
dal matrimonio inteso come “unione indissolubile
di un marito e di una moglie
nell’intima comunione di amore e di vita
aperta alla procreazione” e che gli altri
modelli di famiglia vanno ripudiati. Da
settimane, poi l’altro promotore dell’eucarestia
a cielo aperto di domenica, l’iniziatore
del Cammino neocatecumenale
Kiko Arguello, conduceva sui media cattolici
d’Europa un’inedita, per il movimento,
campagna di promozione della
manifestazione, basata sulla necessità assoluta
della riaffermazione anche numerica
della famiglia cattolica contro l’assedio
islamico: in un intervento di quasi
due ore sulla tv conservatrice Intereconomia,
al talk show serale “El gato al agua”,
Kiko commentava le proiezioni secondo
le quali non è con la guerra santa che l’Islam
prenderà possesso dell’Europa, ma
con la “guerra delle nascite”.
Che senza questa “cellula primordiale
e vitale della società”, l’Europa si voti all’estinzione
è però, secondo l’analisi del
País, che all’evento dedicava ieri ben
due pagine oltre a un editoriale dal titolo
“Reconquista católica”, il solito “complesso
cattolico da fortezza assediata”.
Perciò mentre Rouco Varela erige Madrid
a capitale europea della famiglia,
anche in vista della Giornata mondiale
della gioventù” che là si terrà nel 2011, il
principale quotidiano spagnolo elargisce
una serie di consigli ex cattedra laicista,
secondo i quali non solo non è, né mai è
stata, la dottrina cattolica l’unico garante
di quel bene fondamentale e insostituibile
che è la famiglia, ma la Sacra Famiglia
di Nazaret, cui la giornata di domenica
scorsa era dedicata, è pur sempre
stata una famiglia “strana”, con il
“povero” carpentiere Giuseppe, la “perplessa”
Vergine Maria e “l’umorale”
Bambin Gesù. Se presentarsi come principio
di tutte le cose è di norma pretenzioso,
in questo caso, secondo El País,
sfioriamo il ridicolo: “Essere ciechi al
punto da imporre alla società attuale un
modello di famiglia sofferente se non
eroica – tanto da tenersi tutti i figli che
Dio vuole e senza il piacere del sesso – è
come pretendere che un gigante indossi
le scarpe di un nano”.
Così, ammantato di “pessimismo ontologico”
è suonato ai sostenitori delle politiche
del governo spagnolo lo slogan
della celebrazione, “Il futuro d’Europa
passa per la famiglia”, eco dell’esortazione
del 1982 di Giovanni Paolo II, che parlava
ecumenicamente di “futuro dell’umanità”.
Al di là della lotta sui dati, tuttavia,
le barricate ideologiche contro la discesa
in piazza dei cattolici si erigono
sempre più alte, mentre la verità pare essere
che le migliaia di famiglie, di cui 13
mila italiane sempre secondo il quotidiano
della Santa Sede, siano arrivate a Madrid
non per dimostrare ma per mostrarsi.
Pochi o tanti, comunque battaglieri e
confortati dalle parole di Benedetto XVI,
a loro rivolte direttamente nell’omelia
domenicale: “Uno dei servizi più grandi
che noi cristiani possiamo prestare è di
offrire la nostra testimonianza serena e
ferma della famiglia fondata sul matrimonio
fra un uomo e una donna, salvaguardandola
e promuovendola”.
Stefania Vitulli
Il Foglio 29 dic. 2009