DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Così l’Europa vuole cambiare la sentenza sui crocefissi. Si prepara una risoluzione riparatoria, socialisti d’accordo ma in imbarazzo

Strasburgo. L’Europarlamento è spaccato
sulla sentenza della Corte europea
dei diritti dell’uomo che impone all’Italia
la rimozione del crocefisso dalle scuole.
Oggi, su iniziativa della Lega, gli europarlamentari
dovrebbero votare su una
risoluzione che sancisce il “principio di
sussidiarietà” sui simboli religiosi, tradizionali
e identitari. Ma il tentativo di
compromesso tra i due grandi gruppi è
fallito, dopo che i Socialisti e Democratici
hanno abbandonato i negoziati con il
Partito popolare europeo.
Eppure le due formazioni hanno un’esigenza
identica: il rispetto del principio
di sussidiarietà da parte di “tutte le istituzioni
europee e organizzazioni internazionali,
compresa la libertà degli stati di
esporre simboli religiosi in luoghi pubblici”,
come recita la risoluzione socialista.
Dai Popolari è venuta la stessa richiesta,
con un’aggiunta: “Allorché tali
simboli rappresentano la tradizione e l’identità
del loro popolo, nonché un aspetto
unificante di una comunità nazionale”.
David Sassoli, il capogruppo del Partito
democratico a Strasburgo che ha condotto
le trattative a nome dei Socialisti, spiega
al Foglio di aver abbandonato la “conciliazione,
perché sulla risoluzione dei
Popolari si erano aggregati leghisti e ultraconservatori”.
Ma Sassoli non esclude
di sostenere il testo dei Popolari: “Proporremo
emendamenti molto corposi: se
la risoluzione diventa un’altra, è probabile”.
Secondo Sassoli, “questa materia
deve essere regolata dalle legislazioni
nazionali” e il Pd vuole dare un “fortissimo
impulso al pluralismo religioso in
una società laica”.
In realtà, Sassoli sta faticando a convincere
il suo gruppo, al cui interno prevalgono
posizioni laiciste. I socialisti spagnoli
e francesi, secondo cui “i compagni
italiani” sbagliano, hanno imposto di interrompere
le trattative con i Popolari.
L’Europarlamento “non può modificare
una sentenza di una corte”, dice lo spagnolo
Juan Lopez Aguilar. I francesi non
vogliono mettere in discussione il principio
della laicità dello stato. La spiegazione
di Sassoli per il “no” a un compromesso
con i Popolari – la partecipazione di
leghisti e ultraconservatori – sembra una
scusa per nascondere le difficoltà interne
ai Socialisti. Dopo la sentenza, lo stesso
Sassoli aveva firmato con il leghista
Mario Borghezio e gli ultracattolici Carlo
Casini e Magdi Cristiano Allam una dichiarazione
per affermare “il pieno diritto
di tutti gli stati membri a esporre simboli
religiosi”.
Niente croci nei cimiteri
Anche il Partito popolare è diviso:
“Una parte del Ppe vede la croce come
simbolo papista”, riconosce Alfredo Pallone,
portavoce del Popolo della Libertà
a Strasburgo. La delegazione “che fa più
problemi è quella francese”, dice Mario
Mauro, capo degli europarlamentari Pdl.
L’Ump di Nicolas Sarkozy, pur avendo
lanciato un dibattito sull’identità nazionale,
propone un divieto del velo integrale
musulmano nello spazio pubblico, che
sarebbe in contraddizione con un “sì” al
crocefisso.
La sentenza della Corte europea ha
scatenato le passioni degli europei. In
Belgio, il senatore socialista Philippe
Mahoux vuole una legge che vieta le croci
negli spazi pubblici dei cimiteri. In Polonia,
il crocefisso è il simbolo della lotta
di liberazione dall’oppressione sovietica.
In Spagna, una mozione parlamentare,
promessa dall’estrema sinistra, per
rimuovere il crocefisso dalle scuole mette
in difficoltà il governo Zapatero.
Ma la Commissione europea se ne lava
le mani: “Non può intervenire in un dibattito
che riguarda il Consiglio d’Europa
e la Corte dei diritti dell’uomo”, che
non hanno nulla a che fare con l’Ue, dice
il commissario Jacques Barrot.
La discussione all’Europarlamento si
è svolta martedì notte e l’aula era deserta.
L’esito del voto è incerto perché nessun
gruppo ha la maggioranza. “Lo scenario
è che non passi nessuna risoluzione”,
avverte Mauro.

Il Foglio 17 dic. 2009