Un motto efficace per un messaggio da leggere con attenzione. L'invito a custodire il creato per coltivare la pace non è infatti l'ennesimo appello in chiave ecologista, ma piuttosto una nuova riflessione, in continuità con la tradizione cristiana, che ruota intorno a un concetto chiarissimo: la centralità dell'uomo, cioè dell'essere umano (maschio e femmina) creato da Dio a sua immagine. Anche nella questione ambientale vanno dunque respinti l'ecocentrismo e il biocentrismo, visioni che mirano ad assolutizzare l'ambiente stesso o la vita animale e vegetale. Con la conseguenza di aprire la strada a "un nuovo panteismo con accenti neopagani", come esplicitamente denuncia il documento papale.
Al cuore del testo che Benedetto XVI propone per la prossima giornata mondiale per la pace resta invece il messaggio del racconto biblico sulle origini del mondo, con il mandato di coltivare e custodire la terra. Un compito che viene affidato a quella creatura la cui centralità, nonostante la colpa originaria, brilla nei testi sacri ebraici e cristiani, già nel ii secolo sintetizzata nell'espressione di Ireneo cara a Paolo VI che identificava la gloria di Dio - e cioè la sua presenza - nell'essere umano vivente (gloria Dei vivens homo). "Che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi" chiede infatti a Dio, con stupore, il salmista.
Accanto all'uomo, nel messaggio del Papa torna con insistenza come motivo conduttore il tema della responsabilità nei confronti del creato. In continuità con l'insegnamento dei suoi predecessori - e in particolare di Paolo VI, nella Populorum progressio e nella Octogesima adveniens, e di Giovanni Paolo II - Benedetto XVI avverte con realismo che lo sfruttamento sconsiderato della natura rischia di travolgere l'uomo stesso, vittima di questa "degradazione". E l'analisi di fronte alla crisi, come nella Caritas in veritate, è ancora una volta realistica quando evoca i "profughi ambientali", la miopia economica e politica di molti, ma anche l'occasione che la crisi stessa offre per cambiare, senza indulgere a catastrofismi non provati e comunque sterili.
Ecco allora l'evocazione del tema della salvaguardia del creato con l'invito molto realistico a prevederne i costi "in termini ambientali e sociali" che sono da valutare - scandisce il messaggio - "come una voce essenziale degli stessi costi dell'attività economica". Ecco infine, e soprattutto, il tema della responsabilità verso i più poveri e verso le generazioni future, con l'esortazione a nuovi stili di vita. Perché il creato, illuminato da Cristo, è un dono di Dio per l'intera famiglia umana.
(©L'Osservatore Romano - 16 dicembre 2009)