DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La novena di Natale: una gestazione in miniatura

Ricevo da Bologna un testo veramente bello e profondo che un confratello sacerdote ha voluto gentilmente condividere con il sottoscritto. Anche lui l'ha ricevuto in dono da un altro sacerdote, il parroco di San Martino di Casalecchio, don Giorgio Sgargi, che spesso offre ai suoi parrocchiani testi inediti dei Padri della Chiesa [volesse il Signore che tutti i parroci sondassero i testi antichi e ne offrissero le perle ai loro parrocchiani!!].


Il testo che vi riporto è stato tradotto da Sandra Sàndorfi, mentre don Giorgio ne ha curato introduzione, riferimenti biblici e note. E' tratto da un opuscolo di Reinerius, monaco di San Lorenzo di Liegi (1130-1188), che ci fa scoprire il significato spirituale della Novena del santo Natale, impreziosita dalle antifone maggiori, le antiche antifone al Magnificat che iniziano con l'esclamazione vocativa: "O". Penso sia una vera gemma della letteratura monastica medievale, che ci introduce in quello spirito della continuità teologica, spirituale e liturgica tanto cara al nostro Papa Benedetto. Solo se cantiamo anche oggi i testi che 900 anni fa cantava la comunità di Liegi, potremo capire i sentimenti di Reinerius e farli nostri, immettendoci nell'ininterrotto flusso dell'attesa sempre antica e sempre nuova. E attenzione, ai tempi di Reinerius le antifone "O" erano già vecchiotte, visto che Amalario (+ 850), vescovo di Trier e discepolo di Alcuino, già le cita come esistenti da un paio di secoli!

Dal Commento alle Antifone “O”, di Reinerius di Liegi, monaco (1130-1188)

Prima del giorno solenne del Natale di Cristo, noi osserviamo i nove giorni più vicini con manifestazioni di gioia, ci sentiamo sollevati nell’animo come all’aurora rosseggiante di un nuovo giorno, e particolarmente nell’ora della preghiera vespertina, siamo trasportati in alto dalla riconoscenza che proviamo, mentre celebriamo il Vespro con maggiore splendore e solennità di preghiere.
Secondo la stessa osservanza, procediamo per tutti i nove giorni, ed è a noi evidente che in essi sono raffigurati i nove mesi, nei quali il Dio uomo volle essere contenuto nella segreta stanza di un utero verginale: causa o ragione ben degna di venerazione da parte di tutti. Chi, infatti, anche solo col pensiero, potrebbe comprendere come, nell’utero di una donna, Dio si sia unito all’uomo in un’unica persona?
Riguardo poi al fatto che diamo a un giorno il valore di un mese, contraendo i nove mesi in nove giorni, la contrazione del tempo è scelta razionale e sensata, per impedire che la gioia di questa celebrazione sia interrotta dal frapporsi di qualche festa o la devozione si raffreddi, una volta presa dalla noia, facile alla debolezza umana; e per ottenere invece che la devozione, rafforzata dal continuo fervore, sia, in quanto più breve, tanto più pura e perciò più accetta alla suprema dignità.
Partecipiamo, dunque, numerosi, nell’ora del Vespro, con salmi e inni; e anticipiamo con una letizia nuova le gioie della solennità ormai vicina, e andiamo incontro, con conveniente ossequio di sudditi, al nostro Re che avanza.
La pienezza delle sue grazie, la esprimono proprio le nove antifone, con la splendida bellezza delle parole e la carezzevole dolcezza della melodia, composta con cura e decoro; sono le antifone che il coro della Chiesa canta nella celebrazione, in lode del Re e della Regina sua madre, esprimendo il suo affetto con la voce e il canto.
Non senza ragione, le nove antifone sono unite al Cantico della Vergine, poiché questa celebrazione la dedichiamo sia alla Madre che al Figlio, e con certezza affermiamo che la perfezione dei carismi, sovrabbondante nel Figlio, fu totalmente presente nella Madre.
(Patrologia Latina – Migne, vol. 204)

Nota bene: Nel XII secolo, la preparazione liturgica al Natale (nella chiesa a cui Reinerius apparteneva) andava dal 15 al 23 dicembre. Reinerius commenta anche due antifone sparite: O Vergine delle vergini e O sommo artefice del cielo.


Puoi ripassare le 7 antifone "O" a questo link


E qui sotto la "grande antifona a Nostra Signora": O Virgo virginum. Essa non è mai entrata come tale nella liturgia Romana della novena, ma la troviamo in altre fonti (come il rito Gallicano e quello di Sarum). Era l'antifona propria del Magnificat - nella liturgia preconciliare - per la festa detta Expectatio Partus B.V.M, fissata per il 18 dicembre. E' attualmente presente anche nella liturgia norbertina dei Canonici Premonstratensi. Essi iniziano già da domani a cantare le Antifone "O", mentre la chiesa romana parte dal 17. Così il giorno 23 hanno ancora spazio per questa antifona mariana aggiuntiva:

O Virgo virginum,quomodo fiet istud? Quia nec primam similem visa es nec habere sequentem. Filiae Ierusalem, quid me admiramini? Divinum est mysterium hoc quod cernitis.
La struttura di questa antifona, pur musicalmente in linea con le antifone maggiori, nel testo è alquanto estranea ad esse. La prima parte è una domanda rivolta alla Madonna: "O Vergine delle vergini, come sarà possibile questo? (ovviamente: la nascita di Gesù). Perchè nè prima di te nè dopo si è mai vista una simile a te". E Maria risponde: "Figlie di Gerusalemme, perchè vi stupite di me? E' un mistero divino quello che voi contemplate!".


Dell'altra antifona, "O summe", vi posso offrire solo il testo:
O summe artifex polique rector siderum altissime ad homines descende sedentes in tenebris et umbra mortis.

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