DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Ma senza un «impossibile nuovo inizio» resta solo una battaglia di retroguardia. Natale e famiglia. Luigi Amicone

Anno Domini 2009. Vigilia di quel presepe di Sacra Famiglia che, ce lo si auguri, si ritroverà nella gaia notte del Natale, con strepito e allegria di papà, mamme, figli, nonni e nipotini. Ma insomma, vale ancora quella vecchia storia di “famiglia, cellula primaria della società”? Chissà. È un fatto, però, che comunque la pensiate, al netto del bordello profetizzato dai vari David Cooper e Anthony Burgess, il mondo funziona ancora come funzionava una volta. Ma è proprio così? Sicuri che l’alleanza tra l’uomo e la donna non si trovi per aria, alla mercé della mentalità indotta dai “detentori dei mezzi di produzione” (Marx) e, a cascata, dalle industrie della cultura e della comunicazione di massa?
Scene da un matrimonio. Il caso dei 3,5 milioni di euro mensili richiesti come “assegno di sostentamento” al nostro Monarca dalla sua Regina. Ma quanto è glamour, fa gossip, celebrità. Benedetta e maledetta famiglia. Tradizionale, allargata, famola vip o famola strana. Dispiace, annoia, infastidisce, ma questo è. Ci sono arrivati perfino gli economisti. Adesso dicono che non avere famiglia è di sinistra e che quello che ha mandato il mondo in vacca non è la finanza anglosassone taroccata. No. È il “familismo amorale”. Quel “familismo di stampo italiano”, sostengono Ichino e Alesina, che appesantisce il mercato, crea sfiducia negli altri e incatena la donna alla mutanda del bambino piuttosto che liberarla in carriera. A proposito di carriere. Chissà se, adesso che il Partito comunista di Pechino lo ha assunto come opinionista nella tv di Stato, il cattolico adulto Romano Prodi illustrerà i vantaggi competitivi che ha il modello cinese. Senza quel fronzolo di sindacato, la sua moderna politica del figlio unico e 13 milioni di aborti forzati l’anno (AsiaNews, 31 luglio 2009, precisa: «Wu Sangchun, funzionario della Commissione statale per la popolazione nazionale e la pianificazione familiare, osserva che almeno la metà degli interventi hanno una finalità “contraccettiva”»).
Dalla morgue degli economisti à la carte, alla leggerezza dell’intrattenimento mediatico. Tiger Woods ha troppe amanti. Ma davvero? Se è per questo, da Famiglia Cristiana a Io Donna, dall’azzimato Signorini alle smutandate del Grande Fratello, di amanti, sciupafemmine e patriziedaddario c’è la piena del Po. Dal tam tam del “così fan tutti” succede poi che discenda richiesta di “nuovi diritti”. Lotta per le coppie di fatto e gay? Non solo. Tutti reclamano giustizia per i sentimenti. Tutti sostengono che a qualsiasi matrimonio e famiglia c’è rimedio. Perciò sono pochi gli ecclesiastici disposti a rischiare in prima persona su questo argomento. E nessuno, come ha fatto l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, che prenda carta e penna e scriva alla giunta regionale, non in nome della Humanae Vitae o della Dottrina sociale della Chiesa, ma in nome delle proprie convinzioni e del diritto a esprimerle nello spazio pubblico, che così non va. Che va bene l’amorevole solidarietà e l’egualitarismo scanzonato. Ma non si distribuiscono quei pochi spiccioli che si distribuiscono per la famiglia a chiunque dica “amore”. (Per inciso: è però talmente diventato tutto relativo che c’è chi, come il governo laburista di Londra, s’è rassegnato a riconoscere per vie oblique perfino la poligamìa; s’intende, purché essa sia approvata e regolamentata dai tribunali islamici).

«Rabbì, ma allora non conviene sposarsi»
Dunque, su amore, matrimonio e famiglia, grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente. A questo proposito, don Julián Carrón, erede di don Luigi Giussani alla guida di Comunione e liberazione, si chiede: «Come è potuto succedere? Come è possibile che la chiarezza che si era raggiunta sulla natura del matrimonio e che si era confermata nei secoli nel giro di così poco tempo sia stata messa in discussione in una modalità così generale?». Nella Spe salvi, prosegue Carrón, che ha illustrato queste cose in una conferenza al Centro culturale di Milano, Benedetto XVI offre una chiave interpretativa: «Un progresso addizionabile è possibile solo in campo materiale». Nelle conoscenza scientifica si procede «verso una padronanza sempre più grande della natura». Non altrimenti succede «nell’ambito della consapevolezza etica e della decisione morale». Dove «non c’è una simile possibilità di addizione per il semplice motivo che la libertà dell’uomo è sempre nuova e deve sempre nuovamente prendere le sue decisioni». Dunque – ed ecco spiegata la “situazione eccellente” e, al limite, l’inevitabilità di tutte le cause gay-lesbo-transgender che ci accompagneranno di qui ai prossimi vent’anni – le decisioni «non sono mai semplicemente già prese per noi da altri… La libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo, ogni generazione sia un nuovo inizio».
«Nuovo inizio. Sarà difficile trovare una espressione più adeguata per descrivere il presente» commenta Carrón. È un nuovo inizio «perché quello che era trasmesso pacificamente da una generazione a un’altra non c’è più». È un nuovo inizio «perché non si può dare per scontato niente di quello che fino a non poco tempo fa era ritenuto chiaro per tutti». È un nuovo inizio «perché occorre ricominciare da capo». A ben guardare è sempre stato così riflette il prete spagnolo. «A ben guardare la nostra situazione non è molto diversa di quella dell’inizio». Basti ricordare e immedesimarsi nella situazione in cui per la prima volta Gesù discusse in pubblico di matrimonio. Il “giornalista” Matteo annota sul suo taccuino: «Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due ma una carne sola. Quello che dunque Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Gli dissero i discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”» (Mt 19,3-6.10).

«Che tu viva, mi fa felice»
«Non dobbiamo sorprenderci», conclude Carrón. «La stessa cosa che a tanti nostri contemporanei oggi, e spesso a noi stessi, appare impossibile, tale appariva anche ai discepoli». Dunque, l’oggetto della libertà è l’impossibile. In effetti, come si fa a “dare inizio a qualcosa di nuovo” senza passare da una storia all’altra, di fiore in fiore, come fa l’ape o la farfalla? Qui è il nodo di tutta la questione. Che scioglier non si può se non per esperienza. Per esempio? Per esempio:

Mio Luigi, ho sognato di essere a cena con il principe di Spagna, bellissimo, e poi c’erano le mie sorelle a cena, che erano non le mie sorelle, ma le mie compagne di Madrid. Credo che fossi tu. È strano per me, e bello, che la coscienza di Cristo, Presente, mi devolva un senso dell’umano in tutte le sue pieghe, anche naturalmente, più intenso. Io esisto come puro atto di un Altro: avergli detto TU mi fa vivere. “Per la tua Presenza, fammi vivere”. Così, quando ti ho visto andare l’altro giorno, mi è sembrato di morire, ti sarei corsa dietro, perché tutto è più grande, più intenso. E non puoi sapere quanto mi ha impressionato e fatto felice rivederti e ascoltarti: ciò che ci unisce è sempre più vero e vedere che in te era viva la percezione di Cristo mi ha fatto felice. Che tu viva, mi fa felice. E che tu sia certo che quando accarezzi i capelli di Annalena inizia ciò che non ha più fine, che è secondo la totalità finale, l’abbraccio di cui uno avrà sempre bisogno. Riconoscere Cristo è davvero cominciare ad amare la vita, la realtà, e quella cosa che sarebbe niente che è il nostro io. Vorrei non fermarmi mai di seguirLo per imparare a volerti bene, ma ancor di più, vorrei che tu avessi sempre la Sua Grazia. “Per la tua Presenza facci vivere”, insieme. Grazie di essere venuto. Ciao, Carmen


Tanto per intenderci, naturalmente Annalena è mia moglie.