Yangon (AsiaNews/Agenzie) – In Myanmar aumentano la produzione di oppio e l’arruolamento dei bambini soldato. Due fenomeni in apparenza diversi, ma con un tratto comune: i gruppi ribelli delle minoranze etniche usano i proventi della droga per finanziare l’acquisto di armi. L’esercito birmano risponde reclutando giovani leve da schierare contro la guerriglia e per garantire la sicurezza, in vista delle elezioni politiche del 2010.
Il Dipartimento delle Nazioni Unite sulla droga e il crimine riferisce di un preoccupante aumento della coltivazione di oppio in Myanmar. Secondo una recente indagine, il numero di terre coltivate è aumentato del 50% dal 2006 a oggi (+ 11% rispetto al 2008).
Gli ettari di campi coltivati sono circa 31.700, una cifra di molto lontana rispetto agli anni ’90 in cui il Paese primeggiava nella produzione di oppio. Antonio Maria Costa, direttore del Dipartimento Onu, parla però di “un trend che va nella direzione sbagliata” e prospetta una crescita nel prossimo futuro.
Sono più di un milione le persone dedite alla coltivazione di oppiacei in Myanmar, il 95% dei quali nello Shan, stato orientale che confina con Cina, Laos e Thailandia. “Le milizie – conferma il responsabile delle Nazioni Unite – vendono la droga per comprare armi e spostano di continuo la merce per evitare sequestri”. A fronte di una crescita dei campi coltivati, va segnalata la diminuzione del valore sul mercato: un calo del 15% dai 123 milioni di dollari del 2008 ai 104 milioni di dollari del 2009.
Al fenomeno della droga, si affianca quello dei baby soldato arruolati dall’esercito birmano. Le autorità offrono ricompense in denaro e cibo a chi fornisce nuove leve all’esercito nazionale. La denuncia, arrivata dal gruppo per la difesa legale Guiding Star, è stata rilanciata dal sito della dissidenza birmano Democratic Voice of Burma. Nonostante le difficoltà di ottenere informazioni ufficiali, risultano arruolamenti di ragazzi tra i 12 e i 17 anni nell’esercito anche se la legge del Paese stabilisce un’età minima di 18 anni.
Aye Myint, esponente di Guiding Star nella regione di Bago, dichiara che il suo gruppo ha assistito 115 casi di bambini soldato solo dal maggio scorso. La maggior parte dei casi si verifica nelle regioni di Mandalay, Bago e Irrawaddy. Anche l’Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo), il mese scorso aveva denunciato un aumento del fenomeno. Maung Maung Lay, della Human Rights Defenders and Promoters Network, dichiara che il suo gruppo ha trattato 41 casi di bambino soldato dall’aprile 2009. Aye Myint aggiunge che “il traffico dei baby soldati sta diventando un business”: l’esercito garantisce 50 dollari e una sacca di riso per chiunque fornisca nuove leve (di qualunque età) per l’esercito.
Il Myanmar attualmente registra una delle maggiori percentuali al mondo di militari rispetto a popolazione civili, ma continua ad avere fame di truppe. Forse anche in vista delle elezioni del 2010, che si prevedono come un momento di alta tensione dopo le proteste del 2007 in cui il popolo ha chiesto a gran voce democrazia e diritti umani.