DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

“Pastori e non guide politiche” Il Papa fa gli auguri alla Curia e traccia la sua teologia politica

Roma. “Come possiamo essere realisti e
pratici, senza arrogarci una competenza
politica che non ci spetta?”. Il quesito posto
ieri ai suoi interlocutori nella Sala Clementina
è per Benedetto XVI esattamente
“il problema di una laicità positiva”. Ossia
quello di “trovare la strada piuttosto stretta
tra una semplice teoria teologica e
un’immediata azione politica”. L’incontro
di fine anno con la Curia romana è tradizionalmente,
assieme al discorso al corpo
diplomatico, una sorta di “discorso sullo
stato dell’unione” vaticano, in cui non sono
inconsueti gli accenni alla sfera politica.
Stavolta il Papa, dopo un anno un po’
burrascoso, ha approfittato per ribadire ai
vescovi e al clero i
fondamenti della sua
visione della politica,
che affonda le radici
nei Padri della chiesa
e in Agostino.
Spunto di riflessione
il sinodo africano,
il cui contenuto “poteva
essere anche
frainteso come un tema politico”. Invece il
Papa l’ha colto per estendere erga omnes
un monito secco: non “cedere alla tentazione
di prendere personalmente in mano
la politica e da pastori trasformarsi in guide
politiche”. La distinzione tra il fondamento
teologico dell’impegno della chiesa
nel mondo e il suo intervento diretto in politica
è del resto centrale nel pensiero di
Joseph Ratzinger già dai suoi scritti giovanili,
raccolti recentemente da Morcelliana
nel volume “L’unità delle nazioni”. In essi,
come spiega Gian Maria Vian nella prefazione,
è già in quache modo compiuta la
sua “teologia politica”, in cui è decisa l’opposizione
“a ogni assolutizzazione politica
del cristianesimo”. Un realismo cristiano
che Ratzinger espose compiutamente già
in un celebre discorso ai politici cattolici
tedeschi nel 1981: “La morale politica consiste
precisamente nella resistenza alla seduzione
delle grandi parole con cui ci si fa
gioco dell’umanità dell’uomo e delle sue
possibilità”. In modo che “non l’assenza di
ogni compromesso, ma il compromesso
stesso è la vera morale dell’attività politica”.
Visione che oggi si riflette senza contraddizioni
tanto nelle frequenti richieste
per “una nuova generazione di laici cristiani”
impegnati in politica, quanto con lo
stop imposto al cardinale Cormac Murphy-
O’Connor circa la possibilità di diventare
membro della Camera dei Lord.

Maurizio Crippa Il Foglio 22 dic. 2009