Tratto dal blog Fides et Forma il 21 dicembre 2009
La linea è quella ormai tracciata da qualche anno: la Santa Sede non può beatificare Pio XII se prima non si rendono accessibili gli Archivi Vaticani ad un team di esperti internazionali.
Si tratta del dettato dell'Anti Defamation Legue:
L'ADL ha da anni insistentemente affermato che è nei migliori interessi sia della Chiesa Cattolica Romana che del popole ebraico declassificare e rendere disponibili a studiosi indipendenti e storici tutti gli archivi più importanti pre e post II guerra mondiale, per cercare la migliore verità possibile sul ruolo di Pio XII durante l'Olocausto. Questo materiale dovrà includere materiale noto come gli Archivi Segreti Vaticani, gli archivi delle Conferenze Episcopali Europee e gli archivi delle nunziature apostoliche di tutto il mondo durante il papato di Pio XII. Sebbene noi riconosciamo completamente che il processo di santità è una questione interna alla Chiesa, il problema di quanto Pio XII abbia o non abbia fatto per salvare gli Ebrei durante l'Olocausto è una questione profonda che deve essere risolta in primo luogo per il bene delle relazioni ebraico-cattoliche. Questi documenti ecclesiastici rivestono particolare importanza per i sopravvissuti dell'Olocausto e le loro famiglie. Procedere oltre nella causa di beatificazione senza avere nelle mani tutta l'evidenza fattuale, sarebbe prematuro dal momento che così tante cose sono sconosciute in merito alla verità storica delle azioni vaticane intraprese durante la guerra. Fino a quando tutti gli archivi segreti Vaticani della II guerra mondiale non saranno declassificati e resi disponibili a studiosi indipendenti per studi ed analisi, la figura di Pio XII in rapporto agli Ebrei continuerà ad essere velata e fonte di controversia e contesa. Premiamo fortemente il Vaticano di considerare una sua più alta priorità il completo e pieno accesso agli archivi.
A prima vista può sembrare una richiesta ammissibile. In realtà non lo è. Consultare la documentazione d'archivio relativa agli anni del secondo conflitto mondiale ed a quelli immediatamente successivi, significherebbe -stando a stime esorbitanti di parte ebraica- declassificare almeno 16 milioni di documenti. Questi documenti dovrebbero essere analizzati da chi? Sicuramente da storici incaricati di difendere l'ortodossia olocaustica e la rispondenza della storia alle esigenze di parte israeliana, visto che questa richiesta giunge solo da gruppi di pressione di parte.
Una richiesta che è anche arrogante e presuntuosa accusando, implicitamente, il Vaticano di coprire col segreto informazioni sensibili sulle "sue azioni" negli anni della guerra. Tanto più arrogante in quanto proviene dalla massima autorità lobbistica ebraica mondiale, fondata nel 1913 dal B'nai B'rith ed oggi dalla bocca di autorità dello Stato di Israele. Ma soprattutto perchè sembra ignorare tutti i 12 volumi con più di 5000 documenti sul periodo della Guerra fatti pubblicare da papa Paolo VI e tutti i documenti e le testimonianze raccolti in quesi ultimi anni.
Da un lato c'è dunque una ingerenza di fondo che è letteralmente inammissibile e in malafede, giacché la Santa Sede non delega a nessuno la "certificazione" della sua storia. E' un'ingerenza doppiamente inammissibile allorchè sulla base di questa "certificazione" storica la Chiesa dovrebbe decidere la "santità" o meno di Papa Pacelli, subordinando così il mistero spirituale al materialismo storicistico ed alle convenienze politiche.
Se si trattasse di una semplice questione storica sarebbe come se l'Italia chiedesse ad Israele - uno stato sovrano - di consultare tutta la documentazione d'archivio relativa, che so io, al massacro di Sabra e Shatila o alle varie distruzioni effettuate a Gaza negli ultimi decenni, prima di autorizzare Israele a proclamare nel mondo le sue lamentationes olocaustiche. E' evidente che ciò sarebbe paragonabile da Israele ad un vero e proprio atto ostile.
Quando è invece il piccolo, ma potente, stato mediorientale a chiedere alla Santa Sede di aprire gli archivi per alcuni anni alla ricerca di studiosi "ortodossi", beh... il Vaticano dovrebbe ritenersi quasi onorato per la concessione...
A questa dinamica si aggiunge la completa ignoranza delle implicazioni ecclesiologiche e spirituali in genere che comporta la causa di beatificazione di Pio XII. Una ignoranza che personalmente ritengo vera soltanto a parole. Da un lato, infatti, si considera la Chiesa Cattolica una mera istituzione mondana e politica. Dall'altro siamo consapevoli che la questione strettamente storica è usata quale "paravento" ideologico delle implicazioni più autentiche della beatificazione di Pio XII. Implicazioni tutte intraecclesiali, appartenenti al mondo cattolico più che a quello ebraico.
Si "lotta" contro Pio XII perchè egli è l'ultimo papa prima del Concilio. Perchè rappresenta un modello di Chiesa considerato ormai superato e "defunto". Perchè si pensa che la Chiesa abbia intrapreso un nuovo cammino - accettabile al mondo ebraico - solo con la Nostra Aetate, e tutto ciò che la precede non possa essere che cassato, ostracizzato, ideologicamente gettato nel dimenticatoio. Anche rispetto alla beatificazione di Pio IX quella di papa Pacelli non può che essere considerata con maggiore fastidio e inesauribile ostilità. Quando nel 2000 fu beatificato Pio IX sembrava forse talmente lontano nella storia che la sua beatificazione finiva per ricadere nella categoria del pittoresco vaticano, più che in quella del pernicioso passatismo "antisemita"...
Sia come sia, oggi dobbiamo prepararci ad un'offensiva natalizia e postnatalizia nei riguardi del Santo Padre. Come nel gennaio scorso col caso Williamson, così anche nei prossimi giorni potremmo assistere all'inizio di una nuova via crucis mediatica del Sommo Pontefice.
Gli antidoti? Anzitutto l'unità di Vescovi e Cardinali. In vista del Natale sarebbe auspicabile che nessuno facesse dichiarazioni fuori luogo o palesemente ostili all'operato di Sua Santità. Non è nemmeno accettabile il silenzio non ostile. Servire il Papa ed amare la Chiesa dovrebbe spingere tutti ad avere un maggior senso di comunione e concordia, indipendentemente dalle proprie personali e mondane opinioni.
In secondo luogo si tratta di informare correttamente. Su questo punto non si può fare molto. I giornali sono sempre pronti a scatenarsi contro il Papa e a dar ragione alla political correctness della propaganda lobbistica.
Per smontare la propaganda sarebbe tuttavia opportuno ricordare almeno un evento fondamentale e porre una domanda discriminante: se Pio XII è stato un papa "controverso", che "non ha ritenuto di gridare di fronte al mondo in maniera forte e chiara la sua condanna del nazismo", perchè allora colui che fu Rabbino capo di Roma negli anni della guerra (1940-1944) si convertì al cattolicesimo pubblicamente il 13 febbraio 1945? E perchè lui, Israel Zoller, decise di farsi battezzare Eugenio Pio Zolli? E perchè dichiarò allora: "Io non ho esitato a dare una risposta negativa alla domanda se mi fossi convertito per gratitudine a Pio XII, per i suoi innumerevoli atti di carità.Ciò nonostante, sento il dovere di rendergli omaggio e di affermare che la carità del Vangelo fu la luce che mostrò la via al mio cuore vecchio e stanco. È quella carità che tanto spesso brilla nella storia della Chiesa e che rifulge nell’opera del Pontefice regnante"?
Questa vicenda rimossa dalla memoria storica dell'ebraismo italiano è una prova determinante delle menzogne e dei sospetti infondati e malevoli diffusi sulla figura del Venerabile Pio XII. E attesta ancora di più l'ipocrisia delle valutazioni storiche e delle richieste di aprire gli archivi vaticani. Ipocrisia che non occulta del tutto le vere ragioni dell'ostilità ideologica a papa Pacelli: il suo incarnare una Chiesa che si vorrebbe apertamente "archiviare", una Chiesa diversa dal mondo, fatta di carità silenziosa e non gridata, di obbedienza riservata e non di democratismo relativista e mediatizzato, fatta di persone operanti nella preghiera e non di attivisti in cerca di un posto al sole. Quella Chiesa di 60 anni fa è talmente incompatibile con la moderna mentalità da costituire un autentico "scandalo".
Perciò scandalizza l'ermeneutica della continuità fra quella Chiesa e la Chiesa dell'oggi: un'unica Chiesa in cammino verso l'Oriente, verso il Signore che ritorna. Ermeneutica della continuità che oggi Papa Benedetto ribadisce con grande coraggio e profonda serenità, indicandoci, in previsione del Natale, che il vero centro della nostra vita non sono tutti questi mondani cavilli e queste vili macchinazioni, bensì il Dio bambino che nasce a Betlemme. Quel Bambino che duemila anni fa ha cambiato la storia del mondo e cambia ogni giorno il cuore dell'uomo.