DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Bruxelles: Leonard dopo Danneels. Le reazioni che disegnano la geografia reale delle posizioni nella Chiesa. Ed il crinale è l'evangelizzazione

DA R OMA G IANNI C ARDINALE
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ambia la guida dell’unica ar­cidiocesi metropolita del Bel­gio, quella di Malines-Bruxel­les. Ieri Benedetto XVI ha accettato le dimissioni del cardinale Godfried Danneels, che compirà 77 anni a giugno, e al suo posto ha nominato André-Mutien Leonard, 70 anni a maggio, che dal 1991 guidava la dio­cesi di Namur. La notizia è degna di nota per più motivi. Intanto quella di Mechelen (Malines in francese) è una sede storicamente di rilievo nel panorama ecclesiastico europeo, tanto che dal 1838 il tito­lare è stato sempre crea­to cardinale. E si è trat­tato, solitamente, di por­porati di peso: basti ri­cordare le figure di De­siré Joseph Mercier, di Leo Suenens e dello stes­so Danneels, il quale – ad esempio–-è tuttora membro di ben quattro Congregazioni romane. Ma l’elemento che ha destato la curio­sità anche dei mass media è quello degli elementi di discontinuità che caratterizzerebbero questa succes­sione. Danneels, infatti, ha guidato l’arcidiocesi dal 1979, per un tren­tennio quindi, in cui ha assistito ad un processo di secolarizzazione che è stato più veloce e profondo rispet­to ad altre regioni a tradizione cat­tolica del Vecchio Continente. Nel­l’ultimo decennio, ad esempio, in Belgio sono state approvate leggi sul­l’eutanasia e sui matrimoni tra per­sone dello stesso sesso. E il Belgio è stato in pratica l’unico Paese a pro­testare formalmente – con tanto di voto parlamentare – per quanto il papa aveva detto riguardo all’Aids durante il viaggio in Africa della pri­mavera 2009. Orbene, su tutte que­ste tematiche Leonard si è contrad­distinto sempre per un atteggia­mento più 'dialettico', e quindi giu­dicato più 'conservatore', rispetto al suo predecessore. Lo ha ammes­so in qualche modo lo stesso Dan­neels che ieri ha dichiarato: «Abbia­mo lo stesso amore per la Chiesa, ma i nostri Dna sono differenti». «Non è perché – ha aggiunto – è ser­vito da un altro che il menù è cam­biato ». Non la pensa così il quoti­diano francofono Le Soir , che in un editoriale apparso sabato – quando si era già diffusa la notizia – ha ad­dirittura definito «stupefacente» la nomina. Il giornale insiste con ac­centi forti sulle «posizioni vaticane», sostenute «senza complessi» da monsignor Leonard, su eutanasia, divorzio, bioetica e matrimoni e a­dozioni gay e sottolinea le «evolu­zioni recenti della società belga», che è divenuta la «più progressista d’Eu­ropa ». Leonard è l’ultimo di una famiglia con quattro figli, tutti sacerdoti. Or­dinato nel 1964 per la diocesi di Na­mur, studia a Lovanio e alla Grego­riana, con tesi su Hegel. Professore di filosofia sempre a Lovanio, nel 1987 è diventato membro della Commissione teologica internazio­nale, organo consultivo dell’ex sant’Uffizio allora guidato dal cardi­nale Joseph Ratzinger. Nel 1999 Gio­vanni Paolo II lo chiamò a guidare gli esercizi spirituali di Quaresima alla Curia romana. Aperto ai movimen­ti ecclesiali (in diocesi ha aperto an­che un seminario dei neocatecu­menali) ha da subito espresso la sua adesione al motu proprio con cui Benedetto XVI a liberalizzato l’uso del messale preconciliare.

Avvenire 18 gnnaio 2010