DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Dylan Dog e l’eutanasia, Roccella attacca Un medico vuol staccare la spina all'«indagatore dell’incubo». Il sottosegretario: anche malati si è uomini

ROMA—Malattia, sofferenza, accanimento terapeutico e dolce morte: non sono temi da fumetto popolare? E invece sì se si tratta di un cult come Dylan Dog. Il numero in edicola (il 280, nella foto a lato) ha un titolo forte, «Mater Morbi», e una storia altrettanto forte per «l’indagatore dell’incubo», che stavolta si ritrova malato, poi molto malato, infine moribondo e al suo capezzale due medici, quello accanito che vuole mantenerlo in vita ad ogni costo e quello mosso a pietà, che vorrebbe «portare sollievo alla sofferenza» (guarda la tavola "incriminata") .

Il finale è fantasy ma il dibattito si riaccende, stavolta lontano dagli arroccamenti politici. Prima su il Fatto Quotidiano, poi ieri sul Secolo d’Italia, quotidiano vicino a Fini, e sull’Unità. Non spiace il dibattito non ideologico al sottosegretario Eugenia Roccella, che tuttavia commenta amara: «Ambiguo difendere l’eutanasia come atto di pietà, gli intellettuali dovrebbero chiedersi: perché inseguiamo il mito del corpo sano e della perfezione e rifiutiamo la malattia e la sofferenza? Non è vero quel che dice Dylan Dog: "C’è stato un tempo in cui ero un uomo...". Anche malati, anche sofferenti si è uomini».

M. Io.
Corriere della sera 22 gennaio 2010