Tuttavia, il 50,6 per cento dei milanesi sono single e la percentuale è cresciuta a dismisura, negli ultimi anni. Tutto ciò è segno dei tempi: lunghi decenni nei quali, con la famiglia, si è scherzato. Prima imputando la fiscalità individuale e abolendo quella del nucleo famigliare, poi scherzando ad ogni campagna elettorale con promesse che non si è voluto – a volte potuto – mantenere (deduzioni, quoziente familiare etc.).
Si aggiunga che le politiche di “uscita dalla famiglia d’origine” nel nostro Paese sono minime, non ci sono sostanziali sostegni all’affitto dei giovani e ad ogni Finanziaria c’è una lotta all’ultimo sangue per rimpolpare il fondo per le giovani coppie. Infine, emerge un piccolo paradosso statistico: l’Istat valuta nello stesso calderone delle famiglie i single e i genitori con figli.
Rimane un doppio rammarico rispetto al quale la stragrande maggioranza degli italiani e dei benpensanti commentatori continua a chiudere gli occhi. Il primo di essi ci proviene dalla stessa indagine, pubblicata dal Corsera, ed è il dato sulla soddisfazione di “essere single”. Solo il 15 per cento è soddisfatto e ha scelto consapevolmente questo stile di vita. Ciò porta a riflettere e agire sul perché la nostra società impedisca al 35 per cento dei milanesi e ad una buona percentuale di italiani di vivere perseguendo il loro desiderio di genitorialità.
E’ un paradosso e un'ingiustizia tutt’altro che secondaria in una società occidentale e dimostra quanto il perseguimento del bene comune sia tutt’altro che reale. Secondo paradosso, altrettanto incredibile, è il tifo sfrenato che da molte parti, non da ultimo dai mass-media, proviene verso una forma di vita solitaria. Tralascio l’errore tanto devastante sul piano antropologico della visione individualista e della riduzione della persona a fascio solitario e consumista.
Il Sussidiario martedì 19 gennaio 2010