DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

I preti evangelizzatori e le insidie di Internet. Di VITTORIO MESSORI

Sbaglierebbe chi si allarmasse dopo aver dato un'occhiata ai titoli dedicati ieri al messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle comunicazioni sociali: cyber-preti, digital Church, web-gospel. Anche tra non praticanti - la maggioranza, ormai, degli italiani, eppure, in fondo, contenti che una Chiesa esista e che conservi il suo aspetto di sempre - qualcuno si è inquietato, pensando che un freddo schermo sostituirà il volto rubizzo del parroco o che le confessioni saranno via chat.
Non sarà così. Come diceva André Frossard , «il Dio cristiano sa contare solo sino a uno»: il messaggio di Gesù non è una ideologia come quelle moderne, rivolte alle masse, alla umanità, alla classe, alla nazione, al popolo, al partito. È una parola calibrata per ciascuno, non conosce l'anonimato, vuole venire in soccorso a figli di un Padre per il quale tutti hanno un nome, un cognome, una storia unica.
Il contatto umano, il tête-à-tête, l'ascoltare e il parlare, sono essenziali per la vita della Chiesa e non verranno mai meno.
È, tra l'altro, un aspetto del cristianesimo che è assai caro proprio a Benedetto XVI, grande intellettuale ma nemico della astrattezze ideologiche e fautore della riscoperta di una fede incarnata, concreta, «tattile»: a cominciare dalla liturgia che, per lui, deve tornare a dare emozioni e sensazioni del Sacro.
Ciò che il papa ribadisce, con questo documento, è che «anche nel cyberspazio Dio ha diritto di cittadinanza», che c'è qui una grande occasione di evangelizzazione, offerta da un nuovo strumento in grado di valicare ogni frontiera e di giungere subito a tutti.
Per secoli la Chiesa ha utilizzato il pulpito (soprelevato e munito di apposita tettoia per fare giungere la voce più lontano) e le pergamene vergate dai monaci negli scriptoria; subito, poi, si impadronì della stampa a caratteri mobili; appena la tecnologia lo permise munì le chiese di altoparlanti elettrici; utilizzò più a fondo possibile il cinema, tanto che la rete delle sale parrocchiali fu la più vasta in Italia; radio e, poi, televisione furono impiegati quanto possibile...
Non ci si è sgomentati di certo per l'arrivo di Internet: anzi, il fervore di iniziative è stato tale che ormai solo poche parrocchie non hanno un loro spazio apposito nella Rete ed è impressionante il continuo aumento dei «siti cattolici» schedati dai motori di ricerca.
Il tradizionale volontariato dei credenti si è riversato qui, mettendo a disposizione competenze e talenti per una presenza capillare.
È di questo lavoro che il papa si compiace, esortando a non diminuire l'impegno e ribadendone l'importanza per l'apostolato e, in generale, per i rapporti tra le persone.
Certo, come ogni cosa umana, Internet ha due facce: è possibile ad esempio, seguire ogni giorno il rosario in diretta, in molte lingue, dalla grotta di Lourdes o si può dialogare tra membri delle molte Confraternite di san Giuseppe. Ma, con il clic su un diverso indirizzo, si accede al maggior spazio pornografico del mondo e della storia, per giunta in parte gratuito, tanto da avere costretto alla chiusura giornali e sale cinematografiche hard.
La natura bifronte della Grande Rete è esemplificata dalle statistiche delle visite, per le quali hanno tre sole lettere le due parole più cliccate dagli internauti: God e Sex. Ma, per tornare alla prospettiva cattolica, vi è un aspetto che sembra sfuggire agli osservatori: Internet ha favorito un impetuoso ritorno a una «scienza» che sembrava dimenticata nella Chiesa stessa, mentre sin dagli inizi aveva avuto una grande parte nell'evangelizzazione. Parliamo della apologetica, intesa come difesa dell'accordo tra fede e ragione, tra storia e Bibbia, tra Chiesa e vangelo.
Dopo il Vaticano II erano spariti, nei seminari stessi, i vecchi manuali apologetici, giudicati inutili in un mondo dove la verità della fede si sarebbe testimoniata con l'impegno sociale e non con le dimostrazioni logiche o storiche. In realtà anche queste erano - e sono più che mai - necessarie e alla loro riscoperta ha dato grande incremento la Rete.
Qui, infatti, molti siti e molti blog e forum sono dedicati alla demolizione delle basi storiche delle Scritture e alla polemica sulla storia della Chiesa. Si va da studi universitari a sparate da Bar Sport, da insidiose critiche a bestemmie triviali.
Sta di fatto che, punti sul vivo, gli internauti cattolici (clero e laici, questi in gran numero) hanno reagito, rispolverando i testi apologetici per replicare al vecchio ma sempre rilanciato elenco di accuse: vangelo come mito orientale, miracoli come superstizione, Galileo, inquisizione, crociate, massacro dei catari, notte di San Bartolomeo, conquista delle Americhe, condizione della donna, simonia, rapporti tra cattolicesimo e totalitarismi...
E via sgranando il rosario consueto ma che ora ha una nuova, straordinaria visibilità. Ferve, sul web, la difesa dell'accordo tra fede e ragione, tra fede e storia: un rilancio di cui si compiace Joseph Ratzinger che proprio a questi temi ha dedicato la vita, prima come professore, poi come Prefetto dell'ex Sant'Uffizio, infine come Pastore della Chiesa universale.

© Copyright Corriere della sera, 25 gennaio 2010